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Don Antonello Iapicca, sacerdote missionario: da 30 anni lievito nascosto nel popolo giapponese (VIDEO)

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Paola Belletti - pubblicato il 05/11/19

Per molti è già un volto amico: ma guardate cosa significa davvero la totale disponibilità a portare l'annuncio della nostra salvezza ai fratelli più lontani e non solo geograficamente parlando.

Costanza Miriano, giornalista Rai,  intervista per il programma “La Chiesa di Francesco” Don Antonello Iapicca, come sacerdote italiano missionario in Giappone da quasi trent’anni. Proprio questo mese infatti, dal 19 al 26 novembre, il Santo Padre sarà in viaggio apostolico in Thailandia (fino al 23) e in Giappone da dove ripartirà il giorno 26 dello stesso mese.

Il servizio è uscito per Rai Vaticano, il 4 Novembre 2019. Quasi sul fuso orario nipponico, a dire la verità, ma Youtube e RaiPlay ci consentono di rivederlo quando più ci è congeniale. È un comfort interessante.

Il Cristianesimo invece è anticomfort, e in Giappone la forza di questo salutare disturbo, che l’annuncio dell’Incarnazione arreca a una civiltà che vuole da secoli fare a meno di Dio, si sente ancora di più.

Don Antonello, che in tanti già amiamo e ringraziamo per evangelizzare anche noi con le sue catechesi, i suoi commenti al Vangelo, le sue meditazioni e soprattutto per la sua vita spesa senza calcolo per il Regno di Cristo, partì alla volta del Giappone da giovane sacerdote. Sentite come racconta il primo impatto con la notizia della sua destinazione a cui aveva dato preventiva, totale disponibilità.

Sono stato sorteggiato per il Giappone in un incontro internazionale di vocazioni. La notte non ho dormito perché mi vedevo in varie parti del mondo, ma non in Giappone. Leggi anche:Giappone, 30.000 suicidi all’anno: ricchezza e tecnologia, ma vuoto nell’anima

Il sorteggio è la modalità con la quale lo stesso collegio apostolico interpellò lo Spirito Santo per completare il numero dei Dodici, dopo il tradimento e la morte di Giuda. Mattia fu quello chiamato a ricomporre il numero, e Mattia significa dono di Jahvè. Don Antonello deve avere sentito nella carne e nell’anima la durezza iniziale di essere dono di Dio per quella terra, ma anche la certezza della bontà di quella sorte. Ho avuto la grazia di sentirlo parlare di quei primi tempi: sapeva dire solo Buongiorno e buonanotte. In mezzo tante lacrime versate e poche calorie ingerite se la mamma, vedendolo tornare per una breve vacanza in Italia, lo vide così tanto smagrito e abbattuto.

Ma i cristiani sono per natura seme e per questo fatti per essere nascosti nella terra a spaccarsi per dare frutto. Anche quando siamo lievito le cose sono molto simili: poca cosa, che si confonde con l’impasto, che però ha una potenza irresistibile. Ma al di là dei miei commenti, sentite cosa dice il sacerdote della presenza cristiana in mezzo ad un popolo tra i più difficili:

La società giapponese, si potrebbe definire, gentilmente Cristo-repellente. È molto difficile che il Cristianesimo possa penetrare perché l’educazione ricevuta, di stampo buddista, forma un cittadino perfetto che naturalmente viene prima del cristiano. Perché la vita di un figlio di Dio è come quella dei salmoni, che vanno contro corrente, è una vita che alle volte è un po’ un dito nell’occhio.

Vedere un cristiano in Giappone oggi, dove non c’è povertà, è sicuramente più urticante che vederlo in un paese povero. Vedere oggi una famiglia cristiana con tre o quattro figli in Giappone è una testimonianza di una forza dirompente. Avere dei cristiani che vanno dal capoufficio e dicono “io domenica non posso lavorare perché la famiglia viene prima” è una rivoluzione enorme. San Giovanni Paolo II arrivò alla conclusione che il Buddismo era quanto di più lontano ci fosse dal Cristianesimo perché è l’antitesi dell’Incarnazione. Mentre nel Cristianesimo Dio si fa carne ed entra nella vita reale, nelle sofferenze, nella storia di ogni persona, (…) fino alla morte (…) per vincerla e distruggerla dall’interno, il Buddismo è l’esatto opposto; è la estraniazione,è l’alienazione.

L’episodio che racconta della vita di San Francesco Saverio e della sua missione in Giappone è una luce potente sull’attuale evangelizzazione agli estremi confini della terra.

Il giovane gesuita che aveva dato disponibilità alla missione per le Indie (sostituendo un altro venuto meno!) si trovava nella piazzetta di un piccolo paese, Yamaguchi e, come si legge nelle sue biografie, non aveva il dono delle lingue; per questo la sua evangelizzazione si concentrava su poche preghiere, poche parole essenziali all’annuncio. Mentre era lì, non trovava di meglio da fare che ripetere, male, il Credo. Siccome lo spettacolo non era abbastanza pietoso ci si misero pure dei mocciosi a prenderlo in giro e a tirargli sassate e chissà cos’altro. Proprio in quel momento passò di là un Samurai…


GIAPPONE CRISTIANESIMO PERSECUZIONE

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Niente, ascoltate Don Antonello che lo racconta meglio e soprattutto prosegue l’impossibile (agli uomini, non a Dio!) impresa di evangelizzare il Giappone. E, se possibile, aiutiamo come possiamo lo sforzo di quella missione (sul suo profilo Facebook si trovano indicazioni a riguardo)

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