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Perché non bisogna chiedersi quando finirà il male

WOMAN, PAIN, BED

goffkein.pro | Shutterstock

padre Carlos Padilla - pubblicato il 18/11/19

Mi sconcertano l'odio, il dolore, la guerra. Cerco risposte in Gesù, e l'unica cosa che scopro è che non vuole che mi preoccupi di queste cose

Mi impegno a pretendere di sapere come e quando accadranno le cose:

“Maestro, quando accadrà questo e quale sarà il segno che ciò sta per compiersi?”

È il mio desiderio umano di voler controllare la mia vita. Quello che accadrà, quello che temo che accada.

Voglio mettere a tacere le mie paure, e liberare i miei desideri.

È lo sguardo poco lungimirante che ho sulle cose. Vedo bene da vicino, e molto male da lontano. Quando Gesù trionferà in modo definitivo su questo mondo che percorre strade pericolose?

Quando l’amore vincerà definitivamente sull’odio? Quando la vita trionferà per sempre sulla morte che contemplo e temo? Quando il terrore che si manifesta nelle strade scomparirà per lasciare spazio all’amore e alla pace definitivi?

Sono domande che restano senza risposta. Le ripeto in tono di supplica, desiderando che il tempo sia già, ora, in questo momento.

Mi sento insicuro e timoroso. Affronto futuri sconcertanti. È davvero Dio che governa la Terra con il suo progetto d’amore? Nell’anima sorgono i dubbi.

Vorrei che i Governi fossero più onesti e costruissero la pace. Vorrei che ci fosse meno corruzione in tanti che si ergono a guardiani dell’ordine sociale.

Vorrei che ci fosse meno odio nelle strade, nei cuori che soffrono. Vorrei vivere in pace con chi non la pensa come me, costruendo un mondo nuovo. Vorrei condividere la mia vita con chi ha altri progetti che non coincidono con i miei.

Il desiderio del cuore è il regno di Dio sulla Terra. Vorrei che il bene vincesse sempre. Mi sconcertano il caos, il dolore, la guerra, l’odio.

Cerco risposte in quel Gesù che si sofferma davanti a me. E l’unica cosa che scopro è che Gesù non vuole che mi preoccupi di quelle cose. Non vuole che viva dipendendo dal “quando”, angosciato per il futuro.

Tutto accadrà a suo tempo. Ma non sono io che devo saperlo. In tempo è in suo potere, non è mio. Lui mi chiede solo di perseverare:

“Nemmeno un capello del vostro capo perirà. Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime”.

Non cadrà nemmeno un capello. C’è un progetto d’amore. Mi ricorda quest’altra frase sul quadro di Maria nel Santuario: “Un servo di Maria non morirà mai”.

Gesù mi tiene tra le sue mani, anche se non conosco né il giorno né l’ora. Mi chiede di non vivere aspettando che la tormenta passi. Mi dice di imparare a ballare sotto la pioggia. Di non sognare mondi irreali, ma di imparare a vivere alla sua presenza ogni giorno della mia vita.

Le sue parole mi commuovono, mi sostengono. Vuole solo che perseveri. Che mi mantenga fedele. Vuole che cammini dandogli la mano, senza temere tormente e difficoltà.

Ci saranno dolore e morte, sicuramente. Non tutto sarà perfetto in questa vita sulla Terra. Lo accetto con pace. Non pretendo di vivere il cielo definitivo in questa vita.

Ma posso perseverare nei miei sogni. Posso mantenermi fedele ai miei principi, alle mie idee, ai miei progetti. Mi mantengo fedele.

La fedeltà quotidiana non è facile. Mantenermi fedele al mio cammino, al mio modo di essere, alla mia originalità. Fedele nel passare degli anni che mi obbligano a riadattarmi alla mia nuova situazione. Fedele nella malattia quando mi sento fragile e mi vedo incapace di realizzare quello che prima mi sembrava tanto semplice. Commenta padre Josef Kentenich:

“Questo riadattamento è importante, perché dobbiamo essere fedeli a noi stessi. In caso contrario, mi sentirò molto facilmente come una persona di troppo nel mondo, soffrirò di un complesso di inferiorità”.

Quando le forze non mi accompagnano. Quando dubito dopo la sconfitta. Quando mi sento incapace di tante cose. In quel momento mi riadatto. Resto fedele a me stesso, alla mia verità. Dio vuole qualcosa per me. Ha un sogno che si realizzerà col passare del tempo. Persevero. Mi mantengo fedele alla mia vita. A quello che c’è in me.

Non penso al futuro. Al trionfo finale di Gesù. Vivo il presente. È quello che Gesù mi chiede oggi. Che non mi trovi a deviare da quello che devo fare. Anche quando la routine mi esaurisce, o quando cado senza vedere i risultati sperati. Non importa.

Mi mantengo fedele, persevero. Gesù si incarica di tutto il resto. Sono nelle sue mani. Sono figlio di Maria, non morirò mai. Persevero quando il mondo mi insinua che lottare non ha senso. Che devo disperare. Che devo smettere di essere fedele.

Non voglio. Non credo alle voci del mondo. Posso vivere oggi come il primo giorno. Senza deviare dal cammino segnato. Con la pace nell’anima. Con Gesù nell’anima.

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