La mistica fu scambiata per pazza. Ma i suoi scritti, i dolori violenti, e quello che le accadde raccontano una storia diversa
La mistica di origini casertane Maria Valtorta (1897-1961) non ha scritto solo l’ “Autobiografia” e “L’Evangelo come mi è stato rivelato“, ma molte altre opere, per un totale di oltre 13mila pagine.
Tutto questo è riuscito a farlo tra sofferenze indicibili fisiche e spirituali. Ne parla in “Il Cielo in una stanza – Vita di Maria Valtorta” (edizioni Fede e Cultura), l’autore don Ernesto Zucchini.
Maria è un caso unico. Trauma e malattia l’afflissero sin dagli anni del collegio, ma non mollò. Un’aggressione di un delinquente, da giovanissima, le causò lesioni al rene, che non tornò mai a funzionare.
Il venerdì santo del 1930 segnò un’altra tappa della gravità delle sue malattie. Un attacco di angina pectoris la colse nelle primissime ore dell’agonia di Gesù. «Ho creduto morire proprio», ricordò con enfasi nei suoi scritti. Dovette quasi spogliarsi in chiesa perché il calore la soffocava ed era preda di un sudore freddo. Per Maria tutto questo non era altro che «il regalo di Gesù morente alla piccola vittima».
“Ho sofferto nel fisico…”
Molti si convinsero che Maria non fosse malata, ma solo fissata, ipocondriaca, psicopatica o isterica. Insomma “una matta”, come diceva sua madre. Iniziarono così anni di sofferenze anche sul piano spirituale.
«Ho sofferto nel fisico con uno scatenarsi di mali uno più tremendo dell’altro, e non è ancora finita la serie… – scriveva Maria – Tutti i dolori ho provato nel mio corpo divenuto un compendio di infermità! E, quel che è peggio, questi mali non hanno lasciato immune la parte spirituale, ma l’hanno turbata con uno scatenarsi di sensazioni che per sé sole sono un martirio…».