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Il Papa: “la Chiesa non è una Ong, ma è anche un ospedale da campo che accoglie tutti”

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Antoine Mekary | ALETEIA

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 05/11/19

Francesco in un nuovo libro intervista sulla missionarietà punta l'indice contro il proselitismo in parrocchia e nelle congregazioni religiose

«La Chiesa non è una Ong, la Chiesa è un’altra cosa». A ribadirlo è il Papa, nel libro-intervista di Gianni Valente a conclusione del Mese missionario straordinario. Il volume, intitolato “Senza di Lui non possiamo fare nulla. Una conversazione sull’essere missionari oggi nel mondo”, sarà nelle librerie da domani 5 novembre, edito da Lev (Libreria editrice vaticana) e San Paolo.

«Ma la Chiesa – prosegue Francesco – è anche un ospedale da campo, dove si accolgono tutti, così come sono, si curano le ferite di tutti. E questo fa parte della sua missione. Tutto dipende dall’amore che muove il cuore di chi fa le cose».

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Antoine Mekary | ALETEIA

Opera e annuncio

«Se un missionario aiuta a scavare un pozzo in Mozambico, perché si è accorto che serve a quelli che lui battezza e a cui predica il Vangelo, come si fa a dire che quell’opera è separata dall’annuncio?», l’obiezione del Papa, secondo il quale «si può fare missione secondo Cristo anche costruendo campi di calcio per i bambini della periferia di Buenos Aires».

L’esempio citato, ancora una volta, è quello di suor Maria Concetta Esu, che fa l’ostetrica da più di 60 anni nell’attuale Repubblica democratica del Congo e ha fatto nascere migliaia di bambini e di bambine.

Non bisogna avere paura delle migrazioni

«Alcuni fenomeni legati alla globalizzazione interessano anche la vocazione missionaria», fa notare il Santo Padre interpellato sull’argomento: «Ad esempio, gli spostamenti di moltitudini di persone in cerca di lavoro o in fuga da guerre e povertà ha portato milioni di battezzati in regioni del mondo dove l’annuncio del Vangelo non aveva mai fatto nascere comunità locali. E porta nei Paesi in cui vivono i cristiani persone che non hanno mai conosciuto il nome di Gesù. I cristiani non possono avere paura di questi fenomeni. Che aprono anche nuovi cammini e nuove possibilità all’annuncio del Vangelo» (Agensir, 4 novembre).




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Non è una decisione presa a tavolino

L’opera apostolica, prosegue Francesco, non viene mai presentata come l’esito di uno sforzo, il termine di un impegno ulteriore da aggiungere alle fatiche della vita. Il dinamismo di ogni movimento missionario – afferma – procede «per innamoramento, per attrazione amorosa. Non si segue Cristo e tanto meno si diventa annunciatori di lui e del suo Vangelo per una decisione presa a tavolino. Anche lo slancio missionario può essere fecondo solo se avviene dentro questa attrazione, e la trasmette agli altri».

“Taglia fuori Cristo”

Mentre il proselitismo non è conforme alle dinamiche proprie di annuncio del Vangelo non perché in contrasto con il galateo dell’ecumenismo e del dialogo con le religioni, ma perché ha la presunzione di «far crescere la Chiesa facendo a meno dell’attrazione di Cristo e dell’opera dello Spirito», e in questo modo «taglia fuori dalla missione Cristo stesso, e lo Spirito Santo, anche quando pretende di parlare e agire in nome di Cristo, in maniera nominalistica».

Per questo – aggiunge in proposito il Papa – ci può essere proselitismo anche oggi, anche nelle parrocchie, nelle comunità, nei movimenti, nelle congregazioni religiose (Avvenire, 4 novembre).




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