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Zofia Kossak, la scrittrice cattolica che aiutò a salvare migliaia di ebrei

KOSSAK

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Sandra Ferrer - pubblicato il 15/11/19

Durante l'occupazione nazista della Polonia, organizzò un'ampia rete di aiuto

Zofia Kossak stava per compiere 50 anni quando il suo mondo crollò completamente. All’epoca era una nota scrittrice di romanzi storici che viveva con il secondo marito e i due figli. L’arrivo dei nazisti in Polonia scosse profondamente la sua coscienza, e rifiutò di ignorare la barbarie che si avvicinava.

Zofia era nata a Kosmin, all’epoca territorio dell’Impero Russo, l’8 agosto 1890, in una famiglia profondamente cattolica e dalla lunga tradizione artistica. Uno dei suoi nonni e suo zio erano pittori, mentre due cugine spiccavano nella letteratura. Zofia volle seguire i passi dei familiari e iniziò a studiare arte e disegno, ma poi si appassionò alla scrittura.

Nel 1922 pubblicò il suo primo romanzo, e da allora non smise di scrivere e pubblicare concentrandosi sul genere storico e scrivendo anche biografie di santi. La sua carriera letteraria le valse il riconoscimento da parte dell’Accademia Polacca per la Letteratura, che nel 1936 le conferì l’“Alloro Dorato”. Nel 1923 Zofia era rimasta vedova con due figli, e due anni dopo si era risposata.

Poco tempo dopo l’arrivo dei Tedeschi in Polonia, Zofia si mise in contatto con la resistenza per collaborare in qualsiasi cosa fosse necessaria per combattere gli invasori. Partecipò attivamente alla creazione del Fronte Polacco di Resistenza, un’organizzazione clandestina formata principalmente da cittadini cattolici.

Donna profondamente credente, nonostante le differenze religiose con gli ebrei sentì che era sua responsabilità fare tutto ciò che poteva per evitare le sofferenze che il nazismo stava arrecando . Nell’estate 1942 scrisse un testo intitolato “Protesta!”, in cui mostrò la propria indignazione profonda per la passività del mondo di fronte a quello che stava accadendo in luoghi come il campo di concentramento di Treblinka, a cui migliaia di ebrei di Varsavia venivano trasferiti ogni giorno, o nel sempre più affollato ghetto della città.

“Il mondo sta guardando queste atrocità”, scrisse Zofia, “le più orribili di tutta la storia dell’umanità, e c’è solo silenzio”. A suo avviso, la situazione andava al di là di credo e ideologie, essendo una questione di vita o di morte e di dignità umana: “Gli ebrei moribondi sono circondati da Pilato che si lava le mani. Il silenzio non dev’essere più tollerato. […] Chi tace davanti a un assassinio diventa complice dell’assassino. Chi non condanna approva”.

Zofia continuava dicendo che “ogni vita umana ha il diritto di essere amata dai suoi simili”, e che “chi si oppone alla nostra protesta non è cattolico”.

“Protesta!” venne distribuito clandestinamente nelle strade di Varsavia, e ne vennero stampate più di 5.000 copie. Con le sue parole, Zofia metteva in guardia contro il pericolo che rappresentava il fatto di diventare complici delle terribili decisioni dei nazisti. Nello stesso anno Zofia si unì al Comitato Temporaneo di Aiuto agli Ebrei, che finì per diventare Consiglio di Aiuto agli Ebrei, noto popolarmente come Zegota.

Lo Zegota divenne una delle organizzazioni clandestine di resistenza al nazismo più importanti dell’Europa occupata, riunendo persone di qualsiasi ideologia o convinzione che volevano solo vivere in libertà e aiutare gli ebrei a fuggire. Era organizzata in varie sezioni, ciascuna delle quali aiutava in modo diverso, a livello legale, medico, di collegamento logistico o fornendo alloggi, cibo e vestiti. Zofia era molto attiva nella sezione dedicata a far fuggire i bambini, molti dei quali orfani, del ghetto di Varsavia, come anche Irena Sendler, lavoratrice sociale e forse la donna più nota dell’organizzazione. Molti parroci e religiose si unirono a Zofia nella sua eroica crociata, ospitando nei conventi gli ebrei che iniziavano la loro fuga o collaborando come potevano alla rete di aiuto dello Zegota.

Nel 1943 Zofia venne arrestata dai nazisti e deportata ad Auschwitz, da dove riuscì a uscire viva. Con la fine della guerra e l’arrivo del comunismo andò in esilio in Gran Bretagna, dove visse con la sua famiglia fino al 1957, anno in cui tornò in Polonia. In quel periodo scrisse Dall’abisso: ricordi del campo, libro in cui plasmò il suo terribile passaggio nel campo di sterminio nazista.

Zofia Kossak è morta il 9 aprile 1968. Nel 2009 la Polonia ha emesso una moneta in suo onore. Nel 1985 è stata riconosciuta Giusta tra le Nazioni dall’organizzazione israeliana Yad Vashem.

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