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Le persone “imperfette” sono quelle che più ci avvicinano a Lui

DOWN SYNDROME

Di Denis Kuvaev - Shutterstock

Martha, Mary and Me - pubblicato il 18/11/19

Tazzine sbeccate, mobili vecchi, bicchieri spaiati: ci sono cose che qualcuno abbandona e che invece qualcun altro recupera. Richiedono lavoro, una bella passata di vernice, ma sono perfette per quell'angolo del salotto. E se anche le persone imperfette fossero perfette per qualcuno che le aspetta, lì fuori?

Le cose abbandonate mi fanno tenerezza, quando le vedo tutte sole, al lato della strada o in mezzo a ciaffi impolverati, accatastati al mercato delle pulci.
Devi saperle riconoscere, devi saperle vedere con occhi nuovi, pensare a cosa farai per sistemarle, a dove le metterai per valorizzarle, ma quello che so, dopo anni passati a scovarle e recuperarle, è che alla fine, quando trovi l’angolo giusto per loro, sembrano nate per stare lì, rinate davvero, pronte per una nuova vita, proprio quando sembrava che la loro fosse finita.

Sarà per questo che non smetto di salvare banchi da lavoro di qualche falegname nelle discariche, vecchie poltrone ai mercatini delle pulci e teiere un po’ rigate per metterci i fiori o set di bicchierini da liquore spaiati che quando li metti insieme, sono più belli di quelli tutti uguali.

Nelle cose che nessuno vuole ho sempre trovato tanta poesia, tanta vita vissuta, chissà da chi, chissà quando. Quante cene di gala avranno accompagnato quegli orecchini anni ’40 che ho trovato mescolati a cianfrusaglia varia, saranno stati il regalo di qualche fidanzato innamorato? Quante chiacchiere avranno ascoltato quelle tazze tutte diverse, in case sempre diverse, prima di arrivare nella piattaia recuperata dal ferro vecchio del paesino di mia nonna.

E no, non incolpo chi le ha buttate e non è stato capace di vedere il loro valore, perché senza di loro, io non le avrei mai scovate. Anzi, li ringrazio di averle conservate per me fino ad ora, invece di bruciarle o distruggerle.

Prima di essere dei casi persi, degli oggetti da abbandonare, sono stati tutti qualcosa di prezioso, per qualcuno, sono stati momenti di vita vissuta, sono stati risate, felicità, amicizia e tanto altro. Sono stati qualcosa, per qualcuno che non conosco e forse è questo che li rende così affascinanti i miei occhi, spesso molto più di oggetti nuovi, lucidi e senza sbeccature.


MOTHER AND SON

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E anche quelle persone difettose, quei bambini malati, prima di essere un “problema”, uno choc, una morfologica sbagliata, un qualcosa da abbandonare o peggio che sarebbe stato eliminato prima se solo…, sono stati tanto di più: sono stati l’amore di una mamma e un papà, sono stati la felicità della scoperta, sono stati annunci gioiosi, lacrime, mesi di attesa, coccole sul pancione, nomi da pensare, camerette da arredare, ecografie scrutate cercando un profilo che somigliasse a qualcuno. Anche loro sono stati amati, anche se poi sono lì, a quel lato della strada, ad aspettare qualcuno che li ami ancora.
E mi viene da pensare che quello che può essere spazzatura per qualcuno, per qualcun altro può essere invece un grande tesoro, proprio quello che mancava per dare il tocco perfetto alla sala, come lo specchio che ho dovuto far ripulire dalla muffa di millenni, ma che oggi non sostituirei neanche con l’ultimo pezzo di Bang and Olufsen.

E non è che sia un ragionamento al risparmio: ho fatto sabbiare mobili e rimettere foglie oro su pezzi che forse non lo meritavano a prima vista, ho speso in diluenti e chilometri di carta vetrata per togliere vecchie vernici da mobili che nessuno avrebbe fatto in entrare in casa, mentre oggi mi chiedono dove li ho comprati. Anche mio marito, che non era abituato a vedersi portare “casi umani” pieni di cacca di topo, tarli, lerciume vario di anni e anni di discarica, all’inizio era davvero perplesso, ma ora, qual banco da lavoro è il pezzo preferito di tutto l’arredamento, quello che dà “quel che” al tutto.

No, non sarebbe stata uguale la nostra casa senza.

Senza quell’oggetto che qualcuno voleva buttare perché rotto, inutile forse al suo scopo originario, mentre oggi accoglie lampade, libri e fiori e mi viene da pensare che anche lui, il mobile, in fondo, sia più contento così!

MUGS
ESstock|Shutterstock

No, non sarebbe stata piena allo stesso modo la vita di tante famiglie che hanno accolto l’abbandono di qualcun altro. Che hanno preso quegli “imperfetti” per rendere perfetta la loro vita e la loro famiglia.
Forse sarebbe stata una vita più facile scegliendo qualcuno di perfetto, come magari è più facile la vita di chi non si è sentito al’altezza, ma facile non significa piena.


SIMON CLARK, BULGARIA, DOWN

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Perché non riusciamo a pensare che quella persona, forse un po’ sbeccata come quelle tazzine, non riuscirebbe a trovare qualcuno che la ama esattamente così e che potrebbe riempirla di fiori e guardarla tutti i giorni, invece che vergognarsi e reputarla inutile?

C’è bellezza nell’imperfezione, anche se richiede un lavoro che a volte ci spaventa. E penso che proprio quel lavoro, che oggi purtroppo va sempre più spesso fatto da soli, con le proprie forze, al minimo degli aiuti, spaventa tantissimo.

Anche se c’è chi, per vari motivi, abbandona qualcosa che non è perfetto, pensando di non essere in grado di restaurarlo o recuperarlo, ringrazio comunque chi ha il coraggio di non buttarlo prima del tempo. Perché là fuori, da qualche parte, qualcuno lo aspetta, e lo amerà così come è.

Perché se è vero che oggi i difetti di fabbrica sono eliminati all’origine, la vita continua a stupirci, a sconvolgere calcoli e previsioni, a metterci di fronte non a quello che vorremmo, ma spesso a quello che è meglio per noi. Continua a tiare fuori la forza che non abbiamo, le capacità che non credevamo possibili, a ricordarci che i difetti esistono per essere celebrati, che riempono la vita in un modo speciale, tutto loro, che ci avvicinano, spesso molto prima delle cose perfette, a Lui.




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Lui che ci ha salvato tutti dall’abbandono, tutti quanti, prendendo le nostre imperfezioni, quelle che ci affrettiamo a nascondere nella paura proprio di essere abbandonati anche noi, al lato di una strada qualunque. Lui le ha viste e ci dice che sono quelle, il motivo per cui ci ama.

QUI’ IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE DAL BLOG MARTHA, MARY AND ME.

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