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Corruzione, giustizia, carità e il 7° Comandamento

PRAWO, SPRAWIEDLIWOŚĆ
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Reginaldo Manzotti - pubblicato il 07/11/19
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Il settimo Comandamento della Legge di Dio sottolinea il valore primordiale e l’importanza del lavoro“Il settimo comandamento proibisce di prendere o di tenere ingiustamente i beni del prossimo e di arrecare danno al prossimo nei suoi beni in qualsiasi modo. Esso prescrive la giustizia e la carità nella gestione dei beni materiali e del frutto del lavoro umano. Esige, in vista del bene comune, il rispetto della destinazione universale dei beni e del diritto di proprietà privata. La vita cristiana si sforza di ordinare a Dio e alla carità fraterna i beni di questo mondo” (CCC, 2401).

“Non rubare” è una frase messa molto in discussione oggi che la corruzione, sviare denaro o estorcerlo sembra normale, ma questo comandamento esige il bene comune, il rispetto dei beni altrui.

Il settimo comandamento proibisce di rubare e insegna che ogni persona deve lavorare onestamente per sostentare la propria famiglia.

“Non rubare” sottolinea il valore primordiale e l’importanza del lavoro. L’uomo ne è autore e destinatario, e attraverso il suo lavoro partecipa all’opera della creazione unito a Cristo. Il lavoro può essere redentore. Il lavoro è la sentinella della virtù.

La Parola di Dio è piena di condanne del furto. La Bibbia espone molto chiaramente una posizione contraria alla corruzione. Si oppone all’ingiustizia dei più deboli e allo sfruttamento del salario dei lavoratori. Dice San Paolo: “Né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio” (1 Cor 6, 10).

I profeti accusavano coloro che sfruttavano i fratelli, e ogni furto richiede riparazione.

Ricordiamoci di Zaccheo, che si è sentito a disagio alla presenza del Figlio di Dio perché Gesù sapeva che era corrotto e ha promesso di restituire il quadruplo di quello che aveva rubato. La giustizia esige la restituzione del bene rubato, sia esso di una persona o di un’istituzione dello Stato.

Il Catechismo della Chiesa e la stessa dottrina sociale della Chiesa dicono proprio questo: l’ingiustizia richiede una riparazione (CCC, 2419).

La giustizia implica una riparazione. Riguardo al “Non rubare”, la dottrina sociale della Chiesa ci mette davanti a vari elementi che feriscono la dignità.

Tutta l’attività economica della giustizia sociale comporta la responsabilità dello Stato: accesso al lavoro, al giusto salario.

Dev’esserci una preoccupazione, al di sopra di tutto per la persona umana e per tutti i diritti ad essa collegati.