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La fede è lasciare a Dio le risposte, senza sommergerlo di domande

WHY

Hafiez Razali|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 03/12/19

Dio parla ai piccoli, quelli che non si sentono pieni dei loro ragionamenti e delle loro convinzioni, quelli che sono disposti ad ascoltare più che a chiedere, perché ancora sono vuoti, hanno nel cuore spazio dove accogliere le Sue risposte.

In quel tempo, Gesù esultò nello Spirito Santo e disse: «Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto. Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare».
E volgendosi ai discepoli, in disparte, disse: «Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete. Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l’udirono».

Luca 10,21-24

“Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto”

Dobbiamo continuamente fare i conti con questa preferenzialità che Dio ha per i piccoli. Non è invidiare lo stato di vita degli altri ma capire che solo nella misura in cui ci facciamo piccoli allora il Signore ci parla. Chi è pieno di sé non ha spazio per accogliere la Parola di un Dio che parla solo a chi gli fa spazio, a chi sperimenta un vuoto, a chi accoglie, a chi sa ascoltare, a chi sa rinunciare ai propri ragionamenti onnicomprensivi, a chi cerca un punto di vista più affidabile del proprio. I piccoli sono quelli che permettono a Dio di parlare perché non lo sommergono solo di domande, ma gli offrono anche un tempo per la risposta. Gli altri trovano invece più interessante solo il loro parlare, le proprie analisi, i propri ragionamenti, le proprie parole, le proprie emozioni, i propri punti di vista. Allo stesso tempo non dobbiamo però dimenticare che Gesù ha la libertà di rendere più o meno possibile questo incontro:

“Ogni cosa mi è stata affidata dal Padre mio e nessuno sa chi è il Figlio se non il Padre, né chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”

La fede è un dono e non dipende semplicemente da un’educazione che si riceve, da uno studio che si fa, dalla compagnia che frequenti, da quanto sei bravo e buono. Essendo un dono ciò sta a significare che Gesù può entrare nella vita di una persona anche a prescindere da tutto e da tutti, e che chi riceve un’educazione cristiana non è detto che ha anche automaticamente incontrato Cristo, perché questo incontro rimane un dono da chiedere. Confondere la fede con l’educazione significa non comprendere la grande differenza cristiana. Ma davanti a questo dono non si può non sentirsi investiti di responsabilità.

“Vi dico che molti profeti e re hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, ma non lo videro, e udire ciò che voi udite, ma non l’udirono”

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