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Cosa significa l’amuleto dell’Albero della Vita?

TREE OF LIFE

IvandBajo - Shutterstock

Luis Santamaría del Río - pubblicato il 15/11/19

Un simbolo alla moda con oscure radici esoteriche

Siamo sempre più abituati a contemplare l’Albero della Vita, un simbolo facilmente identificabile e attraente che trionfa nelle vetrine di gioiellerie e bigiotterie – e che si può trovare anche al collo di molte persone –, oltre a guadagnare terreno nel campo della decorazione d’interni.

L’Albero della Vita è immediatamente associato a sensazioni positive, visto che si tratta di un’immagine che ci rimanda alla natura, all’essere radicati, alla crescita… e ovviamente ci ricorda l’albero genealogico e ci fa pensare all’importanza della famiglia e al valore che hanno per noi coloro che ci hanno preceduti.

TREE OF LIFE
Tata.Ya - Shutterstock

Di recente in alcune zone della Spagna si è potuto vedere questo simbolo nel contesto della Giornata Mondiale contro il Tumore al Seno, e sono state realizzate anche alcune sculture di grandi dimensioni come rappresentazione dell’Albero della Vita, per inviare “un messaggio di sostegno alle pazienti” a Palma di Maiorca o descrivere “sentimenti e inquietudini e depositare messaggi di speranza e incoraggiamento” nel caso di Algeciras.

Si tratta allora di un semplice gioiello o ornamento? Di un simbolo universale che si può usare nella decorazione o anche come iniziativa solidale? Sì, ma c’è anche molto di più.

Una presunta componente spirituale

Non serve approfondire troppo per trovare, in qualsiasi pubblicità dell’Albero della Vita, una spiegazione dettagliatissima del suo profondo contenuto spirituale. Utilizzato in diverse culture e civiltà, sarebbe anche oggi “una fonte di forza spirituale, una connessione tra il mondo superiore e il mondo inferiore, offrendo saggezza, sicurezza e forza a chi lo porta”.

È quindi considerato un amuleto protettore, un talismano che difende da tutto ciò che è negativo – perfino dal malocchio – e che “è collegato a energie positive, a un sentimento di positivismo, guarigione, cura e rigenerazione, sia spirituale che corporale”, il che gli dona il suo aspetto pseudo-terapeutico del New Age, in cui ha tanta popolarità ogni riferimento ad armonia, buone vibrazioni o energia positiva.

A chi porta l’Albero della Vita si assicura che questo “apporterà quelle energie positive che lo faranno crescere come persona, come crescono i rami degli alberi nel tempo, per raggiungere l’abbondanza, la tranquillità e la prosperità tanto desiderate”. E non solo questo, perché è anche un “ponte tra questa vita e quella successiva”.

Radici bibliche?

Nel ripasso storico che fa chi propaganda l’Albero della Vita, mostrando la presenza del simbolo in varie culture e religioni, ci si riferisce, com’è logico, alla sua importante comparsa nella Bibbia, soprattutto nel suo primo libro.

In effetti, nella Genesi troviamo due alberi fondamentali per la spiegazione delle origini dell’universo e dell’essere umano.

Il libro che guida la Torah ebraica e la Sacra Scrittura cristiana parla di due alberi principali nel giardino dell’Eden. In Genesi 2, 9 si legge:

“Il Signore Dio fece germogliare dal suolo ogni sorta di alberi graditi alla vista e buoni da mangiare, tra cui l’albero della vita in mezzo al giardino e l’albero della conoscenza del bene e del male”.

Bisogna sottolineare la questione dei due alberi, anche se suona ripetitivo, perché in alcune spiegazioni attuali dell’Albero della Vita si confonde questo con l’altro, con il più noto che è l’oggetto del peccato di Adamo ed Eva.

Quello che in genere si dimentica è che la fede cristiana parla sì di questo simbolo, ma identificandolo con la croce di Cristo, che è il vero albero che dà la vita eterna al mondo, qualcosa che si ripete nella liturgia della Chiesa (si veda, ad esempio, l’inno medievale Crux Fidelis).

