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Dio rende sempre capaci coloro a cui chiede una prova

WAY OF THE CROSS,NEW YORK

Spencer Platt | GettyImages North America | AFP

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 06/11/19

È la fede in Lui e non nelle nostre forze che fa la differenza.

In quel tempo, siccome molta gente andava con lui, Gesù si voltò e disse:
«Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?
Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo:
Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila?
Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda un’ambasceria per la pace.
Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo». (Lc 14,25-33)

Certe pagine del Vangelo vanno lette fino al punto da scontrarsi, infatti è inevitabile non impattare con parole così esigenti: «Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo». Infatti basta voler seriamente bene a un figlio, a un marito, a una moglie, a un amico e domandarsi se siamo disposti ad odiarli per amore del Vangelo. Ma la vera domanda è se odiare significa la prima cosa che ci passa per la mente o qualcosa di molto più profondo. Gesù non ci sta chiedendo di fare del male a chi amiamo, ma di ricordarci in maniera disincantata che per quanto noi possiamo amare queste persone, esse non sono Dio. L’amore che abbiamo per loro è la cosa che ci ricorda di più Dio, ma loro non sono Dio.

Trattarli come se lo fossero significa paradossalmente rimanere delusi e fargli seriamente del male. In questo senso Gesù chiede di non dar loro il primo posto, o se proprio hanno il posto numero uno ricordarsi che Dio è il posto zero, cioè è Colui che rende possibile ogni classifica perché è fuori classifica. Poi però Gesù aggiunge: «Chi non porta la propria croce e non viene dietro di me, non può essere mio discepolo». E così ci dice che un vero discepolo non è solo Colui che sa mettere al posto giusto ciò che conta, ma è anche colui che con realismo si prende la responsabilità di ciò che di reale c’è nella sua vita, e decide di farsene carico non in maniera eroica, ma in maniera umile, seguendoLo. Però basta pensare a questi due aspetti per accorgersi di come la maggior parte di noi è incapace a vivere così. Questo però invece di scoraggiarci deve farci ricordare che solo il Signore può rendere possibile ciò che ci domanda. È per Grazia Sua che possiamo amarlo veramente. E’ per Grazia Sua che possiamo prenderci la responsabilità della nostra vita fino in fondo e andargli dietro. Avere fede significa ricordarsi che Dio rende sempre capaci coloro a cui domanda qualcosa. È la fede in Lui e non nelle nostre forze che fa la differenza.

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