Essi perciò, sottolinea Agostino, conoscono la creazione nel Verbo, così come le cose sono create nella loro perfezione, e conoscono le creature per come sono in se stesse, riferendo ogni creatura alla gloria e all’amore di Dio. Gli angeli buoni, che fanno parte, insieme agli uomini, della città di Dio, li aiutano nel loro cammino verso la beatitudine originaria . La loro funzione perciò è soteriologica, ma anche dossologica, perché la loro mansione è soprattutto quella di lodare Dio.
Pseudo Dionigi Ancora riferendosi alla Scrittura, lo Pseudo-Dionigi descrive i vari modi in cui gli angeli vi sono presentati, con le loro raffigurazioni prese in prestito dalla natura (fuoco, vento, metalli e pietre preziose, animali), oppure antropomorfe, spiegando che tali rappresentazioni sono simboli utili all’uomo per comprendere tali realtà e il loro operato: “infatti la Scrittura si servì delle sacre finzioni poetiche per dar figura agli intelletti senza figura, avendo considerato le possibilità del nostro intelletto, avendo provveduto alla connaturata elevazione a esso propria, e per esso avendo forgiato le elevatrici Scritture sacre”(De coel. hier. , II,1).
Leggi anche: Così un abate francese ha fondato la “congregazione dei santi angeli” L’incarnazione A Natale Dio s’incarna per la salvezza dell’umanità, ma anche per venire in aiuto agli angeli preposti all’amministrazione terrena dalla quale sono disimpegnati e di cui non sanno più cosa fare per sbarrare le forze del male. Origene, Gregorio di Nissa e Giovanni Crisostomo stanno per sviluppare questo tema pessimistico d’un mondo sull’orlo dell’implosione, al momento dell’incarnazione . E se Dio s’incarna, è per venire pure in aiuto dei suoi angeli che sono ridotti all’impotenza (Eusebio di Cesarea, Dem Ev. IV, 10; PG. 22, col. 278d. Origene, Hom. in Lc 12 . Giovanni Crisostomo, Hom. in Ep 1 , PG. LXII, col. 16).
Anche gli angeli della terra accolgono con gioia la venuta del Salvatore. Ma gli angeli del cielo accompagnano anche il Dio che s’incarna ed lo servono come il loro Signore. Essi formano presso Gesù un servizio d’assistenza celeste, come testimonia l’angelo che viene a confortare Gesù nella sua agonia nell’orto degli Olivi in Lc 22, 43. I testi evangelici testimoniano questo servizio dell’incarnazione e lungo tutta la vita di Gesù, gli angeli appaiono come i ministri ed i servitori di Cristo nel compimento della sua opera.
Leggi anche: Gli angeli: anche se non li vediamo, sono sempre al nostro fianco Gli “iniziati” Gregorio di Nazianzio chiama gli angeli “iniziati” (mustides ) dell’incarnazione. Con Origene e Basilio di Cesarea, i Padri parleranno anche d’una annunciazione agli angeli, precedente l’annunciazione fatta a Maria (Origene, Hom. in Lc 12 . Gregorio di Nissa, Hom. Asc. , PG. XLVI, col. 693°).
Così, anche dopo la venuta di Cristo, e contro il parere dei Padri più antichi, che affermavano la fine della mediazione degli angeli, questi stanno per ritrovare un ruolo di messaggeri delle rivelazioni divine, e Dionigi l’Areopagita si compiacerà nel sottolineare questo ruolo. Ma il contenuto del messaggio è cambiato: oramai gli angeli annunciano il mistero di Cristo.
E se si vuol render conto più esattamente della tradizione cristiana, bisogna dire che il ruolo di mediazione degli angeli è finito e che essi diventano i ministri dell’unico mediatore che è Cristo. Oramai gli uomini hanno accesso a Dio, tramite Cristo, senza la mediazione degli angeli, ma questi sono ancora degli assistenti di Cristo e degli intercessori degli uomini presso Cristo.
Una tale messa in scena può lasciarci sognanti. Nondimeno, questa drammaturgia immaginaria, oltre al fatto che mira a recuperare i dati tradizionali dell’angelologia, svela una verità profonda sull’incontro tra la trascendenza di Dio e la pochezza dell’uomo nell’evento unico dell’incarnazione. Che gli angeli si mettano al servizio dell’umanità di Cristo (da ciò i Padri dedurranno che la natura umana è stata soprelevata al di sopra della natura angelica), non dice prima di tutto la nobiltà.
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