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La Comunione quotidiana è un’esagerazione?

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Jeffrey Bruno

padre Paulo Ricardo - pubblicato il 16/10/19

Cosa insegna e raccomanda davvero la Chiesa in materia? Con quale frequenza dovremmo accostarci alla Comunione?

La Comunione quotidiana è una pratica consigliata caldamente dai Papi e anche da grandi santi della storia recente della Chiesa. Per un certo periodo, tuttavia, c’è stato un certo scrupolo a comunicarsi tutti i giorni, e ancora oggi se ne vedono delle tracce. Ciò è dovuto soprattutto a due eresie, quella di Baio e il giansenismo, che imponevano talmente tanti requisiti morali perché le persone potessero comunicarsi da rendere l’atto quasi impossibile. Per gli eretici, la Comunione richiedeva un cuore purissimo, perfettissimo, una retta intenzione e una profonda conoscenza intellettuale dell’Eucaristia. Per questo, le persone si comunicavano raramente, al massimo una volta all’anno, e anche in quel caso subito dopo essere uscite dal confessionale.

Nel XIX secolo Santa Teresina del Bambin Gesù, che viveva in una Francia che risentiva ancora dell’influenza giansenista, espresse chiaramente come vincere questi scrupoli. In una lettera scritta alla cugina, spiegava che la Comunione frequente era uno strumento straordinario anche per vincere gli scrupoli, perché Gesù era lì per fungere da cibo, per nutrire. I Santi Padri già lo dicevano, e Santa Teresina giunse a questa conclusione pur senza averli letti, tale era la sua genialità spirituale. Commentando il Padre Nostro, i Pontefici dicevano che “dacci oggi il nostro pane quotidiano” significava soprattutto il pane quotidiano della Parola di Dio meditata e il pane quotidiano dell’Eucaristia.




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La tradizione della Comunione quotidiana, e soprattutto della celebrazione quotidiana da parte del sacerdote, era presente nella Chiesa latina, in Occidente, ma col passare del tempo queste buone abitudini si sono perse e hanno dato luogo agli scrupoli, alle difficoltà, di modo che l’Eucaristia è diventata un premio per chi era santo e non un cibo che santificava e continua a santificare.

Quando San Pio X lesse la lettera di Santa Teresina capì che si doveva rimediare all’errore, e quindi stabilì che venissero scritti due documenti straordinari: nel 1905 il Sacra Tridentina Synodus, nel quale indicava le disposizioni per comunicarsi tutti i giorni, tra cui il fatto che la Comunione fosse cibo e forza perché la persona vincesse i peccati veniali, e quindi, pur essendo consigliabile, non era necessario essere esenti da tali peccati. Bisognava però essere in stato di grazia, ovvero liberi da peccato mortale. Papa San Pio X, che giustamente ha ricevuto il titolo di “Papa dell’Eucaristia”, che era stato parroco e vescovo diocesano e conosceva quindi le necessità pastorali del suo gregge, aprì le porte alla Comunione quotidiana, ascoltando l’appello del popolo e di Santa Teresina del Bambin Gesù.

Fece anche scrivere il documento Quam Singulari, dell’8 agosto 1910, nel quale permise ed esortò il fatto che i bambini si accostassero alla Comunione appena raggiunta l’età della ragione, ovvero verso i sette anni. Il Pontefice affermava che non era necessario che il bambino avesse una conoscenza “specializzata” dell’Eucaristia, ma solo che la distinguesse dal pane comune, che sapesse della sua sacralità, della sua importanza per la propria vita spirituale.




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Di fronte a questi due documenti, sarebbe bene fare un esame di coscienza relativo alla Comunione quotidiana. Gli atteggiamenti tendono ai due estremi: quello del lassismo morale, in cui si riceve la Comunione come se niente fosse, come se non fosse necessario lo stato di grazia, e dall’altro lato l’abisso degli scrupoli, del passare a richieste pratiche e a comportamenti inesistenti nella Chiesa. Ad esempio, qual è l’età minima per ricevere la Comunione? San Pio X ha aperto le porte al fatto che i bambini ricevessero la Prima Comunione con l’uso della ragione. Oggi i bambini possono comunicarsi dopo aver effettuato la Confessione. Ma qual è l’orientamento delle parrocchie sul tema?

Per tanti aspetti si vuole essere “moderni”, perché in questo campo si è adottato un tale rigorismo? Ai bambini è permesso l’accesso alle cose peggiori fin dalla più tenera età, e allo stesso tempo si vogliono proteggere dal Santissimo Sacramento. Suona quasi assurdo.

Bisogna tornare urgentemente alle pratiche pastorali di quel grande santo, evitando gli estremi del lassismo e dell’abisso di un rigorismo intellettualista.

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