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Il giorno in cui un angelo chiese a una ragazzina se voleva essere la madre di Dio

THE ANNUNCIATION, BY FRA ANGELICO

Public Domain

padre Carlos Padilla - pubblicato il 09/12/19

“Fiat”

Oggi voglio guardare Maria a Nazareth. La guardo sorpresa davanti all’angelo:

“In quel tempo, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret”.

Cosa stava facendo Maria in quel momento? Non lo so. Vorrei sapere se era in preghiera o se stava svolgendo i compiti quotidiani. Sono più propenso alla seconda ipotesi. Sarà stata immersa nella sua routine. Nella sua vita. Ed è apparso un angelo.

Commenta Papa Francesco:

“Nessun’altra creatura ha visto risplendere su di sé il volto di Dio come Lei, che ha dato un volto umano al Figlio dell’eterno Padre”.

L’angelo le ha fatto vedere il volto di Dio nella sua vita. Spesso voglio che Dio mi parli nei silenzi più sacri. Voglio che mi dica qual è la mia missione nella contemplazione.

Può essere che qui ascolti meglio, è vero. Ma Dio usa le sue vie. Ha i suoi metodi. E si avvicina alla mia vita lì dove mi trovo. E mi parla quando meno me lo aspetto. Con persone, silenzi, voci, grida.

E viene da me perché mi metta in cammino tirandomi fuori dalla routine. O facendo sì che la mia vita di riempia di sorprese. In mezzo alle cose quotidiane. Dio è così.

Ha i suoi metodi. Sicuramente li ha avuti con Maria. E ha fatto irruzione nella sua vita tranquilla di Nazareth per cambiare il ritmo tranquillo dei suoi passi.

Ha aspettato paziente che quella ragazzina scoprisse il suo volto, e si è inginocchiato pieno di rispetto davanti a una vergine che non sapeva nulla della vita.

E ha messo nel suo cuore, sulle sue spalle, una missione impossibile. Ha acceso un fuoco nella sua anima. Ha gettato un seme. È accaduto tutto alla velocità di Dio, alla velocità del vento.

Cosa significa essere la Madre di Gesù? Troppo grande, un nonsenso. Perché Dio avrà voluto prendere la mia carne se è onnipotente? Perché limitarsi nel tempo e nello spazio?

Perché sottoporre il Verbo alla parola, che ha tanti limiti? E il suo amore infinito soggetto al tempo? Non lo so. Sembra una follia ricordare quel giorno a Nazareth…

Guardo Maria nell’Annunciazione. Una ragazzina vergine, piena di Dio. E ascolto la voce dell’angelo:

“Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te. Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio”.

Le parole dell’angelo riempiono il suo cuore di pace. Maria si sente profondamente amata. Non ha nulla da temere. Dio è con Lei.

La ama alla follia, e l’ha scelta per abitare nel suo grembo. Nella sua anima. Per sempre. Non sarà mai sola. Non le mancheranno mai le forze. Maria sa di essere tanto piccola, tanto bambina:

“Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?”

Confessa semplicemente la sua debolezza. Non dubita, Maria crede. Vuole sapere come sarà possibile l’impossibile. Le vie di Dio non sono le nostre vie. Maria lo sa. E le parole dell’Angelo confermano la sua certezza:

“Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio”.

Madre di Dio, di Dio stesso. Dell’Altissimo. Dio la coprirà con la sua ombra. Sarà di Dio per sempre, totalmente. Come si può comprendere quello che trabocca dal cuore umano? Maria non capisce, semplicemente si affida:

“Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”.

Di fronte a questo desiderio di Dio Maria dice il suo sì, il suo Fiat. Maria si spezza davanti a Dio. Si apre al suo sguardo. E Dio può dimorare in Lei. La sua ombra la copre per l’eternità.

Com’è stata capace di dire di sì? Il suo sguardo ha aperto la porta a Dio. La sua docilità ha reso possibile il più grande dei miracoli. Senza comprendere la logica di Dio.

Egli ha le sue vie, che non coincidono con le mie. Il suo potere supera tutti i miei limiti. La sua luce penetra tutte le mie oscurità. Il suo amore mi tira fuori la speranza.

Maria ha potuto dire di sì sapendosi amata. Cosa poteva temere da quel Dio che la amava alla follia? Nulla. Non teme nulla. Non dubita. Non si nasconde. Apre la sua anima.

Maria è nata senza peccato originale. Non aveva quella rottura interiore che ho io. Quella rottura profonda che mi fa temere e cadere davanti alla minima tentazione. Maria non potrebbe peccare, ferire o offendere né Dio né gli uomini.

Ma come me viveva la stessa lotta interiore per capire cos’era che Dio le stava chiedendo esattamente. Ha dovuto credere a quell’angelo.

Poteva dire di no, che non ne era capace. Dio ha trattenuto il fiato aspettando la sua risposta. Avrebbe potuto negare di accettare una missione impossibile. È chiaro che avrebbe potuto. Era totalmente libera.

Ma non ha voluto. Ha creduto nell’amore di Dio e ha pronunciato il suo sì. Con timore e tremore. Senza sapere esattamente come sarebbe stato il cammino.

L’angelo se n’è andato. E quel sì Maria Immacolata lo ha ripetuto per tutta la sua vita. In ogni momento di dubbio e paura.

Sarà tornata nel cuore a quel giorno sacro a Nazareth, a quella luce. Come io torno al giorno in cui Dio mi ha mostrato il suo volto e mi ha fatto sapere quanto mi amava. L’amore ricevuto è quello che mi salva e mi dà la capacità di imparare ad amare. La mia vocazione è l’amore.

“Per essere vivi bisogna scoprire come amare rettamente. La mia vocazione è l’amore”.

Voglio chiedere a Maria in questo Avvento di portarmi nel suo cuore e in quello di suo Figlio. Mi aiutano le parole di padre Josef Kentenich:

“Aprimi ampiamente il tuo cuore e il cuore di tuo Figlio. Sì; tutti vogliamo stare in quei cuori. Il nostro rapporto reciproco dev’essere di una natura tale che quando pensiamo gli uni agli altri pensiamo anche a Dio”.

Voglio che il mio presepe, dove riposerò, sia il cuore di Maria. Quel cuore puro e immacolato. Pieno di luce, pieno d’amore, dove abita il cuore di Gesù. Entrambi i cuori uniti in uno stesso “Sì”.

Voglio rimanere ancorato per rinnovare il mio “Sì” ogni mattina. Glielo dico a Dio. Si compia in me. Si faccia in me secondo la tua volontà. Non voglio che il mio peccato sia un ostacolo. Né le mie paure.

Sia. Mi lascio fare. Come ha fatto Maria quel giorno a Nazareth. Voglio che la sua ombra mi copra ogni giorno. Per vivere tranquillo.

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