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Il Venezuela e i testi scolastici che “satanizzano il cristianesimo”

VENEZUELA

Ruben Sevilla Brand | dpa Picture-Alliance/AFP

Carlos Zapata - pubblicato il 18/11/19

Gli esperti concordano sul fatto che l'indottrinamento nelle aule venezuelane è una politica di Stato allineata con fini ideologici e propagandistici. Suggeriscono però di usarli per dimostrare le menzogne diffuse durante il periodo chavista

Gli oltre settanta libri che compongono la Colección Bicentenario, progettata e imposta dal Governo venezuelano, vengono usati come meccanismo di ideologizzazione, che consolida il modello comunista e punta alla formazione di quadri politici.

Lo dice un’équipe di ricercatori di varie realtà parlando dei testi obbligatori nelle aule, nel contesto delle giornate “El texto escolar como problema. Diversas miradas” (Il testo scolastico come problema. Vari problemi), alla cui inaugurazione era presente anche Aleteia.

Elementi di distorsione delle verità storiche e culturali sono presenti nei contenuti ufficiali che si impiegano come “fonte di ideologizzazione in cui si satanizza l’imprenditore” e si “annullano i partiti politici” come base di una democrazia.

Almeno venti esperti partecipano al colloquio sui materiali elaborati dal Ministero dell’Istruzione. Concordano nella loro denuncia del progetto curricolare venezuelano dal 2011, ma anche contro questo “meccanismo di indottrinamento”.

Promozione di una popolazione passiva

Carmen Arteaga, ricercatrice dell’Universidad Simón Bolívar (USB), ha spiegato che abbondano gli elementi per costruire un “cittadino passivo che si sottometta ciecamente ai dettami di un leader carismatico”.

“Ci sono elementi di ideologizzazione non solo nei contenuti di Scienze Sociali”, ma anche in “testi di Matematica e Scienze Naturali”.

Si tratta di testi carichi di “elementi propagandistici”, in cui si promuove la visione di “Hugo Chávez come rifondatore” del Venezuela e si satanizza il cristianesimo, anche se più del 90% della popolazione si professa cattolico.

L’esperta ha sottolineato che nel “progetto curricolare” del “Socialismo del XXI Secolo” si vede “l’istruzione come un meccanismo per creare quadri politici”, e ha sostenuto che è stata questa la ragione per far sì che si ordinasse la prima edizione della Colección Bicentenario.

“Nei testi scolastici è riflesso il racconto della storia della Nazione”, e nei bambini e nei giovani si stanno inculcando idee distorte che poi diventano “inamovibili”.

La lotta tra classi sociali

La Arteaga ha insistito sul fatto che nei testi scolastici progettati come strumento di formazione obbligatoria “esiste una rappresentazione che si adatta alla visione marxista della storia”.

La ricercatrice ha guidato un seminario sulle Rappresentazioni Discorsive nei Testi Scolastici realizzate nel dottorato sull’Istruzione dell’Universidad Católica Andrés Bello (UCAB), ospite dell’evento.

L’attività accademica conta anche su docenti dell’Universidad Central de Venezuela (UCV), dell’Universidad Metropolitana (Unimet), dell’Universidad Pedagógica Experimental Libertador (Upel) e di rappresentanti dell’Accademia Nazionale di Storia e dell’Universidad de Pereira della Colombia.

Secondo gli esperti, nei testi viene insegnato che il povero lo è perché non si permette che “la ricchezza scenda” verso di lui. Al riguardo, Carmen Arteaga ha ironizzato dicendo: “Che significa che la ricchezza scende? Non dobbiamo forse produrla o generarla?”

Dominazione e dipendenza

L’esperta ha anche riferito che un testo scolastico dice che quando “il popolo ha compreso, seguito, ammirato o accettato quello che ha detto il suo leader, non si sta creando un cittadino, ma uno schiavo”. Oltre a questo, “non si menzionano i partiti politici”, o “sono rappresentati in termini negativi”.

Nei testi della Colección Bicentenario ci sono “attori della società legittimi, come gli imprenditori, rappresentati sistematicamente in termini negativi”, come “sfruttatori”, mentre l’impiegato è la “vittima”.

La professoressa universitaria afferma che i testi manipolano “la nostra base culturale”, e ha espresso preoccupazione per i dogmi che promuovono per contrariare visioni proprie della “maggioranza di noi come cristiani”.

I venezuelani hanno “una base culturale ispanica, per questo parliamo castigliano. Quando satanizzo quell’elemento proprio della nostra identità, sto inserendo un elemento problematico per la costruzione di un’identità positiva, riconciliata in una società che può diventare padrona del suo destino”.

Approccio ideologico come politica di Stato

Un’altra avvertenza è l’approccio non come elemento proprio delle inclinazioni naturali di chi scrive, ma come politica basata sulla propaganda e sull’ideologia. Lo dicono il dottor Tulio Ramírez e il professore universitario Leonardo Carvajal, ricercatori che partecipano alle giornate.

“Una cosa è l’approccio che un testo scolastico può avere in qualsiasi luogo del mondo, un’altra sono gli approcci come politica statale”, sostengono.

Gli esperti ricordano anche che per minimizzare questa inclinazione si istituivano équipes di supervisione, perché “in ogni opera umana ci sono valutazione, imperfezioni e ideologie. Per questo, un Ministero dell’Istruzione deve vegliare per minimizzarli”.

Nel 1998, tuttavia, è scomparsa questa supervisione come parte di una strategia per promuovere l’indottrinamento ufficiale nelle scuole, il tutto guidato da “un Governo che impone la sua visione unilaterale, di pensiero unico e incostituzionale”.

Pur assicurando che “la pretesa del Governo (di Nicolás Maduro) sull’uso di quel testo scolastico in Venezuela è fallita”, perché “non si usa” come volevano, “questo non ci rende esenti dai perticoli”.

“Non si può eliminare Dio dalle scuole!”

“Sono più di 12 milioni i libri in circolazione”, “qualcosa che non possiamo far scomparire con uno scatto di vendetta ideologica”. In questo senso, gli esperti ritengono che possano essere utili “per mostrare quanto siano falsi”.

“In un ambiente di libertà, democratico (…), possono diventare un input per valutare quello che è stata l’istruzione durante il periodo chavista”.

Nel 2009, attraverso il documento “La enseñanza religiosa en las escuelas” (L’insegnamento religioso nelle scuole), l’allora arcivescovo di Caracas, il cardinale Jorge Urosa, ha esclamato: “Non si può eliminare Dio dalle scuole!” La sua denuncia profetica ha anche ricordato che “Dio è importante per il Venezuela”. Oggi la sua affermazione risuona con più forza che mai.

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