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Come Dio mi calma quando mi invade la paura

SERENE

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padre Carlos Padilla - pubblicato il 12/10/19

Che senso ha soffrire e piangere per le ingiustizie? Il senso della mia vita lo conosce solo Dio. Io mi conformo a camminare seguendo un Dio nascosto

Spesso le persone vengono da me a chiedere spiegazioni. Com’è possibile che Dio non ascolti le suppliche e le richieste che gli rivolgo? Dov’è quel Dio misericordioso che non dovrebbe lasciarmi mai solo?

L’uomo supplica e sembra che Dio si nasconda. Forse parla di nascosto e le sue grida sono sussurri e le sue carezze solitudini? Come sentire la sua voce e comprendere le sue motivazioni?

Guardo quel Dio nascosto nella mia anima. Quel Dio che tace, si nasconde e aspetta. Non dice nulla. Non mi spiega perché le cose sono come sono.

E a me manca la pazienza. Ho bisogno di risposte immediate. La poca pazienza che ho si esaurisce, e vorrei avere tra le mani quello che tanto desidero. Dice il profeta:

“Fino a quando griderò, o Signore, senza che tu mi dia ascolto? Io grido a te: «Violenza!» e tu non salvi. Perché mi fai vedere l’iniquità e tolleri lo spettacolo della perversità? (…) Mi rispose il Signore: (…) Il giusto vivrà per la sua fede”.

Vedo tanta violenza intorno a me, e chiedo aiuto. Vedo tante cadute e disgrazie, e la mia anima soffre commossa. Mi è chiaro che Dio è buono, è una certezza, ma non smetto di vedere ingiustizie e violenze intorno a me.

Perché Dio non fa qualcosa per trasformare il male in bene e per guarire tanti cuori feriti? Ha tanto potere e resta in silenzio.

Il cuore si ribella di fronte alle ingiustizie che vedo. So che Dio ha misericordia e mi sostiene, ma sembra non starci nei momenti chiave, quando ho più bisogno che salga sulla mia barca.

Egli dorme e io remo perduto tra le onde. E mi dice che mi salva dalla fossa perché sono giusto, ma spesso mi sento comunque nella fossa, abbandonato, e non sento la sua presenza dietro di me.

Mi è chiaro che mi esorta a camminare tra le mie paure e a vincere tutte le mie insicurezze, ma mi mancano la sua voce e il suo abbraccio.

Voglio ascoltare la sua voce in mezzo alle mie tempeste per sapere che sono sulla buona strada. Voglio imparare a credere nella sua bontà e nella sua pazienza nei miei confronti. Voglio capire che viene da me per salvarmi ogni mattina, anche quando non me lo aspetto.

Quel Dio nascosto è quello che mi salva nella mia vita. Il Dio silenzioso che non grida né reclama. Il Dio fedele che resta nascosto per insegnarmi l’arte della fiducia.

Come credere in quel Dio nascosto in mezzo alla vita? Un Dio nascosto che salva. Diceva Papa Francesco che i pastorelli di Fatima parlavano del desiderio costante di stare insieme a Gesù nascosto nel tabernacolo.

Un Gesù nascosto da cercare nella notte. Un Dio che si nasconde al mio sguardo perché impari a guardare nel profondo del mio cuore di bambino. Dio nascosto nella mia anima che mi chiede di confidare, di fidarmi dei suoi silenzi.

Di fronte a quel Dio che tace e si nasconde mi soffermo perché non voglio che il mio cuore si indurisca. Voglio credere e confidare. Voglio ascoltare la sua voce e capire le sue parole.

Che senso hanno i dolori e le assenze di cui soffro? Che senso ha soffrire e piangere in mezzo alle ingiustizie? Ha senso il mio cammino quando mi turba il fatto che le cose non siano giuste né piene di bontà?

Il senso della mia vita lo conosce solo Dio. Io mi conformo al fatto di camminare seguendo i passi di un Dio nascosto. Remo in mezzo all’oceano lasciando che il timone lo portino le sue mani, mentre dorme.

Costruisco lavorando pietre senza accedere ai progetti finali della cattedrale che sogno. Metto solo mano a un’opera che sembra infinita.

Mi sforzo di arrivare al limite delle mie forze. Lotto per vincere il male che vedo a forza del bene che nessuno valorizza. E dico solo di sì ai suoi desideri mentre sono incapace di vedere il cammino perduto tra nubi dense.

E imparo a confidare come i bambini nelle mani di mio Padre. Quella fiducia che mi dà Lui che conosce tutto. Sa dove vado. Sa da dove vengo. E sa cosa mi conviene fare per essere felice e rendere felici gli altri.

So, perché me lo ha detto molte volte, che per Lui la mia vita è preziosa. Mi abbraccia in mezzo a oscurità che non capisco. Mi copre quando ho freddo. E mi fa riposare quando non ce la faccio più.

È vero che non so come camminare in mezzo alla notte, ma Lui mi dice di non temere e di confidare. Che tutto andrà bene anche se ora non lo vedo.

Di tanto in tanto mi lamento perché ho dei dubbi. E grido come il profeta chiedendo spiegazioni. Ma poi mi calmo e vado avanti. Egli saprà, mi dico. E sorrido dentro. Con la speranza salda che Egli darà senso ai miei poveri passi.

Voglio essere coraggioso. Confido con le mie paure. Sapendo che nella notte non si distingue bene il cammino. Gli prendo la mano e la paura si calma. Se Lui sa dove bisogna andare, che mi importa del resto?

Voglio imparare a confidare nelle mani di Dio. Confidare è un vero atto di fede. Quanto mi costa farlo!

Voglio smettere di misurare il tempo, di calcolare i giorni. Voglio smettere di definire la rotta, di delineare il cammino. E decido di lasciarmi portare dalla sua volontà. Regna in me il suo volere, non il mio. Vuoto delle mie sicurezze, sono alla sua mercè. Così sono più bambino, più libero, più povero. Egli ha il potere su di me, e io lascio fare e confido.

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