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Un modo per leggere l’Inno alla Carità che cambia la vita

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Damian Gadal | Flickr CC BY 2.0

Anna O'Neil - pubblicato il 16/11/19

Pensavo sempre di avere un po' paura di Dio, ma è qualcos'altro che devo temere...

Conoscete sicuramente quel passo della Lettera ai Corinzi che quasi chiunque sa a memoria, non fosse altro per tutte le volte che l’ha sentito recitare nei matrimoni:

“La carità è paziente, è benigna la carità;
non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia,
non manca di rispetto, non cerca il suo interesse,
non si adira, non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità.
Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
La carità non avrà mai fine”.

Sono parole che conosciamo così bene (1 Corinzi 13, 4-8) da sapere già cosa significano. “Siate più caritatevoli!”, “Siate gentili, siate umili, smettete di serbare rancore!”

I cristiani dovrebbero amarsi a vicenda, e qui abbiamo un rapido accenno alla situazione che si verifica quando si vuole bene a qualcuno.

È un’interpretazione corretta, ma penso che se vogliamo applicare subito questo passo a noi stessi rischiamo di essere precipitosi.

Dovremmo amare, ma perché dovremmo essere come Cristo, come Dio che è Amore.

Ho riletto il passo più volte, non come una lista della spesa dei modi in cui non sto vivendo il mio dovere di amare, ma come descrizione della personalità di Dio. È una piccola modifica, ma ha cambiato totalmente il mio modo di pregare.

Dio è paziente, è benigno.
Non invidia, non si vanta, non è orgoglioso.
Non manca di rispetto, non cerca il suo interesse.
Non si adira, non tiene conto del male ricevuto.
Dio non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità.
Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta.
Dio non avrà mai fine.

Non cambia tutto?

Dio è una persona. Ha una personalità. A volte non è facile da capire, tanto possiamo essere presi dalle astrazioni della natura di Dio – la sua trascendenza, il suo potere, la sua conoscenza… Questo passo viene in mio soccorso quando sto pregando e temo che Dio sia frustrato con me, o arrabbiato, o solo stanco di vedermi commettere continuamente gli stessi errori.

Questo passo (ora l’ho scritto sulla parete) mi ricorda che se il Dio che immagino è arrabbiato con me, non sto immaginando Dio. Se il Dio che sto immaginando è pronto a gettare la spugna con me, non sto immaginando Dio. Se il Dio che immagino non può far niente per tirarmi fuori dalla strada apparentemente senza uscita in cui mi sono infilata, non sto immaginando Dio.

Sappiamo che Dio è amore. Se è questo che fa l’amore, allora abbiamo un quadro incredibilmente accurato della paternità divina, di come Dio si relaziona con noi, di quello che pensa di noi. Sappiamo che è buono, lo abbiamo sempre saputo – ma abbiamo capito davvero cosa significa che è buono?

Pensavo sempre di avere un po’ paura di Dio, ma è qualcos’altro che devo temere, visto che nessuno può avere paura di qualcuno che è paziente, gentile, umile e protettivo, e il cui amore non viene mai meno.

E il mio ruolo? Devo ancora pregare e lavorare ogni giorno per diventare solo un po’ più amorevole e caritatevole. È chiaro che il vecchio modo per raggiungere questo obiettivo non funzionava. Ogni giorno mi misuravo con questo passo e mi trovavo terribilmente carente, e pregavo Dio di aiutarmi a tenere a bada il mio temperamento con i miei figli, di aiutarmi a riuscire ad essere rispettosa degli altri, di aiutarmi a superare i torti che mi venivano fatti.

E vedevo che non compivo alcun passo avanti. Mi sembrava di non riuscire a vivere quelle virtù come avrei dovuto. Quando ho smesso di concentrarmi tanto sulle mie mancanze e ho iniziato a concentrarmi di più su un Dio che è già tutto ciò che aspiro ad essere, ha preso il sopravvento la profonda gratitudine per il fatto di avere un Dio che non pensa a me vedendo tutti i modi in cui sto fallendo.

So che dovremmo confidare in Dio, ma è difficile quando non si ha un’idea chiara di chi sia. È molto più semplice avere un rapporto con qualcuno quando si ha una descrizione semplice ma potente come questa della persona che ci sta chiedendo di confidare in lei.

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