di María Belén Andrada
Nel mio Paese, il Paraguay, quando una persona si lamenta molto si dice che “se plaguea” o che è molto “plagueona”. Ho pensato che questo termine derivi forse dalla parola “plaga”, “piaga”, e ho riflettuto sul fatto che c’è davvero una grande somiglianza tra le lamentele e le piaghe.
Ad esempio, quando vediamo una formichina che passeggia sul tavolo di cucina non ci facciamo troppo caso, ma se vediamo una fila di questi animaletti cerchiamo subito l’insetticida. Non è neanche raro sentire qualcuno che si lamenta del caldo, ma quando il “Che caldo!” diventa un “Non funziona l’aria condizionata, il ventilatore non è sufficiente e nel freezr non si è ancora formato il ghiaccio”, la compagnia della persona che si lamenta inizia ad essere un po’ fastidiosa, e cerchiamo di porre fine alla conversazione e di allontanarci un po’. E se siamo noi a lamentarci, spesso non ci sopportiamo.
Continuando con questo parallelismo, con l’insetticida riusciamo a eliminare la fila delle formiche, ma se non cerchiamo l’origine di questa mini-invasione, presto riapparirà nello stesso posto o in un altro. Credo che con le lamentele accada lo stesso: se non scopriamo perché abbiamo la tendenza a cercare l’aspetto negativo, questo modo di parlare diventerà naturale. Innanzitutto risulteremo scomodi per gli altri, e in secondo luogo, senza rendercene conto, retrocederemo nella vita interiore.
1. Scoprire l’origine
Credo che sia importante farlo, perché in base al motivo per cui ci lamentiamo tanto potremo applicare l’una o l’altra medicina. Se il problema è ascetico o spirituale possiamo esercitarci nella preghiera, per avere un rapporto più intimo con Dio che ci mostri che possiamo confidare in Lui. Che vale la pena di sperare in Lui, che sa quello che fa.
L’origine può però essere umana, semplicemente perché abbiamo acquisito la cattiva abitudine di parlare lamentandoci, forse senza cattive intenzioni. In questo caso, possiamo provare a “morderci la lingua” o a praticare la virtù della discrezione o della prudenza nel parlare, esercitandoci un po’, magari cercando un aspetto specifico (come sport, clima, compiti universitari o lavorativi…) di cui non lamentarci.
Ricordiamo che le virtù umane sono la base per quelle soprannaturali, per cui acquisendo abitudini positive forgiamo virtù che ci aiuteranno poi nell’ambito spirituale. Come ho detto, la fede, la speranza o la carità.
Ci può essere tuttavia anche un terzo motivo, quello psicologico. Quando vediamo tutto nero (o grigio scuro), può essere che stiamo attraversando qualche momento di ansia o depressione. In questo caso, anche se possiamo mettere in atto i mezzi per sforzarci per trovare un po’ di luce, è necessario ricorrere a un terapeuta o a personale specializzato perché ci dia una mano.