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L’amicizia, quella vera, l’ha inventata Dio!

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Evgeny Atamanenko | Shutterstock

Giuseppe Corigliano - pubblicato il 29/10/19

Quanto è bello avere amici, amici veri. Per loro siamo disposti a tanto. Ma il modello è Cristo che proprio nell'Ultima Cena "ci ha chiamato amici" e per gli amici ha mostrato l'amore più grande: dare la vita.

Le radici dell’amicizia affondano nel mistero della creazione dell’uomo da parte di Dio: ci parlano della somiglianza fra Dio e l’uomo.

La gratuità è una delle caratteristiche dell’amicizia: se è interessata non è più amicizia.

La grazia di Dio è gratuita: è l’amicizia che Dio ha per l’uomo; essendo divina sostiene, modifica e migliora la vita dell’uomo.

Gratuite sono le cose più importanti della vita: l’amore dei genitori, l’amore degli innamorati.


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Per questi motivi è difficile definire con completezza cosa è l’amicizia: lo si capisce vivendo.

Un amico fedele è rifugio sicuro: chi lo trova, trova un tesoro. Per un amico fedele non c’è prezzo, non c’è misura per il suo valore. Un amico fedele è medicina che dà vita: lo troveranno quelli che temono il Signore. Chi teme il Signore sa scegliere gli amici: come è lui, tali saranno i suoi amici. (La Bibbia, libro del Siracide)

E’ un passo molto conosciuto, veritiero, che stabilisce anche un nesso fra la capacità di amicizia e il rapporto con Dio: solo colui che teme il Signore troverà amici veri e i suoi amici gli assomiglieranno, afferma il Siracide.

Nell’antichità era già noto il valore dell’amicizia anche al di fuori della cultura giudaico-cristiana. Castore e Polluce, Achille e Patroclo, Enea e Pallante… tutti simboli di un’amicizia vera e profonda, propria di un’umanità nobile.

Nel discorso più importante del Vangelo di San Giovanni – quello dell’Ultima Cena – Gesù chiama “amici” gli apostoli, chiarendo che il miglior amico è colui che dà la vita per i suoi amici, com’è il caso di Cristo.

In Gesù si trova una caratteristica che ho riscoperto in San Josemaría Escrivá: l’amicizia che costruisce la Chiesa. Gesù è venuto per tutti ma è particolarmente “amico” degli apostoli, che saranno i pilastri della sua Chiesa, i patriarchi delle nuove tribù del nuovo Israele.

San Josemaría si comportava così. Benevolenza per tutti, ma l’amicizia vera è l’unico apostolato del laico cristiano: è il canale in cui si riversa naturalmente l’amore di Dio. E’ inconcepibile per Escrivá un’amicizia che non sia apostolica. Può essere rispettosa, ma sempre apostolica. Perché noi, se siamo di Dio, parliamo di Lui anche senza accorgercene.

Prima di essere cristiano avevo un solo amico, dopo è stato naturale averne una dozzina – quindicina che seguo strettamente, e poi un insieme di persone a cui voglio bene: parenti e conoscenti. Ho un elenco di persone per cui prego ogni giorno al mattino alla presenza di Dio: la preghiera è sempre efficace e mi suggerisce spunti su cosa posso fare per loro.

L’amicizia è spontanea ma può anche essere cercata e provocata. Da questo punto di vista è simile all’innamoramento. In particolare cerco di coltivare l’amicizia con le persone che ho vicino: far sentire che si accetta l’altro così com’é, stimarlo, ridere insieme.

Da un certo punto di vista l’amicizia è più nobile dell’amore coniugale. L’amicizia, ripeto, accetta l’amico così com’é. La moglie no: ha delle pretese che possono offuscare l’amicizia. L’ideale nel matrimonio è che gli sposi siano amici fra loro: sembra scontato ma non lo è. L’amicizia è simile all’amore di Dio per noi.




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QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO SUL BLOG DI PIPPO CORIGLIANO

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