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Col ritornare delle culle in questo nostro mondo, anche la libertà farà ritorno

BABY, CRADLE, SMILE

Kirill V Morozov | Shutterstock

Aleteia - pubblicato il 06/11/19

Fulton Sheen: i figli si concepiscono a dispetto degli esatti calcoli umani e in ogni bambino che nasce, Dio sussurra al mondo un nuovo segreto.

di Fulton Sheen

Il figlio è anche l’indice e la promessa della libertà umana, perché è un nuovo atto d’indipendenza aggiunto al mondo. Il moltiplicarsi delle introversioni coniugali mediante la prevenzione dei germogli sull’albero della vita procede di pari passo con l’estendersi del totalitarismo e col soffocamento della libertà individuale. Le camere a gas di Dachau non sono state che uno dei mezzi scientifici escogitati dall’uomo moderno per smorzare le candele della libertà. Ma ci sono anche altri mezzi, tutti instaurati «a profitto» dell’umanità. Erode disse : «Andate e fate diligente ricerca del fanciullo e quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, affinché io pure venga ad adorarlo». (Mt 2, 8.) Ma il dono ch’egli recava era la spada per insanguinare il biancore della libertà nascente. Oggigiorno le frontiere della libertà non si trovano né sul fronte politico né su quello economico, ma in seno alla famiglia. Non già quelli che cianciano di libertà, ma quelli che mediante le nascite creano nuove aree di libertà, sono i veri sostenitori della democrazia. I figli si concepiscono a dispetto degli esatti calcoli umani. Non è possibile determinarne il sesso, né il preciso momento della nascita.


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C’è nel loro avvento un che di poeticamente indeterminato, un che di libero. Come l’amore da cui procedono, nel momento della creazione essi sono altrettanto liberi quanto un poema. Tutte le altre cose sono forme di schiavitù, paragonate a questo nuovo atto di libertà e alla promessa di un mondo migliore. Ed è veramente strano che coloro che sono disposti ad eludere le responsabilità della vita difendano il loro egoismo motivandolo col fatto che vogliono sentirsi « liberi». Se la libertà fosse egoismo, la loro tesi sarebbe giustificata ma la libertà appartiene a quei pionieri che introducono in un mondo stanco e invecchiato nuove possibilità di scelta, nuove decisioni e rivoluzioni. Qui sta la novità nel suo senso migliore: per virtù dei fanciulli tutti i patti con la morte sono abrogati. L’amore non esiste ove non vi sia libertà. Essere costretti in amore è un inferno, essere liberi in amore è il paradiso. Dove sia l’amore ivi è libertà. Poiché il bambino è il fiore dell’amore, esso è il sacramento della libertà sulla terra. Col ritornare delle culle in questo nostro mondo, anche la libertà farà ritorno. Questa libertà non consisterà nell’abbattere ogni ritegno, il che è licenza, ma nel moltiplicarsi di nuovi centri di libertà. In ogni bambino che nasce, Dio sussurra al mondo un nuovo segreto; aggiunge al creato una nuova dimensione d’immortalità; e fa che i cuori del marito e della moglie, l’uno all’altro saldati, si sentano un po’ più liberi, nel contemplare quella singolare, reciproca speranza che deriva loro da Dio.

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I figli sono anche fonte di umiltà. Al cospetto di un neonato, il grande si sente piccolo, e l’orgoglioso ha coscienza della sua pochezza. C’è in ogni bambino qualcosa che attrae, che disarma, e che anche al malvagio fa desiderare di apparir buono. Ciascuno, inconsciamente, si pone al livello del bambino, e perfino gli intellettuali si sforzano di parlare in un gergo infantile. Può darsi che il vero amore ci renda piccoli, o forse è la nostra piccolezza a suggerirci di amare. I Re Magi strabiliarono alla vista del Bambino, le cui mani non giungevano a toccare le grosse teste degli animali. Essi dovettero in certo modo intuire che erano quelle mani stesse a guidare il sole, la luna e le stelle nel loro corso.


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Dinanzi all’Infante, i Magi scoprirono la Saggezza, e i pastori il loro Pastore. Ogni bambino, riconducendoci alle sorgenti della vita, ci riporta a Dio che è la Fonte della Vita. Solo due classi di persone seppero rinvenire quella Piccolezza che era Grandezza: i pastori e i Magi; coloro che sapevano di non saper nulla e coloro che sapevano di non saper tutto; ma non mai l’uomo che legge un libro solo, né quello che crede di sapere. L’intellighenzia, ossia quella classe di persone la cui istruzione supera l’intelligenza, si tiene lontana dai bimbi per le stesse ragioni per cui si tiene lontana da Dio: non può sopportare la vista della sorgente della vita. Ma l’umile, che vive in comunione con l’esistenza di tutte le cose viventi, ama accostarsi per quanto sia possibile all’infanzia, e da ciò nasce la famiglia. C’è in un bambino qualcosa che incute reverenza, perché un bambino significa rivelazione dell’amore. Un grande segreto è stato manifestato, e si rimane davanti ad esso in atteggiamento di filiale timore. Il fanciullo rende gli uomini umili come li rende umili il pensiero di Dio. Né vi è grande differenza tra il bambino e Dio, perché il bambino è, in un certo senso, l’«Emanuele», il «Dio con noi». Profondi abissi di vera saggezza sono quindi nascosti nel cuore di quei genitori che dicono sempre le loro preghiere dinanzi alla culla del loro ultimo nato. In quel Verbo ancora muto essi non vedono la riproduzione della loro immagine, bensì l’immagine e somiglianza di Dio. Quando la culla viene considerata come un tabernacolo, ed il figlio una specie di ostia, allora il focolare domestico diventa un Tempio vivente di Dio.

da Tre per sposarsi (libro distribuito dal Centro Missionario Francescano, per richiederlo: laperlapreziosa@libero.it )

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