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Come Dio si ritrovò alla cerimonia per il Pallone d’Oro 2019

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FRANCK FIFE / AFP

Il portiere brasiliano del Liverpool, Alisson Becker, parla dopo aver vinto il trofeo Yachine come miglior portiere del mondo durante la cerimonia del Pallone d'Oro.

Cécile Thévenin - pubblicato il 04/12/19

Lionel Messi, consacrato lunedì sera per la sesta volta Pallone d’Oro, e Alison Becker, designato miglior portiere del mondo, hanno entrambi evocato l’importanza di Dio nel loro percorso, al momento dei tradizionali discorsi di ringraziamento. Audace, considerando che tre anni fa in televisione fu censurata la fascia “100% Jesus” di Neymar.

Dopo aver vinto tutto, quest’anno, col Liverpool e con la selezione brasiliana, decisivo in tutte le finali, Alison Becker è logicamente stato consacrato miglior portiere durante la cerimonia del Pallone d’oro 2019. Si ritrova anche settimo al Pallone d’Oro generale, classificazione eccezionale per un portiere.

Quando Allison Becker è arrivato sul palco per ricevere il suo trofeo ha salutato il gotha del calcio mondiale e si è compiaciuto di ringraziare tutti quelli che contano nella sua vita:

Voglio semplicemente ringraziare la mia famiglia: mia moglie, che mi supporta ovunque io vada. I miei genitori – che sono in Brasile –, credo che in questo momento mi stiano guardando. E Dio. È un grande onore che Egli mi dà, nel 2019: vincere la Champions League e ottenere così grandi riconoscimenti individuali. Non mi sento fortunato, mi sento benedetto, e pieno di gratitudine per ciò che Egli ha fatto nella mia vita e nella mia vita famigliare.

Attorno a lui un parterre di star del calcio fra cui Lionel Messi, Antoine Griezmann, Virgil Van Dijk e Éylian Mbappé.

La sua testimonianza non è passata inosservata su Twitter. Joël Thibault, “cappellano” protestante di numerosi calciatori professionisti, ha salutato con favore questo discorso.

A 27 anni, il miglior portiere del mondo si gode un anno ricco, che l’ha visto vincere il numero aureo di dieci trofei, tra individuali e collettivi, per condividere all’apice del successo la gioia della sua fede. Il giocatore, cattolico, sfrutta tutte le occasioni di visibilità che ha per rendere testimonianza o ringraziare. Quando ha vinto la Champions si è segnalato per aver mostrato una maglietta con su scritto il centro della fede cristiana – «la croce è amore» – all’attenzione dei telespettatori.

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Ama parlare della sua fede sui social network a mezzo di foto dalle didascalie evocatrici, nonché a mezzo dei suoi like. Giudicate voi. Mentre si giocava la Champions, nella scorsa primavera, sua moglie era in ospedale a partorire. Condividendo su Instagram la foto del battesimo ha sottolineato: «Sei di Gesù, figlio mio!».

L’umiltà di Leo Messi

Dopo la premiazione del portiere, il croato cattolico Luka Modrić, vincitore del Pallone d’Oro 2018 e giocatore decisivo del Real Madrid, è venuto a consegnare personalmente a Lionel Messi, star del FC Barcelona, il Pallone d’Oro 2019, il sesto della sua carriera (record ineguagliato).

Considerato uno dei migliori di tutti i tempi, il trentaduenne argentino continua a farsi il segno della croce quando entra in campo. Sudamericano come Becker, porta addosso un grande tatuaggio di Cristo. Malgrado il momento di gloria, Leo Messi ha avuto durante il discorso l’umiltà di rendere gloria a Dio e di rimettersi a Lui:

Ringrazio Dio di poter fare quel che amo, il calcio, da quando ho uno o due anni e – se così Dio vorrà – mi resta ancora qualche anno per continuare a godere di questo sport che amo.

In cima agli dèi del calcio, Messi mette il suo Cristo.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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