Spoiler: non riguarda solo GionaGli artisti italiani del Rinascimento non avevano particolare familiarità con l’aspetto e le abitudini delle balene. Identificare il mostro marino biblico della storia di Giona era spesso difficile. A volte la ritenevano una sorta di drago marino, di pesce gigantesco o anche di delfino mostruoso, e quindi la maggior parte delle rappresentazioni delle balene nell’arte rinascimentale (e medievale) non era molto fedele. Spesso troviamo delle balene con grandi zanne, proboscidi come quelle degli elefanti o addirittura corni.
Ad ogni modo, il fatto che la narrazione biblica affermi che Giona venne ingoiato da una balena venendone rigettato tre giorni dopo veniva sempre letto in modo allegorico, richiamando Cristo nel sepolcro e la sua resurrezione dopo tre giorni. In questo senso, le balene rappresentavano sia la morte che la speranza della resurrezione nella vita eterna.
Come accade spesso, però, la Bibbia non era l’unica fonte di ispirazione a cui ricorrevano gli artisti cristiani.
Secondo il classico di George Ferguson Signs and Symbols in Christian Art, le leggende antiche raccontavano storie di marinai che confondevano il grande corpo di una balena con un’isola. Le navi che gettavano l’ancora lì accanto venivano distrutte non appena la creatura si tuffava. È per questo che in alcune occasioni, spiega Ferguson, la balena veniva usata anche come simbolo del diavolo e della sua scaltrezza, e la bocca aperta dell’animale veniva spesso a rappresentare le porte aperte dell’inferno.