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In compagnia di una carezza dell’Immacolata poco prima dell’alba

VIRGIN, MARY, STATUE

Pascal Deloche | Godong

Annalisa Teggi - pubblicato il 06/12/19

Maria è desta e lieta prima che ogni uomo si svegli: compagna nostra quotidiana, è solida come turris eburnea eppure piena di slancio, come quando s'incamminò da sua cugina Elisabetta.

Mi sono addormentata, non leggermente assopita. Erano le 20.15 ed ero pronta per uscire, ma mi sono addormentata in salotto mentre attorno i miei figli giocavano rumorosamente, nella tipica frenesia del dopo cena. E ho mancato il primo appuntamento con la novena dell’Immacolata in parrocchia. Aspettavo da giorni, e con gioia, di recitarla; è uno dei momenti che vivo con più sincera devozione. Ma mi sono addormentata e alle 20.40 la mia casa era in perfetto silenzio, tutti – miracolosamente – a letto.




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Anche le migliori intenzioni e i desideri intensi franano rovinosamente a terra; e mica per chissà quali tradimenti, basta la stanchezza quotidiana. Ma la notte porta consiglio e a me ha portato una visita a sorpresa. Mancava circa un quarto d’ora alle sei di mattina e mi sono svegliata serena, riposata, addirittura lieta. Fuori era buio completo, avevo dimenticato di tirar giù la tapparella e dal letto vedevo i lampioni accesi. Non è da me essere fedele nelle preghiere, ma ho pensato subito a Maria e all’appuntamento mancato. Avevo tutto il tempo di un rosario prima che la sveglia suonasse. Un’Ave Maria dopo l’altra sentivo che quella lietezza mi rimaneva addosso e intanto i primi segni dell’alba s’intravedevano. Strano, la mattina di solito arriva come l’impatto di un macigno da spostare o come un motore che brontola e non si accende. Allora ho capito che non ero sola, prima che sorgesse l’alba Lei era venuta da me.

Perché Maria precorre, liberamente al dimandar precorre – dice Dante. Ancora una volta, a una mia mancanza aveva risposto la sua premurosa comparsa. Ho interrotto le preghiere per dirle, in stile molto colloquiale:

Tu precorri, io rincorro tutto invece. Tu sei leggera, arrivi prima; mentre io mi attardo e poi mi addormento con le mie zavorre.
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© Pixabay

Maria ci sta davanti perché è leggera, senza macchia e perciò senza lacci, freni, pesi. Lei è desta e lieta prima della sveglia di ogni uomo; compagna nostra quotidiana, pronta a veder sorgere il giorno, quando ancora noi fatichiamo a sollevare il nostro peso dal letto. Il peccato è anche quella briglia che ci trattiene dal correre bene, ci tocca l’affanno e il rincorrere le cose da fare.

È stato bellissimo quel momento di prima mattina, sentire la gioia serena di sentirsi pronti ad attendere un nuovo giorno, essere sveglia prima che la luce del sole sorgesse. Mi viene in mente ancora Dante quando nel XXIII del Paradiso descrive la mamma uccellino che per nutrire la propria prole è pronta sul ramo quando è ancora buio e «con ardente affetto il sole aspetta». Come si fa ad essere ardenti fin dal primo mattino? Noi siamo sempre quelli che fanno battute su quanti caffé occorrano per aprire gli occhi. Il peccato è quel nostro segno intimo che non solo appesantisce, ma smorza anche: l’entusiasmo lascia il posto allo sbadiglio svogliato.


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Maria, l’Immacolata, precorre e vigila perché arde, e con ardente affetto aiuta le nostre mosse fiacche. Senza macchia non vuol dire solo più leggera, ma anche più capace di intensità totale nell’amore. Lei è in anticipo perché nulla la trattiene o lega, ma anche perché non c’è velo che scalfisca la potenza del suo affetto per Dio, e dunque per noi. La purezza incontaminata è assenza di opaco, ma è pure calore di luce più forte.

Come fosse una carezza, ho intuito una gioia inebriante per qualche minuto stando in compagnia di Maria poco prima dell’alba. Ho intravisto uno spazio di azione spalancato e libero, come quando uno è totalmente sbilanciato in avanti nella corsa… ma senza paura di cadere. Guardarla Immacolata è stare a contemplare un equilibrio a noi impossibile: il suo centro, che è Dio, la proietta d’affetto completamente in avanti, rendendola eretta e incrollabile. Solida come turris eburnea eppure protesa come quando scelse senza indugio di incamminarsi da sua cugina Elisabetta.

Questi pensieri mattutini si sono stemperati con il passare del giorno; inondata di routine, ho di nuovo piegato le spalle alla stanchezza, ai dubbi, alla fatica di passi scomodi da fare.


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E non me ne devo scandalizzare, perché il peccato è questo peso concretissimo che grava sulla materia umana; c’è da quando apriamo gli occhi. Ma per fortuna Lei è sveglia prima di noi, candida e accesa di affetto. Come una madre premurosa prepara la casa prima che i figli si alzino. Vorrei ricordarmi più spesso, e lo chiederò come preghiera in questo 8 Dicembre, che ogni giorno non vado verso l’ignoto o l’indifferente; qualcuno dal Cielo è già sul posto insieme a me, scruta l’orizzonte e mi invita ad andare verso tutto ciò che verrà.

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