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Riconoscere Dio nella nostra vita è dargli fondamenta eterne

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FamVeld|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 26/11/19

Mettere Dio in tutto quello che facciamo, per far sì che nulla sia vano. Mettere amore nelle relazioni, nei sacrifici, nella nostra missione, per dargli un soffio di eternità. Fondare la nostra intera esistenza su Dio significa cercarlo in ogni cantuccio della nostra vita, per evitare che di noi non resti che pietra su pietra.

In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, Gesù disse:
«Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?».
Rispose: «Guardate di non lasciarvi ingannare. Molti verranno sotto il mio nome dicendo: “Sono io” e: “Il tempo è prossimo”; non seguiteli.
Quando sentirete parlare di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate. Devono infatti accadere prima queste cose, ma non sarà subito la fine».
Poi disse loro: «Si solleverà popolo contro popolo e regno contro regno,
e vi saranno di luogo in luogo terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandi dal cielo».

Luca 21,5-11

Immaginate di guardare qualcosa che vi piace molto della vostra vita. Immaginate di sentire crescere dentro di voi soddisfazione, compiacimento. Immaginate il vostro lavoro costruito con sacrifici. La vostra laurea, il vostro matrimonio o la vostra consacrazione. Cosa ci sarebbe di male a sentirne soddisfazione e compiacimento? Nulla. Ma ora accostate a questa esperienza le parole da guastafeste che Gesù usa nel Vangelo di oggi:

“Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: «Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta»”

Perché Gesù interviene in questo modo? Forse lo fa per svegliarci da una mancanza di realismo che caratterizza il nostro giudizio sulle cose. Infatti se tutto quello che c’è nella nostra vita non ha un fondale di vita eterna, che valore ha realmente? È destinato a finire, a rovinarsi, ad essere distrutto. Se il bene che vuoi a una persona non ha un fondale di vita eterna, quanto pensi di riuscire a durare in quel bene e in quella relazione? Il tempo dell’abitudine. Infatti come arriva il cancro dell’abitudine subito tutto ci annoia, si rovina, si distrugge. Ma se tu vuoi bene a una persona guardandola in un’ottica più profonda, allora comprendi che se non c’è una vita eterna su cui si poggia quella relazione, finirà presto. E cosa significa fondarlo in un’ottica di vita eterna? Amare. E cos’è l’amore in pratica: accogliere l’altro per com’è, aiutarlo a diventare sé stesso, perdonarlo, accompagnarlo, sostenerlo, cioè in pratica fare quello che Gesù ha fatto con noi. Le cose bagnate da un amore simile, non finiscono facilmente, le altre sono destinate a perire. Ma gli ascoltatori del vangelo di oggi sembrano più interessati a scoprire quando avverrà questa distruzione, senza accorgersi che la cosa che conta di più è capire su cosa fondare la propria esistenza. Le cose di questo mondo passano, quelle di Dio no. Tu le sai riconoscere?
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