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La Chiesa in America Latina vuole fermare gli abusi sessuali di minori da parte del clero

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Jaime Septién - pubblicato il 08/11/19

Inizia in Messico il Primo Congresso Continentale sul tema

Ci è voluto molto tempo perché accadesse, ma ciò che conta è che 15 Paesi latinoamericani hanno deciso di riunirsi a Città del Messico per affrontare uno dei temi principali che hanno suscitato diffidenza nei confronti della Chiesa cattolica nella regione: gli abusi sessuali di minori da parte di membri del clero.

Affrontare le cause di fondo

Il Primo Congresso Latinoamericano sulla Prevenzione dell’Abuso di Minori, che si realizza nelle strutture dell’Università Pontificia del Messico (UPM), è iniziato ponendo l’accento sulla necessità di combattere tre gravi crisi che attraversano la società e la Chiesa: la crisi familiare, quella educativa e quella spirituale.

“Magari, oltre a considerare gli aspetti più concreti relativi a come agire in questi casi e a come affrontare le deplorevoli situazioni dell’abuso di minori, tenessimo conto di queste cause di fondo, che sono alla base dei problemi che viviamo come società e come Chiesa!”, ha detto il cardinale e arcivescovo primate di Città del Messico, Carlos Aguiar, inaugurando l’incontro.

Il nunzio apostolico in Messico, l’arcivescovo italiano Franco Coppola, ha sottolineato la necessità di combattere l’abuso di minori, che implica “un cambiamento profondo nella formazione iniziale e nella formazione permanente” che i seminaristi e i sacerdoti devono avere.

Per una Chiesa redenta

Padre Mario Ángel Flores, rettore dell’Università Pontificia del Messico, ha affermato che la Chiesa latinoamericana, “nei suoi conflitti, nelle sue violenze, nei suoi desideri, nella sua storia”, ha bisogno di essere “più impegnata, rinnovata, una Chiesa con un volto più vicino e credibile, una Chiesa redenta”.

Nel suo intervento, padre Daniel Portillo, direttore del Centro per la Protezione dei Minori (Ceprome) dell’UPM, ha affermato che lo sradicamento degli abusi di minori da parte di sacerdoti e religiosi potrà essere efficace solo se si realizzarà come sforzo comune.

“Alla prevenzione della Chiesa non si lavora da soli. Inizia tutto con la partecipazione di una persona come te, di una famiglia come la tua e di una Chiesa diocesana come quella a cui appartieni”, ha dichiarato il direttore del Ceprome, un organismo unico nel Paese che si dedica a stabilire modelli d’azione per evitare gli abusi e far sì che i bambini si sentano al sicuro nella Chiesa.

“Noi vescovi abbiamo commesso molti errori”

L’arcivescovo di Monterrey e presidente della Conferenza dell’Episcopato Messicano, Rogelio Cabrera, ha chiesto che i vescovi seguano alla lettera i protocolli stabiliti nel caso di abusi di minori nelle loro diocesi. Se prima non si poteva, oggi è ancora meno possibile “far cambiare città al delinquente”. Questa pratica “ha fatto sì che il problema venisse diffuso e non affrontato”.

Riconoscendo che tutti i vescovi in carica da più di dieci anni hanno commesso molti errori riguardo a questo tema, ora è chiaro che “abbiamo la responsabilità di conoscere e applicare la legislazione civile e canonica, e dall’altro lato di avvicinarci alle vittime”.

L’arcivescovo Cabrera, che partecipa anche al consiglio direttivo del CELAM, ha ribadito che l’idea della prevenzione degli abusi sessuali nei confronti di minori è una priorità del proprio organismo, che riunisce tutte le conferenze episcopali dell’America Latina e del Caribe, partendo dalla responsabilità di riparare il danno attraverso l’assistenza professionale e l’accompagnamento della vittima.

L’arcivescovo Cabrera ha ricordato l’impegno di informare sempre la comunità dei casi di abuso sessuale presentati nella Chiesa latinoamericana, rispettando i diritti costituzionali e canonici del segreto pontificio.

Con informazioni di Desde la Fe

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