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Missionario in Iraq: la morte del leader indebolisce ma non elimina lo Stato Islamico

Abu Bakr Al-Baghdadi – AFP – fr

© AL-Furqan MEDIA / AFP

Aleteia - pubblicato il 30/10/19

Secondo il sacerdote, i cristiani continueranno ad essere il bersaglio della codardia fanatica: “È la storia dei cristiani in Medio Oriente da 1.400 anni”

Mediante un comunicato ufficiale, il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha confermato questo fine settimana la morte del fondatore e leader del gruppo terroristico dello Stato Islamico,
Abu Bakr al-Baghdadi, insieme a “un gran numero di combattenti e compagni” dell’organizzazione jihadista.

Durante un’operazione militare statunitense realizzata nella notte di sabato 26 ottobre, Al-Baghdadi stava fuggendo in un tunnel quando, vedendosi ormai senza via d’uscita, si è fatto scoppiare con il suo giubbotto esplosivo, provocando non solo la sua morte, ma – come ultimo gesto della codardia che lo ha caratterizzato come capo di uno dei gruppi di malviventi più abietti e fanatici di tutta la storia dell’umanità – assassinando anche tre bambini che si trovavano con lui. Secondo Trump, il corpo del terrorista è stato mutilato dall’esplosione, ma i test ne hanno confermato l’identità.

L’agenzia informativa cattolica internazionale ACIha parlato al riguardo con padre Luis Montes, da più di 20 anni missionario in Medio Oriente, anche in Iraq.

“È senz’altro un colpo molto forte. Non dobbiamo dimenticare che lo Stato Islamico è un gruppo terroristico molto importante, ma ce ne sono molti, ce ne sono stati e, come dicono qui, quando non ci sarà più lo Stato Islamico ne apparirà un altro”.

Riprendendo le riflessioni dell’arcivescovo caldeo di Erbil, monsignor Bashar Warda, padre Luis ha aggiunto: “Finché i cristiani saranno solo tollerati e non vedranno rispettati i loro diritti di uguaglianza riconosciuti dalla legge, questi gruppi torneranno ad apparire, sia quelli già esistenti che altri che nasceranno”.

Per il missionario, la violenza terrorista si radica negli insegnamenti stessi del jihad islamico, che giustifica atti violenti in nome di una “guerra santa” contro gli “infedeli”.

“Il fatto che i cristiani siano considerati cittadini di livello inferiore porta alla violenza, e come ha detto anche monsignor Bashar Warda, questa è la storia dei cristiani in Medio Oriente da 1.400 anni”, ha concluso padre Luis.

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