Non per i contenuti, ma lo è per la mentalità - toccata dalla fede - con cui l'ha scritto Tolkien
John Ronald Reuel Tolkien descrive “Il Signore degli Anelli” come «un’opera religiosa e cattolica”». Ma è meno chiaro in cosa consista davvero l’impronta cattolica del capolavoro. Prova a spiegarlo Giuseppe Pezzini in un interessante articolo su Il Sussidiario (8 novembre).
Non è cattolica per i contenuti
Il Signore degli Anelli, sostiene Pezzini, non è un’opera cattolica perché i suoi contenuti possono essere associati ad aspetti tipici della devozione cattolica; posso citare per esempio il carattere cristologico di personaggi come Gandalf, Sam, Frodo e Aragorn, il simbolismo eucaristico del pane “lembas” elfico, i paralleli cronologici tra l’arco temporale del romanzo e l’anno liturgico, la caratterizzazione mariana di Galadriel, e così via.

Non è cattolica in senso etimologico
L’opera di Tolkien, prosegue l’autore, non è neanche “cattolica” in senso etimologico, e cioè per la sua accessibilità e universalità, anche se queste erano proprio le sue aspirazioni: con l’ambientazione precristiana del romanzo Tolkien desiderava infatti parlare alla totalità della sua società contemporanea post-cristiana. Queste aspirazioni si sarebbero realizzate, affascinando milioni di lettori di ogni provenienza, e risvegliando in loro il “desiderio di cose grandi” (come fa Gandalf con gli Hobbit).
Non è cattolica per “valori” e “concetti”
Infine, e soprattutto, il cattolicesimo di Tolkien non dipende neanche dal repertorio di “valori” o “concetti” (presunti) cattolici, che vengono spesso identificati nel romanzo da molti lettori – dall’amicizia al sacrificio di sé, dal potere della misericordia all’ecologia, per citarne solo alcuni. I libri di Tolkien rappresentano certamente in forma simbolica elementi della verità cristiana: del resto Tolkien stesso ammise “di avere come oggetto unico l’elucidazione della verità e l’incoraggiamento di una morale buona nel mondo reale”.

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La mentalità in cui è nato il romanzo
Ciò che è veramente cattolico in Il Signore degli Anelli, osserva Pezzini su Il Sussidiario, è semmai la natura della sua origine, la strada o il metodo che Tolkien ha seguito per scriverlo, la mentalità in cui il romanzo è nato e si è poi sviluppato.