Anthony Luciano Raimondi, nipote di un boss di Cosa Nostra americana, rilancia la teoria complottista. Che non ha alcun fondamento medico. E vi spieghiamo perché
Papa Giovanni Paolo I fu vittima non di un infarto miocardico acuto come dichiarato dal Vaticano, bensì di una congiura di palazzo motivata dalla volontà del Pontefice di denunciare le frodi azionarie compiute nei sacri palazzi.
Un gruppo di truffatori, formato da gangster e alti prelati, falsificava in Vaticano le azioni di grandi compagnie americane come Ibm, Coca Cola e Sunoco. Fu per questo motivo che l’allora presidente dello Ior, la banca vaticana, monsignor Paul Marcinkus, anche egli implicato nel giro di frodi, decise di eliminare quel Papa scomodo.
E’ questo il terribile scenario descritto nel libro “When the Bullet Hits the Bone” (“Quando il proiettile colpisce l’osso”) uscito oltreoceano nelle librerie statunitensi (Il Sussidiario, 21 ottobre).
Scrittore ex gangster
L’autore infatti non è un vaticanista, né uno storico ma Anthony Luciano Raimondi, un ex gangster della famiglia mafiosa americana dei Colombo. Luciano vanta un legame di parentela “di tutto rispetto”, è nipote di Lucky Luciano, il potente boss di Cosa nostra americana, mentre il cugino è lo stesso Marcinkus. Fu proprio quest’ultimo, come scrive Anthony Luciano nel proprio libro, ad avergli ordinato di recarsi a Roma per preparare il complotto, studiando le abitudini di Luciani.
Il pontefice, infatti, avrebbe scoperto che nel giro di affari loschi del Vaticano era in qualche maniera coinvolto lo stesso Marcinkus. E quest’ultimo temeva di essere scoperto e denunciato dal Papa (Antimafia Duemila.it, 21 ottobre).

Tra Marcinkus e cianuro
Nel libro di memorie appena pubblicato, il mafioso americano scrive che si trovava proprio davanti alla stanza del Papa quando scattò l’operazione che – a suo dire – portò all’uccisione di Giovanni Paolo I.
Nella tazza di tè che Papa Luciani era solito bere prima di andare a letto Marcinkus avrebbe aggiunto del valium per farlo cadere in un sonno profondo. Poi usò un contagocce per inserire del cianuro nella bocca del Papa. Per non destare alcun sospetto, aggiunge il nipote del padrino Lucky Luciano, quando la morte del Pontefice era stata scoperta, Marcinkus e gli altri suoi complici accorsero al capezzale del Santo Padre ormai defunto simulando stupore.
Secondo Raimondi, anche Giovanni Paolo II rischiò di fare la stessa fine per gli stessi motivi: alla fine, però, Wojtyla avrebbe rinunciato a denunciare la frode e per questo ebbe salva la vita.
La versione di Luciano si instrada sulla teorie cospirazioniste che da anni si alimentano sulla morte di Giovanni Paolo I.
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L’ultimo giorno
Nell’ultimo giorno di vita, il 28 settembre 1978, Giovanni Paolo I svolse le consuete attività di studio e lavoro, decretò alcune nomine e tenne varie udienze, tra le quali quella delle 18:30 con il segretario di Stato, il cardinale Jean Villot.