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Beatrice e Luca e quello strano modo di vincere la malattia e la morte

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Aleteia - pubblicato il 19/11/19

Due storie di "ordinaria" sofferenza, due vite accomunate dalla paradossale gioia cristiana, quella che nella prova non è spenta ma esplode. Beatrice Castagnoli e Luca Paolella, che non si conoscevano di persona, hanno offerto a quanti li hanno incontrati e amati una testimonianza di fede autentica, una prova di abbandono totale alla volontà di Dio e il segno inconfondibile di quella strana letizia...

di Barbara Cuomo

Storie come queste di Beatrice e Luca sono probabilmente più frequenti di quanto si pensi ma troppo spesso rimangono tesoro dei ricordi di poche persone. Non stavolta.

E’ necessario che di loro si parli e che vengano conosciuti perché di Speranza ne abbiamo tutti bisogno e loro hanno vissuto per testimoniarla. “Hanno vissuto”, proprio così, perché entrambi mancano all’appello di questa giornata. Due giovani che hanno combattuto contro la malattia e l’hanno sconfitta non per guarigione ma offrendosi serenamente alla morte.

La storia di Beatrice, nella lotta contro il tumore viva fino alla fine, oltre la fine

Beatrice Castagnoli si è sposata a ventisei anni dopo un lungo fidanzamento con Remo, conosciuto ai convegni di Assisi. Un anno dopo nasce il figlio Giorgio. A distanza di due anni dal parto scopre di avere un tumore al seno, si sottopone ad intervento chirurgico e a chemioterapia e per più di un anno la malattia si ferma, ma nel 2015 recidiva.

Il tumore avanza e le metastasi dapprima interessano tutto il fegato, poi le ossa, l’addome e il polmone, infine il sangue. Negli ultimi due anni la malattia era così diffusa che ai medici sembrava incredibile che Beatrice potesse condurre una vita normale. Fare la mamma a tempo pieno perché Giorgio, ormai 8 anni compiuti, fa i compiti nel pomeriggio, ha la festa di compleanno del compagno di scuola, la partitella a calcio, la doccia prima di andare a dormire, le preghiere prima della buona notte. Promuovere attivamente la nascita del gruppo di preghiera riMarmonica e delle sue opere di volontariato rivolte ai malati e agli anziani. Essere presente ai pellegrinaggi annuali verso Medjugorie agli incontri di Rinnovamento. Beatrice sopportava dolori indicibili ma sorrideva. E’ morta lo scorso Settembre all’età di trentasei anni.


CATERINA MORELLI

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Luca non si arrende alla malattia ma all’amore di Dio. Prega, offre il suo dolore e si allena coi pesi alle gambe fino alla fine

Luca Paolella fedele a Gesù fin da sempre, da piccolo costringeva la madre ad interrompere il lavoro della Domenica per essere accompagnato a messa. Si è fidanzato con la moglie Matilde a 20 anni e si è sposato con lei all’età di 31 anni. Anche per lui dopo il matrimonio è arrivato il figlio Alessandro che oggi ha 9 anni. Luca ha dedicato la vita allo sport allenando i ragazzi della viterbese. Ha sempre affermato che più che formare campioni voleva insegnare a diventare uomini migliori. Poi è stato ricoverato per sospetta appendicite acuta, così si era pronunciato il chirurgo prima di entrare in sala operatoria. Sul tavolo operatorio la diagnosi è apparsa diversa, si trattava di un adenocarcinoma.

Nell’arco di due anni ha subito tre interventi chirurgici e si è sottoposto a tecniche terapeutiche innovative ma la malattia si è diffusa rapidamente. Diceva che non ci si deve arrendere mai e questo era l’insegnamento che doveva lasciare al figlio.  Nel frattempo la preghiera era diventata la sua vera terapia e l’offerta del dolore il suo scopo. Si è allenato con i pesi alle gambe fino a pochi giorni prima di morire. E’ morto a Marzo 2019 all’età di cinquantuno anni.

Ai funerali di Beatrice e Luca una parola veniva bisbigliata tra i banchi, all’inizio in modo titubante ma poi proclamata dall’altare. Santi.

Chi è il santo, oggi?

Chi altri se non un eroe visto al negativo dalla società. Un non eroe che vede nella propria vita l’intervento di Dio ed in piena coscienza e consapevolezza si fa servo devoto. Non si oppone, non pretende, solo si lascia condurre. Niente di più contrario al desiderio di affermazione di se stessi.

