La vulnerabilità non è debolezza, ma forza. Ce lo dimostra il Papa
La vulnerabilità è una forza, una risorsa, che ci aiuta verso la Salvezza. A sostenerlo è il Papa, che ha parlato per circa un quarto d’ora nel salone della Cittadella della Carità a Roma, in mezzo a 200 persone tra ospiti, volontari e operatori.
Le sofferenze subite da Dio
«Vulnerabilità», per il Papa, è «l’incontro di ferite diverse, di debolezze diverse: tutti siamo deboli, tutti siamo vulnerabili. Anche Dio ha voluto farsi vulnerabile per noi, è uno di noi, e ha sofferto: non avere casa dove nascere… Ha sofferto la persecuzione, scappare in un altro Paese, migrare…Ha sofferto la povertà».
«Dio si è fatto vulnerabile, e per questo noi possiamo parlare con Gesù perché è uno di noi», ha proseguito Francesco: «Abbiamo la stessa carta di identità: vulnerabili, amati e salvati da Dio».
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Toccare le piaghe
«Non si può fare l’aiuto ai poveri, non si può avvicinarsi ai poveri dalla distanza», il monito: «Bisogna toccare, toccare le piaghe, sono le piaghe di Gesù misterioso: quando tu tocchi quella piaga, ti accorgi della tua, e questa è la grazia che ci danno i poveri, che ci dà la vulnerabilità dei poveri. Sapere che anche noi siamo vulnerabili. E questo è bellissimo, significa che anche noi abbiamo bisogno di salvezza, di qualcuno che ci dica una parola buona: i volontari, anche i preti, tutti abbiamo bisogno di un fratello, di Gesù, di camminare con Gesù».
L’identità
«Ognuno ha la propria identità, ma il cognome è lo stesso – vulnerabilità – e questo è bello perché significa che abbiamo bisogno di salvezza, bisogno di cure. E la salvezza – ha concluso Papa Francesco – Dio non la fa con un decreto, la fa camminando con noi, avvicinandoci a noi con Gesù. Questa è la salvezza: intimità itinerante con Gesù. E avanti così!» (Agensir, 2 dicembre).
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