La cabala entra in scena

In collegamento a queste radici bibliche, e mettendo da parte tutte le interpretazioni celtiche, egizie o persiane – tra le tante –, la maggior parte delle versioni dell’Albero della Vita si riferisce alla sua origine cabalistica. La cabala non è altro che una derivazione mistica dell’ebraismo che finisce per essere direttamente gnostica ed esoterica.

Nella cabala ha molta importanza l’immagine dell’Albero della Vita, che collega direttamente al suo concetto della divinità: nel suo Libro della Creazione (Sefer Yetzirah), leggiamo che Dio crea il mondo attraverso le 22 lettere dell’alfabeto ebraico e i 10 numeri. Questi numeri sono chiamati sefirot (sfere o corone).

È abituale trovare nei libri della cabala i 10 sefirot rappresentati schematicamente con la forma dell’Albero della Vita, o “albero sefirotico”.

In un’unica immagine potremmo così contemplare la creazione di tutto ciò che esiste attraverso le successive emanazioni dell’Altissimo.

La chiave occultista

Su questa linea della cabala possiamo compiere un altro passo, cosa assai abituale quando ci addentriamo nel terreno del New Age e ci imbattiamo nell’esoterismo più puro.

Possiamo farlo, ad esempio, con Dion Fortune (1890-1946), importante autrice occultista britannica e fondatrice della Società della Luce Interiore.

Nel suo popolare libro “Autodifesa psichica”, afferma in modo deciso che “nella Cabala troviamo l’esoterismo dell’Antico Testamento”.

Da questo punto di vista, scrive che in questo sistema di pensiero gnostico “il Creatore è concepito come colui che porta l’universo alla manifestazione attraverso una serie di Emanazioni Divine, nel numero di dieci. Sono chiamate i Dieci Santi Sefirot, e vengono rappresentate in un diagramma particolare. Questo è il famoso Albero della Vita, la chiave di ogni simbolismo”.

L’autrice stabilisce i vincoli del simbolo con l’astrologia, visto che “i pianeti, gli elementi e i segni dello zodiaco sono tutti intimamente collegati ai Sefirot, essendo disposti sull’Albero della Vita in un modello noto solo agli iniziati”, in un’argomentazione classica dell’esoterismo: una conoscenza speciale riservata a pochi.

Un falso e confuso “cristianesimo”

Dion Fortune insiste sul fatto che si tratta di un concetto chiave nella conoscenza del divino: “la dottrina dei Dieci Santi Sefirot, disposti nel loro modello corretto a formare l’Albero della Vita, è di valore incalcolabile per permetterci di concepire l’Invisibile”.

Per questo, non stupisce che abbia dedicato tutto un trattato, “La cabala mistica”, a questo tema.

Com’è comune nel New Age, mescola termini cristiani nel trattare la questione, quando dice che “l’occultista non ignora la forza del Cristo; la riconosce tra la gerarchia di forze supreme dell’universo, anche se può non essere preparato ad assegnarle la posizione esclusiva che occupa nel cuore del mistico cristiano. Nella tradizione occidentale è simboleggiata da Tifaret, il Sefira centrale dei Dieci Santi Sefirot dell’Albero della Vita cabalistico”.

Non parla di Cristo, ma “del Cristo” come una forza suprema, un’energia universale. Da ciò deriva l’aspetto ingannevole del linguaggio del New Age e dell’esoterismo quando utilizzano termini cristiani.

Da questo deriva anche l’aspetto ambiguo e pericoloso di quello che in principio sembrava un semplice simbolo di significato positivo e di “buona onda”.

In fondo non è altro che l’ennesimo amuleto, un altro oggetto di reminiscenze superstiziose e magiche – e perfino occultiste, come abbiamo visto –, e nulla che possa avvicinare a Dio, chiudendoci invece in una spiritualità autoreferenziale piena di armonia ed energie che non vengono da Lui.

Per approfondire:

Intervista a Vicente Jara: “La cábala es pura magia”, InfoRIES, 14/04/09.

Luis Santamaría, “¿Los llamadores de ángeles son amuletos cristianos?”, Aleteia, 23/07/17.

Miguel Pastorino, “La Nueva Era ¿también dentro de la Iglesia?”, Aleteia, 8/10/15.

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