Non donne e uomini eccezionalmente grandi ma piccoli consapevoli devoti soldati, i santi di oggi. Donne e uomini che resistono coraggiosamente ad una vita resa dura dalle difficoltà e laddove il concetto comune di “tragedia” si incontra con la loro “letizia”, fiorisce la santità.

Beatrice e Luca sono storie parallele di santi dei giorni d’oggi, due giovani attori di vite rese difficili dalla malattia e dalla sofferenza ma capaci di guardare al di là del dolore e della prospettiva della morte. Le loro storie sono il racconto triste di una madre e di un padre tolti troppo presto all’amore dei figli, all’abbraccio ancora innamorato del marito e della moglie, al dovere di accudire i genitori anziani, ai fratelli increduli, alle serate di pizza e birra con gli amici. Due storie come tante di sofferenza, di quelle che ci fanno chiudere tutti i pori e di cui evitiamo di conoscerne il racconto per non soffrire, intanto non li abbiamo conosciuti.




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Beatrice e Luca, il loro sì, il loro “eccomi” e quella strana letizia negli occhi

Eppure, Beatrice e Luca di cose da raccontare ne hanno molte e la loro storia è viva e vita e parla di speranza. Entrambi hanno scovato nella sofferenza l’opportunità di lasciarsi amare e di aspirare infine al regno di Dio.

“So che non è umano ma nella malattia mi sento più amata da Gesù” questo diceva Beatrice, “devi provare per poter capire, non preoccuparti, la Mamma del cielo ti indicherà la tua via”. Lei giovanissima madre e sposa, fatta di grandi occhi neri e lucenti, sorriso gioioso e chiacchiera coinvolgente. Bella come una giornata di sole, chi mai avrebbe potuto capire che dietro al suo “eccomi” pronto per tutti e offerto in modo lieve, potesse esserci una storia di malattia e di dolore?

Poi un giorno l’ha sentito arrivare, ha salutato dicendo che ci saremo ritrovati uniti nella preghiera come una grande famiglia in Cristo, si è sdraiata nel letto e silenziosamente è andata al suo incontro.

Luca forte ed atletico, allenatore di calcio. Una vita a correre e volare dietro ai ragazzi in fuga verso il pallone e poi improvvisamente la svolta della malattia. Inizialmente la paura, l’affanno dietro ai medici ed ai loro referti, al significato di un numero, al nome di una terapia. Determinato ad avere anche un solo giorno in più vicino a sua moglie ed al suo piccolo bambino. Ma la grazia di Cristo trasforma ogni cosa e Luca si è lasciato investire della Sua volontà ed ha accettato ed ha utilizzato il dolore e lo ha offerto e si è allenato per quella sua ultima partita perfetta. Luca è voluto rimanere lucido fino alla fine, in barba al dolore che saliva, ha rifiutato di lasciarsi stordire dai farmaci. Ha combattuto come un guerriero con il corpo ridotto alle ossa e mentre la sua anima affiorava tra le pieghe della pelle contrita, era fiera e dignitosa ed urlava il suo “sì, eccomi”.

Malattia e morte nulla possono contro la vera speranza. Il regno di Dio è davvero vicino

Chi sono i santi di oggi? Sono persone come Beatrice Castagnoli e Luca Paolella, due della porta accanto, due amici che si incontrano per strada in modo distratto. Due volti sorridenti che hanno guardato alla propria malattia come ad un’opportunità di riscatto e di dono. Che hanno rosicchiato giorni di vita senza ribellione, inspiegabilmente consapevoli di essere creature amate, capaci di una scelta che ha trasformato un destino apparentemente doloroso in un riscatto per loro e per le fragilità di tanti.

Nulla può la malattia ed il dolore contro la speranza di chi aspira alla gloria di Dio. Lui che è risorto ed ha portato la luce non lascia al dolore ed alla morte. A noi tocca soltanto il lasciarsi condurre. “Tesoro basta semplicemente affidare le nostre pene alle Sue mani“.

Beatrice e Luca non si sono conosciuti di persona ma hanno pregato l’uno per l’altro ed insieme hanno sostenuto la nascita del “Carmelo Eucaristico” che ha preso vita in un piccolo monastero a Jesi il giorno in cui Beatrice è nata in cielo.




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