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Cercando Madre Teresa (e Dio) a Calcutta

Beata Madre Teresa de Calcuta – fr

© Túrelio

Jeffrey Bruno - pubblicato il 02/12/19

Ho bisogno di sapere come ha fatto ad avere tanta fede

Prendetevi qualche minuto durante la settimana per fermarvi in una chiesa e sedervi davanti al tabernacolo semplicemente per stare con Cristo, il Misericordioso. Se non riuscite a farlo, meditate davanti al crocifisso.

La prima volta che ho sentito questo impulso mi sono inginocchiato nella chiesa di Santa Maria di Cracovia durante la Giornata Mondiale della Gioventù. Stavo ancora processando tutto quello che avevo sperimentato in quella settimana quando mi è venuta in mente Madre Teresa. Aveva tanta fede, tanta fiducia, ho pensato… Quando sono uscito dalla chiesa non riuscivo a smettere di pensare all’intensità della sua fede e alle sfide che aveva affrontato. Come si ottiene quel tipo di fede?

Avevo bisogno di saperlo.

Quella domanda ha portato a quella successiva: “Perché non andare a Calcutta e vedere cosa si può imparare da chi la conosceva bene?”

E così è iniziata l’avventura…

Andare in India non significa semplicemente salire su un aereo, sorseggiare un Martini e far mettere il timbro sul passaporto. Servono vaccini e un visto, per non parlare del denaro.

Prima di tutto, però, avevo bisogno di contattare le Missionarie della Carità per vedere se mi avrebbero permesso di unirmi a loro a Calcutta. Pensavo che l’ostacolo maggiore sarebbe stato questo, visto che sembrano preferire la discrezione e la lontananza dai media.

Dopo qualche settimana di corrispondenza hanno accettato di farmi unire a loro. Ero entusiasta! “Dev’essere volontà di Dio”, ho pensato.

Man mano che andavo avanti con la pianificazione del viaggio, però, ho iniziato a trovare un ostacolo dopo l’altro: problemi di visto, problemi economici, problemi con i vaccini… La cosa ha iniziato a sembrare così complicata che mi sono chiesto se fosse davvero volontà di Dio.




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E questo mi ha fatto chiedere: come si sa qual è la volontà di Dio su qualcosa? Dov’è la linea tra l’attesa che suoni il telefono e alzarlo per effettuare noi stessi la chiamata? Dove e quando si suppone che dovremmo “lasciar stare”? Quanto lavoro vuole Dio che compiamo, e quand’è che la nostra volontà prevale su quella divina?

Quanto avrei dovuto lottare per quell’obiettivo?

E allora ho pregato… e pregato… e pregato. E alcune cose si sono rivelate.

In primo luogo, è molto più facile essere guidati da Dio quando si sta accanto a Lui. Come un bambino che tiene il padre per mano, quando si è “collegati” non si hanno mai dubbi su dove vada il padre o dove vuole che andiamo. Traduzione: se vogliamo conoscere la volontà di Dio per noi, dobbiamo avere uno stretto rapporto con Lui. Più gli siamo vicini, più le cose diventano chiare.

Un’altra cosa che ho scoperto è che fare la volontà di Dio non è comodo. A volte può presupporre sfide degne di Ercole, ma queste dovrebbero portarci a stringere ancor più forte la mano di nostro Padre.

Comprendere, o discernere, può derivare solo dal fatto di stare vicini al cuore di Cristo, abbastanza da sentirne i battiti. Questa è ovviamente la sfida più grande.

Significa lasciar andare gli attaccamenti e le cose a cui ci aggrappiamo nella vita. Dobbiamo allontanarci dal peccato, che consiste nel lasciare la mano amorevole di Dio. E dobbiamo passare del tempo con Lui, che è quello che ogni padre vuole fare con suo figlio.

Nella mia preghiera, la domanda è passata da “Come posso conoscere la volontà di Dio?” a “Come posso avvicinarmi a Dio?”, perché facendo quest’ultima cosa la prima domanda trova automaticamente la risposta.

La mia missione mi ha portato ieri a New York. Mio padre mi ha invitato a incontrarlo insieme a mio figlio Michael, ironicamente, per far visita alle Missionarie della Carità nel Bronx. Per via del mio orario di lavoro era abbastanza scomodo, ma ho accettato…




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Siamo arrivati alla casa della 135th Street e una suora si è messa a sedere a un semplice tavolo con noi.

Come Missionaria della Carità, è lontana dalle distrazioni dei dispositivi elettronici. La sua presenza ci ha attirato. Aveva sicuramente molte cose da fare, ma era lì solo per stare con noi.

È saltato fuori che mi stavo sforzando di arrivare a Calcutta per sperimentare le cose da dove sono iniziate. La suora si è fermata, si è voltata verso di me e ha sorriso. I suoi occhi si sono fissati nei miei ed è accaduto qualcosa. Sapevo che ero esattamente dove avrei dovuto stare, che non era un caso né una coincidenza che mi trovassi in quella casa, con quelle suore, con mio padre e mio figlio (già di per sé un piccolo miracolo).

La suora mi ha chiesto se mi avrebbe fatto piacere portare una reliquia di Madre Teresa nel mio viaggio a Calcutta, perché la santa mi stesse accanto mentre viaggiavo. Era come se già sapesse che sarei salito su quell’aereo…

Poco dopo siamo stati portati in un cappella in cui era esposto il Santissimo Sacramento. Le finestre erano aperte, rivelando le grate, e tutti i suoni e gli odori della città sono comparsi in un contrasto totale con la pace celestiale che riempiva quella stanza.

Una suora solitaria seduta a terra in mezzo alla cappella guardava Gesù nell’Eucaristia. Il suo volto rivelava la pace e la gioia che stavo sperimentando. Lo stava guardando, e Lui guardava lei… In quella stanza si riusciva a sentire la presenza di Dio.

Mentre mi inginocchiavo con una domanda nella mente – “Perché sono qui?” – ho trovato la risposta: “Per stare qui con me”.

Le cose si stanno sistemando e sembra che arriverò a Calcutta, ma non è questo che conta di più. La cosa più importante è quello che sto imparando lungo il cammino…

Guardate qui alcune immagini eccezionali e iconiche di Teresa di Calcutta:

bruno

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