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In Nicaragua, una chiesa trasformata in carcere da otto giorni

masaya nicaragua

Screenshot Google Maps

Aleteia - pubblicato il 24/11/19

L'assedio e l'intimidazione nella chiesa di San Michele Arcangelo durano da più di una settimana, mentre il parroco Edwin Román e le madri dei prigionieri politici che sono in sciopero persistono nella loro lotta

La chiesa di San Michele Arcangelo a Masaya, in Nicaragua, continua ad essere al centro dell’attenzione internazionale. Si è arrivati all’ottavo giorno di assedio e persecuzione da parte della polizia leale al regime di Daniel Ortega.

Le immagini diffuse negli ultimi giorni, perfino una di una Messa celebrata domenica scorsa, sono state più che eloquenti.

MASAYA
@EdwingRoman14

La chiesa si è trasformata in un carcere sia per il parroco Edwin Román che per un gruppo di madri di prigionieri politici che svolgono uno sciopero della fame per far ottenere la libertà ai propri cari.

In questo senso, sia padre Edwin che le madri hanno manifestato all’interno della chiesa assediata con vari messaggi. L’ultimo, al momento di redigere questa nota, aveva perfino un tono ironico, perché faceva riferimento all’arrivo della fattura relativa al consumo elettrico.

Tra le altre cose, l’assedio ha lasciato senza acqua e luce chi si trova all’interno della chiesa. Nonostante questo, e malgrado la notorietà dei fatti che stanno accadendo, ci sono state situazioni complesse anche in altri luoghi, come la cattedrale di Managua, dove pochi giorni fa sono stati colpiti un sacerdote e una suora.

L’assedio del Nicaragua in immagini:

GALLERIA

Preoccupazione e giornata di preghiera

Varie sono state le manifestazioni di sostegno, solidarietà e preghiera in queste ore, dai fedeli che si sono riuniti all’esterno, limitati nelle loro manifestazioni dalla polizia di Ortega, alle dichiarazioni di sostegno dell’arcivescovo di Managua, Leopoldo Brenes, al fatto che il vescovo ausiliare di Managua, ora fuori dal Nicaragua, Silvio José Báez, segua costantemente la situazione.

Di recente si è espressa anche la Conferenza Episcopale del Nicaragua attraverso un comunicato in cui si è resa solidale con ciò che accade nella chiesa di San Michele Arcangelo e ha espresso una profonda preoccupazione per le “aggressioni fisiche contro alcuni consacrati, l’assedio e la mancanza di rispetto nei confronti della cattedrale metropolitana e di altri templi”.

“Esortiamo i responsabili di questi attacchi a cambiare atteggiamento. Il dolore che hanno inflitto ai nicaraguensi è troppo. Le famiglie assediate sopportano una doppia sofferenza: la mancanza di libertà dei loro familiari incarcerati e ora lo stato d’assedio che attenta contro la loro vita. Chiediamo al Governo di ascoltare le loro richieste, che sono allo stesso tempo i loro diritti”, affermano i vescovi.

Questo giovedì, 21 novembre, si è svolta una giornata di preghiera e riparazione nell’arcidiocesi di Managua attraverso questa esortazione:

Nel frattempo le madri e padre Edwin, le cui condizioni di salute erano state ritenute delicate, restano saldi nei loro reclami, ma ancor più nella loro fede.

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