Incontrare persone luminose porta a interrogarsi sulla fonte della luce: facciamoci portatori di quella bellezza innestata nella Buona Notizia che ha salvato il mondo.
Ogni estate, da tredici anni, dedico una settimana ad insegnare e suonare nell’ambito delle settimane La filosofia nei luoghi del silenzio: una bellissima iniziativa che coniuga bellezza, spiritualità, cultura e relazioni umane, nella cornice (o meglio, nel contesto imprescindibile) di luoghi ricchi di antica sapienza e santità come i monasteri d’Italia.
Quest’anno, il corso è stato, come sempre, molto faticoso e denso, ma anche ricco di inattese e bellissime sorprese. Ho conosciuto persone veramente “belle”, simpatiche, intelligenti, cordiali e generose; una delle partecipanti ha anche realizzato una geniale ed esilarante caricatura della sottoscritta e dei suoi “pallini”, che mi ha fatto ridere come una matta. Porterò nel cuore una signora che ieri mi ha avvicinata, dicendo: “Vorrei farle un regalo”.
Io, ovviamente, ero incuriosita: la seguo in disparte, e lei comincia a recitarmi una poesia – non so se sua o altrui – che è stata però un momento commovente di “scambio di bellezza”. Un’altra signora, anziana, è rimasta così impressionata dal Requiem di Schnittke, di cui ho proposto una guida all’ascolto, da venirmi a parlare di suo marito, mancato da qualche anno.
Il monastero in cui ci trovavamo era alle pendici del Parco Nazionale del Gran Sasso: nel poco tempo libero, ne ho approfittato per farmi qualche passeggiata nel bosco e, in paese, ho fatto amicizia con un delizioso micetto di pochi mesi che mi ha intenerita moltissimo.
Stupende poi le liturgie a cura di una piccolissima ma “robustissima” comunità monastica di recente fondazione: lunghi momenti di adorazione eucaristica in una piccola, stupenda chiesa romanica fortunatamente risparmiata dal terremoto. Poca luce che filtrava dalle piccole vetrate, simili quasi a feritoie; candele attorno all’altare che creavano un’atmosfera di gioiosa e assorta contemplazione. Canti bellissimi, resi in modo assolutamente perfetto anche agli orecchi di un’esigente musicista: una grande cura nei dettagli che non era estetica fine a se stessa o perfezionismo che si autocompiace, ma un segno di grande rispetto innanzi tutto verso Dio, e poi verso chi partecipava ai momenti di preghiera. Ho anche rivisto, con una stretta al cuore, il bellissimo e antichissimo crocifisso che anni fa avevo contemplato ad Arquata del Tronto, e che ora, simbolo vivente della tragedia del terremoto, si può contemplare nel duomo di Ascoli Piceno.