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Una suora racconta i suoi 50 anni di missione in Brasile: “Una follia, l’ho fatta per Gesù”

The Home for Children – Missionaries of Charity – Kolkata

© JEFFREY BRUNO

KOLKATA, INDIA 2 SEPT: Images from Nirmala Shishu Bhavan (Home for Children) located on 78, A.J.C. Bose Road, Kolkata. The Sisters and volunteers provide medical care, housing and nourishment for chil

Gelsomino Del Guercio - pubblicato il 22/10/19

Suor Carla Zagato, missionaria da record, ha fatto incontrare il Signore ai poveri delle periferie di San Paolo e Londrina. "Anche se si corrono rischi, il bilancio è sempre positivo"

E’ tornata a casa a Merate, in provincia di Brescia, per raccontare alla sua gente cinquant’anni di missioni. E lo ha fatto non a caso in questo mese di ottobre missionario.

Storie come quelle di suor Carla Zagato non raccontano solo di cosa è fatta una missione cristiana o della povertà alla quale devono far fronte certe popolazioni, ma innanzitutto spiegano fino a che punto può spingersi una persona il cui unico desiderio è quello di aiutare il prossimo. «Il partire è sempre una follia», sono state le prime parole di suor Carla (www.merateonline.it, 11 ottobre).

Un sentimento da provare

Nativa di Merate, classe 1939, è entrata a 22 anni nella Congregazione delle Missionarie Saveriane approdando a Parma all’Istituto Missionarie di Maria. «Nel 1961 ero davvero molto giovane e mi guardavo intorno cercando di valutare le possibilità dell’epoca per fare un’esperienza intensa di fede – ha raccontato – ho così trascorso una settimana tra le Saveriane di Parma. Mi sono sentita subito a casa. E’ impossibile capire questo sentimento se non lo hai mai provato: in quei giorni ho capito quale fosse la mia strada. La cosa che più mi aveva colpito della Congregazione – confida – era l’assenza di un abito specifico così da risultare uguali, e forse più vicini, alla gente comune».




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Le città della missione

Nel 1969, esattamente cinquant’anni fa, suor Carla ha raggiunto per la prima volta il Brasile carica di speranza e di entusiasmo: la sua missione negli anni si è snodata tra le città di Londrina, Santa Mariana, nelle periferie di San Paolo e a Jaguapitã. «Quando vai in missione è più ciò che ricevi rispetto a ciò che dai. E’ vero, a volte si fa molta fatica e si corrono grossi rischi – ammette – ma il Signore attraverso la gente che incontriamo ci riempie la vita. Il bilancio è sempre positivo sopratutto in termini di relazioni, amicizie ecrescita personale» (Giornale di Lecco, 21 ottobre).

“Una follia che si compie per Gesù”

«Il partire missionario – afferma suor Carla – è una follia che si compie per Gesù e per il suo regno. Si parte per collaborare nella realizzazione del sogno di Dio che è fare del mondo una sola famiglia. Ed è lo stesso sogno che aveva anche San Guido Maria Conforti, colui che fondò la confraternita dei Saveriani e padre che diede il la alla nostra congregazione di suore Missionarie di Maria Saveriane di Parma»


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“Il fervore cristiano delle origini”

Ma non si parte senza un obiettivo preciso. «Seguendo l’insegnamento del Vangelo, un buon missionario deve uscire per incontrare l’altro, il diverso e, mettendosi accanto a lui e ai fratelli, creare legami, coinvolgere e accompagnare chi è in difficoltà».

La suora, che lo scorso primo ottobre ha anche incontrato Papa Francesco a Roma, lancia un monito: «Oggi in Italia si vivono tanti pregiudizi che fanno male. Dio, al contrario, predica pace, giustizia e fratellanza. Non bisogna mai escludere nessuno. Nessuno deve essere lasciato da solo anche se la pensa diversamente da noi o se ha la pelle scura: c’è bisogno di ritrovare il fervore cristiano delle origini, di andare oltre questo clima di diffidenza che si è creato e che non giova a nessuno».


EDEL QUINN

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