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Un bel video natalizio per ricordarci che la bontà è fondamentale per raggiungere la santità

Catholic Link - pubblicato il 18/12/19

di Solange Paredes

E all’improvviso è tornato dicembre. Potrete chiedervi cos’abbia a che vedere quest’epoca con il nostro desiderio di raggiungere la santità. Ve lo spiegherò con quattro elementi importanti che vorrei condividere dopo che avrete visto il video. Per cominciare, molti di noi stanno già pensando a tutto ciò che bisogna fare o terminare prima della fine dell’anno: lavoro, studio, festeggiamenti del Natale e dell’anno nuovo… Abbiamo tutti una lunga lista di compiti che rendono questo periodo emozionante e al contempo stressante.

Il pericolo è lasciarsi assorbire ancora una volta dal turbinio e perdere l’opportunità di uscire dai noi stessi e dalla nostra routine. È forse per questo che la Chiesa – come Madre e Maestra – ci offre il tempo dell’Avvento per far sì che rimaniamo attenti, vigili di fronte alla chiamata e alla venuta del nostro Dio.

Il video di oggi è una pubblicità di Sainsbury’s, un supermercato britannico che nel 2019 ha compiuto 150 anni. In questo senso, ci presenta una storia di Natale ambientata nella Londra vittoriana del 1869, l’anno della sua fondazione.

La trama gioca con l’idea che un atto di distacco e bontà della signora Sainsbury abbia dato luogo a Santa Claus (nel video Nicola “lo spazzino”) e si allontana dal San Nicola storico. Nonostante questo, la storia ha importanti elementi apostolici che vogliamo condividere e ricordano che tutti possiamo puntare alla santità.

1. Nicola lo spazzino

Si tratta di un bambino che sembra essere orfano e che insieme ai suoi amici è costretto a lavorare. Sono bambini sfruttati da un adulto tiranno e ladro. Il resto della società sembra essere al corrente della situazione – incluso il poliziotto, che lo chiama indicandone il nome e l’occupazione –, ma nessuno fa nulla al riguardo.

Quanti Nicola ci saranno nelle nostre strade? Li vediamo o ci siamo semplicemente abituati a ignorarli e non ce ne rendiamo conto? Cerchiamo di aiutarli nella misura delle nostre possibilità – essendo elettori responsabili che scelgono candidati con programmi seri di aiuto sociale, sostenendo enti caritativi che lavorano sostenendo i bambini e/o i senzatetto, non dando magari loro denaro in modo diretto ma comprando del cibo o semplicemente guardandoli davvero, parlandoci, offrendo qualche parola di incoraggiamento e pregando per loro?

Nonostante la situazione sfavorevole che vive, Nicola è un bambino nobile, disposto ad aiutare. I maltrattamenti che riceve non hanno fatto breccia nel suo cuore, e per questo non esita ad avere un gesto gentile nei confronti della signora Sainsbury e raccoglie un mandarino.

Questo ci porta a pensare alle volte in cui altre persone o noi stessi giustifichiamo certi comportamenti o certe decisioni negative dando la colpa alle circostanze, dimenticando che esiste sempre uno spazio in cui possiamo decidere di essere liberi e non lasciarci contaminare dalla mancanza d’amore, dall’egoismo e dall’indifferenza.

Essere consapevoli del fatto che possiamo sempre decidere (anche se l’unica cosa che possiamo fare è scegliere tra scoraggiarci e sorridere) è esercitare la nostra libertà.

2. Buona intenzione fraintesa: ingiustizie

A chi non è capitato che una buona intenzione venga interpretata in modo erroneo? Chi non ha mai subìto un’ingiustizia, grande o piccola? Nel video vediamo come Nicola abbia avuto la buona intenzione di raccogliere un mandarino caduto.

È stato però ingiustamente accusato di furto, ed è stato anche punito per questo. A questo punto è inevitabile riconoscere che le ingiustizie in genere si verificano con persone come Nicola, che non hanno “connessioni”/amici importanti o semplicemente non hanno qualcuno che li difenda.

È più facile abusare di chi non ha voce nella società, di chi non è così “rilevante”. Dai poveri agli analfabeti, dagli orfani agli impiegati di basso livello, dai coniugi che non percepiscono uno stipendio agli immigrati e alle persone disabili, agli anziani, ai malati terminali e ai bambini non ancora nati.

Il Catechismo della Chiesa Cattolica (1857) ci ricorda che esistono peccati che gridano al cielo: il sangue di Abele (cfr. Gn 4, 10), il peccato dei sodomiti (cfr. Gn 18, 20; 19, 13), il clamore del popolo oppresso in Egitto (cfr. Es 3, 7-10), il lamento dello straniero, della vedova e dell’orfano (cfr. Es 22, 20-22), l’ingiustizia nei confronti dei salariati (cfr. Dt 24, 14-15; Gdc 5, 4).

Se siamo stati noi gli ingiusti, abbiamo il dovere di chiedere perdono a Dio e alla persona danneggiata. Allo stesso modo, dobbiamo risarcire l’ingiustizia commessa. Se questa è stata nei confronti di altre persone, abbiamo il dovere di non essere indifferenti e di intercedere per quanto si può.

Se siamo stati noi le vittime, possiamo usare mezzi legittimi per chiarire la situazione o semplicemente offrirla al Signore, Dio della costanza e della consolazione (Rm 15, 5). Questo dipenderà dalla gravità e dalla conseguenza dell’ingiustizia, ovviamente. È superfluo dire che l
‘uso della ragione e il discernimento sono una costante nella vita del cristiano.

