Anche “Un Cammino Chiamato Famiglia” ha partecipato al progetto con un saggio sulla preghiera in famiglia. E’ stata una grande opportunità per riflettere sul cammino compiuto dal fidanzamento ai giorni nostri e per ripartire con slancio rinnovato. Non ringrazieremo mai abbastanza Giuseppe per il grande regalo che ci ha fatto!
Ne anticipiamo una piccola parte, augurandoci che sia di stimolo per proseguirne la lettura!
di Gianluigi Veronesi e Lara Tampellini
Giunti in cima, accovacciati a pochi metri dalla statua, con uno stormo di gracchi che volteggiavano nervosi sopra le nostre teste, abbiamo avuto modo di riflettere sul cammino percorso: pianeggiante all’inizio (ma con qualche difficoltà da superare avvinghiati alla giugulare del marito), a tratti più esposto alle folate di vento oppure ostacolato dagli esemplari bovini più impertinenti mai incontrati prima d’ora, poi nuovamente un falsopiano prima dell’erta conclusiva punteggiata da grotte e scalini naturali. Difficile sbagliare strada o anche solo avere qualche dubbio sul sentiero: la tipica segnaletica biancorossa, rinfrescata di recente, era strategicamente posizionata su rocce ben visibili. In definitiva: una limpida metafora della vita, e perché no, anche del cammino di coppia: un susseguirsi di momenti pianeggianti, intervallati da passaggi più complicati da affrontare insieme e soprattutto uniti al Signore evitando ogni forma di ribellione, che equivale a non seguire i segnali posizionati a garanzia del giusto cammino. Eravamo intimamente soddisfatti e lo si poteva capire dagli sguardi compiaciuti: perfino chi aveva pianificato di fermarsi alla prima baita era riuscito a raggiungere la meta, grazie a una buona dose di forza di volontà e all’aiuto vicendevole prestato nei momenti più difficoltosi, quando il fiato comincia ad accorciarsi fino a inciampare nei denti, i polpacci si induriscono e hai una voglia matta di gettare al vento tutta la zavorra che ti appesantisce. Sono i momenti nei quali la moglie solitamente si lascia andare a espressioni evangeliche del tipo: «Marito, prendi il mio giogo sopra di te. Il mio giogo è dolce e il mio peso leggero»; e il coniuge, come da etimologia, si trova improvvisamente con tre zaini sulle spalle, la reflex al collo, una bottiglietta d’acqua nella mano sinistra e, nell’altra, una borsetta da passeggio. Ovviamente glitterata. L’addensarsi improvviso di nubi minacciose cariche di pioggia ha interrotto le nostre riflessioni e, anche se per noi era bello stare lì, ci siamo ritrovati a dover rinunciare all’idea di piantare quattro tende al cospetto del Cristo Pensante per ritornare in fretta al punto di partenza. La poesia si è tramutata velocemente nella prosa più dozzinale ma avevamo comunque gettato le basi per una serie di considerazioni sulle grandi meraviglie che il Signore ha operato in noi. Considerazioni poi sviluppate una volta rientrati in pianura.” Lara & Gigi