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Cattolica, salvò 2.500 bimbi ebrei: presto un film su Irena Sendler

Actrice Gal Gadot

Gage Skidmore - flickr -

L'actrice Gal Gadot.

Louise Alméras - pubblicato il 15/11/19

L’attrice Gal Gadot lavora da diversi anni a una sceneggiatura dedicata all’affascinante storia di Irene Sendler, la polacca che ha tenuto testa alla mortifera ideologia nazisti fin dalle prime mosse della Seconda Guerra mondiale. Ha salvato centinaia di bambini dal ghetto di Varsavia grazie alla costituzione di una rete. Cattolica com’era, «invitava tutti gli esseri di buona volontà all’amore, alla tolleranza e alla pace, non soltanto in tempo di guerra ma anche in tempo di pace».

È la seconda volta che l’azione di Irena Sendler viene proiettata sul grande schermo: la prima è stata nel 2009, l’anno dopo la morte della donna. Fu riconosciuta Giusta tra le nazioni al memoriale Yad Vashem relativamente tardi, nel 1965, e non ritirò il suo premio che nel 1983: ora l’attrice e produttrice israeliana Gal Gadot vuole renderle omaggio. Perché quest’alta figura della resistenza non ha ancora ricevuto la notorietà che i suoi atti esemplari meritano. La Polonia ha cominciato a riprendersi dedicandole l’anno 2018. Il film sarà distribuito dalla Warner Bros. La data di uscita del film è ancora sconosciuta, ma si sa che l’attrice sarà impegnata con Wonder Woman 1984, l’anno prossimo.

Resistenza senza quartiere nel cuore di Varsavia

Irena aveva 30 anni quando venne istituito il ghetto di Varsavia. È il più importante d’Europa, nonché uno dei più terribili. Assomiglia all’inferno. Molto rapidamente, la giovane s’impegnò al servizio della caritativa comunale, poi insistette per entrare a far parte delle persone abilitate a entrare e uscire dal ghetto degli ebrei. Solidarizzando con il popolo giudaico, portò anch’ella la stella di Davide. Poiché si occupava principalmente dei bambini, mise in piedi una rete per proteggerli, con l’aiuto della maggior parte delle donne volontarie, tra cui la madre superiora di un ordine religioso. Una volta usciti clandestinamente dal ghetto, con ogni mezzo possibile, i bambini venivano allora nascosti in istituti religiosi o in famiglie cristiane. In tutto 2.500 bambini le devono la vita. La Gestapo finì per arrestarla, nel 1943, ma neppure con le torture riuscì a indurla a scoprire la rete. Condannata a morte, le sue relazioni le permisero di fuggire. Avrebbe conservato per sempre menomazioni ai piedi e alle gambe, e non avrebbe parlato di quanto ha fatto. Più tardi, poiché era stata fedele al governo polacco in esilio a Londra, venne imprigionata – tra il 1948 e il 1949 – dalla polizia segreta comunista di stanza nel Paese.

L’importanza delle buone azioni

Educata ad aiutare gli altri, in particolare grazie a un padre medico che si spendeva per curare i più poveri, senza distinzione di nazionalità o di origine, ha conservato questa regola di vita fino alla fine. Nel 2007, il governo polacco la elevò a rango di eroina nazionale. In quest’occasione, una bambina salvata da Irena lesse una lettera scritta di suo pugno in cui dichiarava:

Invito tutte le persone di buona volontà all’amore, alla tolleranza e alla pace, non soltanto in tempo di guerra ma anche in tempo di pace. Non seminiamo chicchi di cibo, ma chicchi di buone azioni. Cercate di costruire catene di buone azioni, per far sì che si moltiplichino.

Irena pensava, malgrado tutto, di aver fatto troppo poco. Tanto per dire la generosità di questa donna che non ha esitato a esporre a rischio la propria vita per salvare quella di altri, e che mai ha cessato di far questo malgrado le infermità fisiche: per tutta la vita, infatti, ha creato orfanotrofi e case di riposo.

Un film destinato a ispirare

Steven Spielberg aveva raccontato anch’egli una storia simile, e piuttosto incredibile. Quella dell’industriale Oskar Schindler, in Schindler’s List, che salvò mille bambini. Proprio come lui, Irena Sendler merita di avere un film eccezionale, come la sua vita. L’attrice Gal Gadot incarnerà dunque la figura di questa resistente polacca e cattolica, oltre a produrre il film con la propria società di produzione – Pilot Wave – creata col marito. In un’intervista a Deadline ha dichiarato:

Come produttori, vogliamo contribuire a divulgare storie che ci hanno ispirati. Pilot Wave creerà un contenuto che promuoverà prospettive o esperienze di persone uniche, e produrrà storie che toccheranno i cuori e stimoleranno le immaginazioni.

[traduzione dal francese a cura di Giovanni Marcotullio]

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