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Come ascoltare in modo profondo: la Tecnica del Palcoscenico

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Fotokostic / Shutterstock

Don Giovanni Benvenuto - pubblicato il 25/11/19

Ascoltare è una delle cose più difficili da fare, e nel contempo una delle cose di cui tutti noi abbiamo più bisogno. Chi sa ascoltare non solo fa un regalo incredibile a chi gli è di fronte. Chi sa ascoltare, ha anche una marcia in più. Vi ho già parlato di tre attenzioni per aumentare la capacità del vostro ascolto.

Oggi vorrei scendere un po’ più nel profondo, parlandovi di un’idea molto semplice ma estremamente potente per sviluppare un ascolto di grande qualità. L’idea è questa: immagina di essere a teatro, e pensa che la persona che hai di fronte e che ti sta parlando in questo momento è sul palcoscenico ed è il protagonista assoluto.

Sul palcoscenico c’è lui, tu in questo momento devi soltanto guardare ed ascoltare. Lascialo parlare, ascolta e basta: in questo momento il protagonista è soltanto lui. Da questa idea, ecco di conseguenza tre cose da non fare se vogliamo veramente imparare ad ascoltare in modo più profondo:

1 – Non interrompere
Sì, non interrompere! Non dire “certo”, non dire “anch’io”, se possibile non chiedere precisazioni o ulteriori spiegazioni. Lascia che i pensieri dell’altro fluiscano liberamente dal suo cuore al tuo.

Ti sarà capitato a volte di parlare con il tuo partner, e di esserti sentito interrotto. E in quel momento magari gli hai urlato: “Lasciami finire! Stavo parlando!”. Non parliamo poi dei dibattiti in televisione, o delle riunioni di condominio, o magari anche nei gruppi parrocchiali: capita spessissimo che non si lasci all’altro la possibilità di finire il suo discorso, e ci si parla sopra continuamente.

Ai bambini spesso si insegna: “Non parlare mentre mangi!”. Come sarebbe bello se tutti noi imparassimo: “Non parlare mentre ascolti!“. Apri le orecchie, e chiudi la bocca. Semplice, no? 😉

2 – Non pensare alla risposta!
Spesso mentre ascoltiamo, la nostra mente è già rivolta a ciò che vogliamo dire, e questo può essere una grande fonte di distrazione. Inoltre, se ascoltiamo con questa preoccupazione, il nostro ascolto non sarà veramente libero, ma sarà condizionato dal fatto che sto cercando un aggancio utile per fornire una risposta valida.

Ancora una volta: se sto pensando alla risposta, al centro del palcoscenico non c’è lui, ma io che cerco una risposta. Pensaci bene: molte volte non ascoltiamo con l’intento di capire, ma con l’intento di rispondere!

3 – Non mettere sullo stesso piano la tua esperienza con la sua
Attento, questa cosa è leggermente contro intuitiva, cioè può sembrare che vada contro il buon senso. Quando noi ascoltiamo il racconto di una persona, facilmente ritornano alla nostra mente esperienze analoghe che abbiamo vissuto; cosa ancor più importante, riemergono in noi emozioni simili a quelle di cui ci sta parlando il nostro interlocutore.

Per questo, di fronte ad un racconto, può venirci la voglia di dire: “Guarda, anch’io ho vissuto il problema che tu stai vivendo”. Ci sembra un buon aggancio, ci sembra importante ed utile; ci fa pensare che l’interlocutore si sentirà capito meglio. Può essere vero, ma è pur vero che tutte le esperienze sono molto personali. Soprattutto, in questo momento è lui la persona importante, non tu.

  • La persona che hai di fronte ti sta parlando di un problema che sta vivendo sul lavoro? Non dirgli che anche tu hai difficoltà sul tuo.
  • Ti sta parlando della sofferenza di aver perso un famigliare? Non iniziare a raccontargli ciò che hai vissuto tu quando hai perso quella persona.

Non è la stessa cosa. Non lo è mai. Anche se hanno punti in comune, tutte le esperienze sono individuali, sono uniche.

Ma la cosa ancora più importante, è che qui non si tratta di parlare di te. Ancora una volta, lasciare l’altro al centro del palcoscenico, rifuggi la tentazione di salirci tu, seppure per un attimo. Resta soltanto in ascolto. Serviti di quel ricordo e di quell’emozione soltanto per cercare di intuire cosa sta vivendo lui.

Provaci oggi stesso: la prossima volta che una persona ti racconterà qualcosa, immagina di essere di essere a teatro, e ascoltala in silenzio, con il cuore, senza interromperla in alcun modo. L’udito è un senso, ma l’ascolto è un’arte.

E imparare ad ascoltare in silenzio è una grandissimo atto di amore.

Qui l’articolo originale apparso sul blog “Comunicare con il sorriso”

Nato nel 1971 ed ordinato nel 1996, don Giovanni Benvenuto è parroco in due parrocchie a Sestri Ponente, collaboratore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Genova e membro del Consiglio Direttivo di WeCa, l’associazione dei Webmaster Cattolici Italiani. Insieme ad Andrea Ros nel 1998 ha fondato www.qumran2.net, banca dati di materiale per la pastorale visitata da 400.000 persone al mese, e attualmente ne è il coordinatore. Da aprile 2018 pubblica ogni settimana un nuovo video per imparare a comunicare meglio sul canale Youtube Comunicare il Sorriso di Dio.

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