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Alla fine della vita ci verrà chiesto conto dell’amore non dei nostri averi

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don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 21/10/19

Capita a molti di dire: io non sono attaccato alle cose. Eppure quante relazioni familiari e di amicizia s'incrinano proprio sul terreno del possesso ...

In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità».
Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».
E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni».
Disse poi una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto.
Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti?
E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni.
Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia.
Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà?
Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio». (Luca 12,13-21)

La parte più significativa della nostra vita è nelle relazioni. Quando ad esse si aggiunge anche il legame familiare allora si è in un territorio ancora più prezioso e delicato. Ma come è possibile poi a un certo punto dividersi da un fratello o da un congiunto per questioni legate alle cose? Il vangelo di oggi ha come tema proprio questo: “Uno della folla gli disse: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?». E disse loro: «Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza la sua vita non dipende dai suoi beni»”. Gesù lo dice con chiarezza: la nostra vita non dipende dai nostri beni, eppure carichiamo di una immensa importanza la questione dei beni, specie quando bisogna dividerli insieme. Capita a molti di dire: io non sono attaccato alle cose. Ma poi quando ci si ritrova davanti a situazioni simili tutto si capovolge e interrogate queste persone rispondono: è una questione di principio, di giustizia.

Gesù non fornisce indicazioni per dirimere simili conflitti, ma invita ciascuno a riflettere sul grande tema dell’attaccamento alle cose, e lo fa attraverso il racconto di una parabola. Un uomo lavora, ha un buon raccolto, la vita gli gira dal verso giusto, ha così tanto che deve persino demolire i propri magazzini per fare spazio. Ma proprio quando sembra arrivato il momento di godere di tutti quei beni, Gesù prosegue nel racconto dicendo: “Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio”. Essere attaccati alle cose significa pensare che la nostra vita dipende dal verbo avere. Ma dicevamo all’inizio che la parte più significativa di una persona è nelle sue relazioni e non nei suoi averi. Che senso ha mettere in crisi una relazione per colpa del verbo avere? Alla fine della vita ci verrà chiesto quanto abbiamo amato e non quanto abbiamo accumulato.

#dalvangelodioggi

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