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Spiritualità
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L’avvertimento sulla preghiera dell’insegnante di San Giovanni Paolo II

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Rob Croes I CC BY-SA 4.0 / Facebook - Reginald Garrigou-Lagrange, OP

Nicholas Senz - pubblicato il 22/10/19

È utile e illuminante conoscere le basi di questo santo

Vi chiedete mai da dove vengano i santi? A volte possono sembrare così ultraterreni che potremmo pensare siano caduti dal cielo o saltati fuori da buchi nella terra, con l’aureola e tutto il resto. Possiamo dimenticare che i santi non sono nati tali, ma sono stati formati nella santità – dalla famiglia, dal clero e dai loro insegnanti. Quando cerchiamo la saggezza dei santi, può anche essere utile conoscere chi li ha aiutati a raggiungerla.

Papa San Giovanni Paolo II è stato indubbiamente uno dei Pontefici più significativi nella storia della Chiesa. Anche se il suo pontificato risale a poco tempo fa, possiamo già dire che i suoi scritti hanno modellato il pensiero ecclesiale e la spiritualità di milioni di fedeli.

Ma chi lo ha formato? Chi lo ha aiutato a sviluppare le sue idee? Uno dei suoi insegnanti è stato anche uno dei teologi più influenti del XX secolo.


POPE JOHN PAUL II

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Quando padre Karol Wojtyła studiava a Roma, scrisse la sua dissertazione di dottorato sulla teologia mistica di San Giovanni della Croce. Il suo relatore era il domenicano francese padre Reginald Garrigou-Lagrange. Anche se in alcuni circoli è ricordato come il “mostro sacro del tomismo” per le sue battaglie con altri teologi sul metodo, i contributi più importanti di padre Garrigou-Lagrange sono giunti nei campi della teologia mistica e spirituale. La sua opera in due volumi “Le tre età della vita interiore” è un capolavoro della disciplina della preghiera, e contiene innumerevoli lezioni preziose per i cristiani per farli crescere in santità.

Un aspetto di questo libro che ho trovato particolarmente utile è stata la descrizione di quello che è, e che non è, la crescita nell’amore per Dio.

Padre Garrigou-Lagrange ci ricorda che la crescita nella vita spirituale non è quantitativa – non significa un aumento in termini di dimensioni, “come un chicco di grano”. Se fosse così, allora “questa addizione moltiplicherebbe la carità senza renderla più intensa”. Piuttosto, la crescita spirituale è qualitativa – l’amore per Dio “diventa più forte” e “getta radici più profonde” nella nostra anima. In altri termini, quando progrediamo nella vita spirituale, amiamo Dio non solo di più, ma anche più profondamente.


Jan Paweł II podczas modlitwy

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La dimostrazione migliore di questo si ha forse quando padre Garrigou-Lagrange discute del rapporto tra buone azioni e carità, ricordandoci che se si può essere tentati di pensare che il nostro amore per Dio e il nostro merito ai Suoi occhi aumentino con il numero di opere che compiamo, non è la quantità delle nostre azioni ad essere gradita a Dio, ma il fervore con cui le compiamo – non la quantità, ma la qualità. Il sacerdote fa un paragone con la nostra vita: “un’amicizia viene rafforzata solo da più atti generosi; gli atti molto imperfetti servono soltanto a mantenerla, non a farla crescere”.

“Faremmo bene”, conclude, “a moltiplicare gli atti generosi d’amore nei confronti di Dio non in modo meccanico, come se li stessimo contando, ma in ogni occasione opportuna, per preservare lo spirito di fervore ed evitare di diventare tiepidi”. Ciò non vuol dire che non dovremmo, ad esempio, prendere l’abitudine di recitare ogni giorno il Rosario, ma piuttosto che dovremmo sforzarci di rendere ogni Rosario un’opportunità per crescere nell’amore nei confronti di Dio, e non pensare che la mera ripetizione dell’azione in sé approfondisca la presa della Carità sul nostro cuore.


John Paul II Ukraine 2001

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Si potrebbero facilmente enumerare molti esempi degli scritti di Papa San Giovanni Paolo II che richiamano questi sentimenti, ovvero il fatto che dovremmo desiderare una carità più profonda e fervente.

Considerate queste parole della sua Lettera Apostolica sul Rosario, Rosarium Virginis Mariae: “Se si guarda superficialmente a questa ripetizione, si potrebbe essere tentati di ritenere il Rosario una pratica arida e noiosa. Ben altra considerazione, invece, si può giungere ad avere della Corona, se la si considera come espressione di quell’amore che non si stanca di tornare alla persona amata con effusioni che, pur simili nella manifestazione, sono sempre nuove per il sentimento che le pervade”. La preghiera non è meccanica, ma approfondisce l’amore – vi suona familiare?

Ogni santo si forma in una comunità cristiana, con mentori nel discepolato che modellano la sua fede in Cristo. Può valere veramente la pena di ascoltare queste voci.

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