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Solo un amore gratuito ci libera dalla schiavitù della pura reazione

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Sergey Novikov | Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 04/11/19

Le nostre relazioni sono tacitamente basate sulla logica del contraccambio: tu mi rispetti, io ti rispetto. Gesù spezza questa catena e ci propone la via libera della gratuità, di chi sceglie di agire in nome del bene e non per reazione agli altri.

In quel tempo, Gesù disse al capo dei farisei che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio.
Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi;
e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti». (Lc 14,12-14)

Viviamo spesso una vita fatta a specchio. Reagiamo al mondo che ci circonda, alla gente che frequentiamo, ai colleghi che lavorano con noi, alla gente che vive nella nostra stessa casa. Viviamo con il tacito accordo di dare e ricevere, secondo una giustizia che si basa sul buon senso: tu rispetti me e io rispetto te; tu vuoi bene a me, e io voglio bene a te; tu fai un favore a me e io faccio un favore a te. Allo stesso tempo la medesima logica la usiamo per giustificare il male: tu non mi rispetti e io mi sento autorizzato a non rispettarti; tu non mi vuoi bene e io non trovo nessun motivo per cui volertene; tu mi hai fatto male e io mi sento autorizzato a restituirtelo almeno per non fartela passare franca. Il Vangelo di oggi ci chiede di venire fuori da questa logica di buon senso mondano: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio. Al contrario, quando dai un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti».

La gratuità del Vangelo non è una forma di buonismo da quattro soldi. È l’estremo tentativo di essere più liberi di ciò che il mondo solitamente ci permette. È la libertà di vivere, scegliere agire non per reazione a chi ci sta intorno, ma per libera decisione nostra. È un investimento fatto soprattutto con la consapevolezza che non possiamo vivere schiavi del contraccambio, ma che solo a patto di imparare ad essere gratuiti ci potremo davvero smarcare da ogni logica del mondo. È non commercializzare più la vita. È bello aspettarsi che un figlio ricambi l’amore che gli hai dato, ma se ciò non accade la tua vita è certamente mortificata ma non perduta. È bello voler essere capiti da coloro che ti sei sempre sforzato di capire, ma se non ti capiscono ricorda che la tua sofferenza non dice che hai sbagliato tutto, ma che chi ti sta intorno è ancora schiavo dell’egoismo.

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