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Da Nazareth a Betlemme, il lungo viaggio di Maria e Giuseppe

PUSTYNIA JUDZKA
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Kévin Boucaud-Victoire - pubblicato il 24/12/19
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Per poter far nascere Gesù a Betlemme e realizzare le profezie dell’Antico Testamento, Maria e Giuseppe hanno dovuto affrontare dure prove“E tu, Betlemme di Efrata, così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele; le sue origini sono dall’antichità, dai giorni più remoti”, scrive il profeta Michea (5, 1). Anche se Giuseppe, discendente del re Davide, era originario del piccolo villaggio della Giudea, lui e Maria vivevano a Nazareth, nel nord della Galilea, quando Maria rimase incinta di Gesù, secondo quanto narra il Vangelo di Luca.

Un viaggio di più di 150 km

Quando Maria era quasi al termine della sua gravidanza, l’imperatore Augusto ordinò un grande censimento che obbligava tutti a dirigersi al proprio villaggio d’origine. “Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme” (Lc 2,4).

Un viaggio di 156 chilometri che ha rappresentato un’autentica prova per la coppia in un’epoca in cui le strade non erano asfaltate – anche se in buona parte dell’Impero romano lo erano – e l’unico mezzo di trasporto disponibile era l’asino o il cammello. A questo andava aggiunto il fatto che Giuseppe, secondo alcune tradizioni, non era forse molto giovane, e che Maria era quasi al nono mese di gravidanza.

Betlemme è situata a 7 chilometri a su di Gerusalemme, ma a 750 metri sul livello del mare. Anche se era la città del re Davide e la matriarca Rachele, seconda moglie di Giacobbe, era sepolta lì, era considerata una cittadina secondaria. La strada montuosa era però attraversata da molte carovane che andavano da Gerusalemme in Egitto.

I Vangeli canonici non dicono nulla sul mezzo di trasporto impiegato dalla coppia, ma possiamo supporre che disponessero di un asino per portare il cibo. Probabilmente hanno anche dormito per tre o quattro notti all’addiaccio o in qualche locanda.

Un viaggio estenuante, alla fine del quale i coniugi non hanno trovato altro che una stalla in cui rifugiarsi. La celebrazione del Natale dovrebbe quindi ricordarci il coraggio e la dedizione di questa coppia esemplare.