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Che doni portano i pastori al Re Neonato? E noi, cosa gli avremmo regalato?

BOŻE NARODZENIE W SZTUCE
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Una penna spuntata - pubblicato il 19/12/19
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Tra le statuine dei nostri presepi ci sono i pastori. Quello stupito, quello inginocchiato che prega, quello che offre un cesto con qualcosa da mangiare. E gli zampognari? non sono anche loro dei portatori di doni immateriali? La musica e il proprio tempo.Ma, dopo essercisi meravigliati alla presenza del Signore, non si può mica restare lì con le mani in mano.
La meraviglia è la comprensibile reazione di chi incontra Dio per la prima volta; ma dopo lo stupore, subentra naturalmente la volontà di… adorare il Cristo. Fra i pastori che sono giunti alla capanna, troveremo dunque (o quantomeno dovremmo trovare) un pastore che sgrana gli occhi e urla al mondo il suo stupore… ma anche altri pastori che, superato questo momento di sconcerto, fanno l’unica cosa sensata che si può fare in questi casi. E cioè, pregare.

Talvolta, si tratta di una preghiera molto composta: mani giunte, e capo chino. Talvolta il pastore (che generalmente è una donna, in questi casi) poggia al cuore le mani giunte, in un misto di preghiera e di gratitudine incredula. Talvolta, l’adorazione si esplicita in forme più evidenti: uomini che si tolgono il cappello; si genuflettono; si inginocchiano proprio, in adorazione del Bambino.



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Ma ovviamente, la cosa non finisce lì.
Voglio dire: per cos’è che sono famosi, i pastori del presepio?
Se pensi al pastore che va alla grotta, pensi immediatamente al pastore che porta i doni: è una associazione immediata. Il pastore che viene detto dell’Offerta incarna la terza, naturale reazione che può (e deve) avere un uomo alla presenza del Signore.
Prima, ci si meraviglia; poi si prega; poi, si passa all’azione.
Cioè, si portan doni al Bimbo.

“Doni”, se ci pensate, può voler dire un sacco di cose.

Non voglio fare uno spot per l’Istituto del Sostentamento al Clero, ma “portare doni” può voler dire, molto banalmente, donare al Bambinello tutto ciò che gli può servire nell’immediato. È il tipico atteggiamento dei pastori del presepio: c’è chi porta una pagnotta, c’è chi dona qualche panno; c’è chi si avvicina alla capanna con un cesto colmo di provviste.

Ma, se ci pensate, nel presepio c’è un sacco di altra gente che sta donando al Bambino… dei doni immateriali. Avete presente i musicisti?
Lo zampognaro, il pifferaio, il flautista, e così via dicendo.

Noi li definiamo, genericamente, “i musicisti”, perché di fatto si caratterizzano per questa azione; ma in realtà, non si tratta forse di una diversa declinazione dell’offerta dei pastori? In fin dei conti, cosa stanno facendo queste statuette, se non offrire il loro tempo e le loro capacità al Bambinetto appena nato?
In un certo senso, lo zampognaro del presepio è quasi il simbolo del… volontariato: non dona un oggetto tangibile, ma dona se stesso e i suoi talenti.
E io, che fino a qualche tempo fa avevo sempre schifato pifferai e zampognari… ho improvvisamente cominciato a guardarli sotto una nuova luce, quando mi è stata fatta notare questa chiave di lettura.

 



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***

Nei presepi popolari – quelli che non ci tengono più di tanto a creare una ambientazione storicamente impeccabile – è presto entrato in voga l’uso di inserire, fra i pastori del presepio, un personaggio che porta in dono a Gesù Bambino un qualche prodotto… tipico della regione. Nei presepi piemontesi, troveremo il pastorello che porta in dono un formaggio; in Liguria, ci sarà la focaccia ligure; in Sicilia la ricotta; in Germania, noccioline e mele rosse… e così via dicendo.
È un modo che la tradizione ha, per rendere ancor più stretto il legame fra i pastori di Betlemme e i fedeli di qui ed ora. È un modo per dirci: ehi, aprite gli occhi!! Quei pastori lì siete voi: tutto quello che stanno facendo i pastori, potete (e dovete) farlo anche voi, quest’oggi!!

 

E dunque: pastori di Betlemme che portano in dono al Bambinello i prodotti tipici della regione che ospita il presepio. Arrivati a questo punto, lo step successivo era quasi prevedibile. L’esito naturale di questa usanza era fare un passo in più: dai prodotti tipici della regione che ospita il presepio, si è passati rapidamente ai prodotti tipici natalizi della regione che ospita il presepio. Soprattutto nei presepi costruiti ex novo da un artigiano che li ha scolpiti a mano (magari per una esposizione cittadina), capita spesso di vedere i pastorelli che offrono a Gesù Bambino i dolci tipici regionali del Natale.
Capiterà quindi di trovare un panettone nei presepi milanesi, degli sfruffoli in quelli campani, della frutta secca fra le statuette del Tirolo…

E a questo punto, vi lascio con una domanda, che è di fatto una mia curiosità.
Se foste voi ad andare alla grotta con un prodotto natalizio da regalare a Gesù Bambino… voi, cosa gli portereste?
Sì, insomma: qual è il dolce (o il cibo, o la tradizione…) che rappresenta per eccellenza il Natale, a casa vostra? Son curiosa!

Se Gesù Bambino venisse a bussare a casa mia, non avrei dubbi. Innanzi tutto, gli leggerei un libro di fiabe; poi, gli offrirei in dono la Casetta di Hansel e Gretel.
Evidentemente non è una tradizione piemontese, ma è una tradizione a casa mia: i miei genitori l’hanno scoperta durante una indimenticabile vacanza natalizia in Liechtenstein, e l’hanno “importata” nel bel Piemonte.

Sì, insomma: se penso al Natale a casa mia, io penso alla casetta.
E voi?
A questo punto, son curiosa: qual è il simbolo del Natale per eccellenza, a casa vostra?

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DAL BLOG UNA PENNA SPUNTATA

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