3. Diffamazione e calunnie

Nel video vediamo che il poliziotto, senza neanche aver eseguito le verifiche del caso, si lascia trascinare da quello che vede e dai preconcetti. Basandosi solo sulla sua percezione avanza giudizi temerari, ovvero ammette come vero un difetto morale nel prossimo senza basi sufficienti (CCC, 2477). A questo difetto somma i peccati di diffamazione e calunnia, perché accusa pubblicamente Nicola di questi atti.

Secondo il Catechismo (2477), diffamiamo quando senza un motivo oggettivamente valido parliamo dei difetti e delle mancanze altrui a persone che li ignorano. Attenzione, le informazioni condivise sono corrette, non siamo mentendo, ma la mancanza sta nell’intaccare la reputazione altrui di fronte a persone che non possono far niente rispetto a quell’errore o difetto.

Se c’è qualcosa a cui si deve rinunciare, si deve fare con l’autorità corrispondente e non con qualsiasi persona. Se siamo sinceri con noi stessi, accetteremo che spesso diffamiamo perché gli altri siano solidali con noi, prendano una posizione e ci facciano sentire bene. È bene chiarire che chi diffama commette peccato mortale e non si può comunicare finché non si è confessato.

Se la diffamazione è negativa, la calunnia è molto peggiore perché uccide l’onore altrui con la menzogna. Come dice il nostro Papa Francesco, la calunnia è figlia di Satana. Nostro Signore denuncia la menzogna come opera diabolica: “Voi […] avete per padre il diavolo […]. Non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna” (Gv 8, 44)” (CCC 2482).

Alla calunnia va sommata la cattiva intenzione di danneggiare la persona di cui si parla e di condurre all’errore chi ascolta. La calunnia è quasi sempre motivata da odi, rancore, gelosia o invidia.

4. Pressione sociale

Dopo che il poliziotto ha mostrato Nicola come un ladro, tutti si sentono superiori. La gente propone gridando i modi in cui dev’essere punito. All’improvviso una persona sensata grida: “Dategli un giusto giudizio!”, cosa che ovviamente spezza la dinamica del gruppo.

Vedendo che la proposta stona con quello che dicono gli altri, la persona sensata tituba, e per via della pressione sociale e della codardia fa marcia indietro. Per ingraziarsi il gruppo e compensare la sua uscita senza successo propone qualcosa di peggiore: l’esilio. È quasi ironico che le stesse labbra da cui erano uscite parole sensate pronuncino la sentenza. Nicola viene esiliato tra le montagne.

5. Bigotteria vs santità

Come commenta il predicatore cattolico Christian Huerta, il bigotto è colui che confida molto nelle proprie virtù. Improvvisamente fa uno sforzo sincero per metterle in pratica, ma la sua motivazione è sbagliata, perché usa quello sforzo solo per guardare gli altri e sentirsi superiore. L’esempio più chiaro è la parabola del fariseo e del pubblicano (Lc 18, 9-17).

Bisogna tener conto che non è solo il peccatore incallito a chiudersi all’azione dello Spirito Santo, ma anche quello con l’atteggiamento del bigotto, perché si sente superiore agli altri e pensa di non aver bisogno della misericordia di nostro Signore. Visto che sente di non averne bisogno non la chiede, e quindi non la ottiene.

Il bigotto crede inoltre che le sue buone azioni obblighino Dio a premiarlo, dimenticando che non possiamo attribuirci i meriti di giustizia o santità che abbiamo acquisito, perché tutto è grazia di Dio e lo riceviamo dal Padre.

Nel video, l’atteggiamento bigotto si ritrova nel poliziotto, nel popolo che chiede la punizione e perfino nell’adulto tiranno che si prendeva cura di Nicola. Bisogna stare molto attenti agli atteggiamenti di critica e indignazione di fronte agli errori altrui.

Il vero atteggiamento di santità viene dalla signora Sainsbury, che decide di andare a cercare Nicola nel suo esilio e di compiere delle opere buone nei suoi confronti. Lo copre, lo accoglie e lo nutre, ma questa bontà non soddisfa solo le sue necessità fisiologiche.

La signora Sainsbury ha una conversazione autentica con Nicola, lo conforta, nutre il suo spirito e lo ispira a fare di più. Un altro atto di santità è quello di Nicola. Avrebbe potuto prendere tutta la frutta e tenerla per sé, e invece decide di condividere la sua gioia con gli altri bambini, e facendo questo la sua felicità è più piena. È a tal punto così che la storia suggerisce che questo si sarebbe ripetuto ogni Natale.

6. Distacco – Effetto moltiplicatore

La santità è essenziale per entrare in cielo e stare pienamente con nostro Signore, ma implica distacco, l’uscire da noi stessi e avere un effetto moltiplicatore. Non esistono santi egoisti. Il santo è santo e va in cielo perché con la sua vita e la sua testimonianza ha dato agli altri il gusto e il desiderio di Dio.

Piccoli atti di bontà possono avere un effetto eterno se toccano l’anima degli altri, perché l’unica cosa eterna a questo mondo è la nostra anima immortale. Per questo è tanto importante prendersi cura della nostra anima e coltivarla. È anche importante curare l’anima degli altri non essendo motivo di ostacolo, ma cercando di far sì che la nostra testimonianza ispiri chi ci circonda e lo spinga a raggiungere la santità.

Chiediamo questa grazia in questo Avvento, perché come direbbe la signora Sainsbury, se non è in questo Natale allora quando?

Qui l’articolo originale pubblicato su Catholic Link

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