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“Chi va al nido è più intelligente”. Sicuri di non dire una sciocchezza?

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By Sharomka|Shutterstock

Rachele Sagramoso - pubblicato il 18/10/19

Bibliografia? Studi? Citazioni di pedagogisti importanti? Autori? Attualmente l'obiettivo primario sembra voler dimostrare che i bambini stanno meglio con altri rispetto ai genitori. Rispetto alle madri. Ma ci siete o ci fate?

Un Tizio si alza e dice che chi va al nido è più intelligente e tutti lì a progettare di mettere i bambini in asili nido e a pensare di obbligare alla scuola materna: bibliografia? Studi? Citazioni di pedagogisti importanti? Autori?
Attualmente l’obiettivo primario sembra dimostrare che i bambini stanno meglio con altri rispetto ai genitori. Rispetto alle madri. Ma ci siete o ci fate?

L’utero è diventato un contenitore, mai come attualmente (non avrei mai pensato di dirlo) il latte materno è un’opzione (se si è favorevoli alla GPA, è chiaro che il latte materno non è importante), i bambini devono stare con gli estranei (sembra sia la cura di tutti i mali), le scuole devono pure educare sollevando i genitori da ogni dovere/diritto educativo, gli insegnanti possono pure fare lezione di erotismo e giochini genitali, le operatrici sanitarie godono al pensiero di regalare pillole del giorno dopo o di far abortire in orario scolastico le minorenni (il tutto condito dalla carta dei diritti della bambina).
Le lunghe dita della cultura a basso contatto si insinuano nelle relazioni tra madri e figlie, tra padri e figli, inducendo i genitori -volenti o nolenti- a liberarsi dal peso della genitorialità. Libertà: divenuta assurda parola irresponsabile e narcisistica, imprigiona in grandi uteri artificiali ogni persona. Come in una visione assurda, siamo indotti a ciucciare dal cordone ombelicale delle opinioni altrui.




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La soluzione?

Le relazioni. Chiudere i social. Spengere la TV. Stare coi figli. Iniziare col dare il meglio di sé in famiglia, dentro le mura domestiche. Impegnarsi per il bene dell’altro. Stare bene se facciamo il bene dell’altro. Impegnarsi per educare i propri figli imparando a chiedere aiuto a chi ci affianca, non a chi ci allontana da loro.

Frequentiamo persone con le quali parliamo e che ascoltiamo: una piccola cerchia familiare, fatta di “famiglia di famiglie”. La cooperazione piccola, l’accoglienza di chi ci circonda. Parliamo di Europa e manco conosciamo i vicini di casa. Chiacchieriamo d’accoglienza e odiamo il nostro coniuge o abbandoniamo i figli tra scuola, doposcuola, sport. Siamo divenuti ridicoli. L’ecologia delle relazioni si fa nel piccolo, nella gioia delle piccole cose. Torniamo alla sostanza. I prodotti migliori sono quelli vicini, non i semi di banana provenienti da chissà dove.


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E comunque improvvisamente sento la voglia di mollare tutto. E stare coi miei figli. Nella stanchezza. Nel rumore. Nelle bizze per l’unica girella. Ma nella assoluta convinzione che ciò che conta sono loro. Prima di tutto l’educazione parentale, poi quella della scuola che decido io.

QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA RACHELE SAGRAMOSO

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