Sotto l’altare della chiesa di Santa Cecilia in Trastevere (Roma), una delicata scultura della giovane martire Cecilia costituisce il capolavoro di Stefano Maderno.
Celebrata dalla Chiesa Cattolica il 22 novembre, santa Cecilia ha conosciuto un destino cruento. Condannata a morte nel 320 per via del rifiuto di sacrificare agli idoli pagani e per il culto riservato ai cristiani defunti, subì atroci supplizi prima di essere infine sgozzata.
Un corpo perfettamente conservato
Ritrovata nell’821 nelle catacombe romane di San Callisto, le sue spoglie furono trasferite a Trastevere, dove per accoglierle fu eretta una basilica. Papa Pascale I aveva avuto in sogno l’apparizione della santa che gli indicava il luogo in cui riposavano i suoi resti. Il loculo venne allora collocato lì dove tuttora lo si può venerare. Nel 1599, il corpo di santa Cecilia fu esumato in occasione di scavi. Lo stupore fu totale: il suo corpo è da un lato perfettamente conservato, ma del resto è disposto nella posizione che aveva al momento del supplizio.
Lo scultore romano Stefano Maderno (1576-1636), presente all’esumazione, restò soggiogato dalla scoperta: realizzò allora il capolavoro a cui sarebbe stata legata la sua reputazione – una riproduzione fedele, in marmo bianco, del corpo di santa Cecilia. Quest’opera gli sarebbe valsa nel 1607 l’elezione all’Accademia di San Luca, la più prestigiosa associazione degli artisti romani, fondata nel 1577.
Dal tardo manierismo all’avvento del barocco
La posizione della santa è sbalorditiva. Distesa sul fianco, il viso rivolto verso il suono, il corpo illanguidito, avvolto in una tunica dal panneggio delicato, restituisce reminiscenza del cruento martirio: sul suo collo, la linea profonda richiama la violenza dell’uccisione, a mezzo del taglio della gola. Altro dettaglio importante: le sue mani legate, e la non anodina posizione delle dita. La mano destra, le cui ultime dita sono piegate, allude alla Trinità divina. Un dettaglio discreto che ribadisce sottilmente la fede ardente che ha condotto la giovane romana al supplizio.
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A cavallo tra l’arte manierista e quella barocca, le sculture di Maderno, ispirate a canoni antichi, conobbero un importante successo che fu sfortunatamente di breve respiro: eclissato dal genio sfavillante e ineguagliabile di Bernini che già si stagliava sulla soglia del Barocco, Maderno decise di rinunciare al mestiere di scultore e accettò una sistemazione da doganiere. Malgrado questo inconveniente, ha lasciato in numerose chiese di Roma qualche testimonianza del suo talento, come le statue di san Francesco Saverio e di san Carlo Borromeo a san Lorenzo in Damaso.
[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]