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Amici e nemici nella polveriera del Medio Oriente

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AFP PHOTO / ARIS MESSINIS

Agi - pubblicato il 12/10/19

Mai come oggi la contrapposizione è stata così serrata, portando a un diretto coinvolgimento anche altre potenze globali: dagli Stati Uniti, storici alleati di Riad, alla Russia che sostiene volentieri Teheran. E ora si fa avanti il capo di Stato turco, Recep Tayyip Erdogan, che si immagina sultano ai danni dei curdi

L’invasione turca in Siria è solo l’ultimo capitolo di una lunga guerra che scuote il Medio Oriente da decenni ormai. Si combatte in Siria e nello Yemen, è sempre guerra tra Israele e palestinesi, è altissima tensione tra israeliani e libanesi e – soprattutto – è un continuo pericoloso braccio di ferro tra Arabia Saudita e Iran. Questi ultimi si contendono la supremazia nel Medio Oriente stringendo alleanze politiche, firmando accordi commerciali e intervenendo militarmente in appoggio ai propri alleati.

Mai come oggi la contrapposizione è stata così serrata, portando a un diretto coinvolgimento anche altre potenze globali: dagli Stati Uniti, storici alleati di Riad, alla Russia che sostiene volentieri Teheran. E ora si fa avanti il capo di Stato turco, Recep Tayyip Erdogan, che si immagina califfo ai danni dei curdi.

In tutto ciò, il riconoscimento da parte del presidente americano, Donald Trump, di Gerusalemme come capitale di Israele non ha fatto altro che aumentare le distanze e favorire il consolidamento delle nuove alleanze tra Russia, Iran e Turchia.

ISRAELE. Nonostante la dichiarazione dell’istituzione dello Stato di Israele nel 1948, non ha relazioni diplomatiche nel mondo arabo se non con l’Egitto e la Giordania. I rapporti in particolare tra Iran e Israeliani non hanno mai avuto una fase di avvicinamento. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha fortemente esortato la comunità internazionale a impedire all’Iran di acquisire armi nucleari e ha chiesto l’annullamento dello storico accordo nucleare con Teheran per limitare quella che definisce una politica “aggressiva” nella regione. Le tensioni dopo il riconoscimento di Gerusalemme ovviamente sono aumentate. Tuttavia, in passato c’erano stati dei periodi di cooperazione tra Israele e altri Paesi arabi, tra cui Riad. L’alleanza torna a essere solida invece con gli Stati Uniti.

TURCHIA. La forza sunnita ha stabilito stretti legami con l’Arabia Saudita alla luce della dottrina e dell’opposizione comune del governo siriano. Nonostante la sfiducia nell’Iran, la Turchia ha però stretto un’alleanza con Teheran per arginare l’influenza curda nella regione, considerata una minaccia per entrambi i Paesi. Con gli Stati Uniti ci sono stati alti e bassi: il 13 novembre Erdogan dovrebbe presentarsi alla Casa Bianca per tracciare il percorso del futuro, fatto di accordi sui caccia F-35. Il presidente turco sembra puntare a sostituire il principe Mohammed bin Salman (MbS) nella guida sunnita della regione, facendosi portavoce del malcontento arabo-musulmano nei confronti della fuga in avanti di Usa e Israele.

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ARABIA SAUDITA. Il regno sunnita, di osservanza wahabita, custode della terra santa dei musulmani, guidato formalmente dal re Salman ma gestito dal figlio erede al trono MbS, è uno dei maggiori esportatori di petrolio del mondo ed, è ovviamente, tra i più ricchi (anche se negli ultimi mesi e’ costretto a rivedere i conti a causa della crisi degli idrocarburi e delle eccessive spese militari finora sostenute). L’Arabia Saudita teme da sempre l’egemonia iraniana sul Medio Oriente e tenta di limitarne il coinvolgimento e l’influenza nella regione. La strenua opposizione alla nazione degli Ayatollah ha trovato forte sostegno dal presidente americano Donald Trump che, al contrario del predecessore Barack Obama, si è apertamente alleato con Riad. In questa chiave porta avanti la guerra nello Yemen contro gli Houthi, i ribelli che secondo i Salman rappresentano l’ennesima intromissione degli iraniani nella regione. L’Arabia Saudita sostiene inoltre i ribelli siriani in guerra contro il presidente Bashar Al Assad, di famiglia sciita e principale alleato dell’Iran. Riad è uno dei maggiori importatore di armi nel mondo: solo nel 2017 ha firmato contratti con gli Stati Uniti per 110 miliardi (l’obiettivo e’ arrivare a 350 in 10 anni) e un preliminare per oltre 3 miliardi di dollari.

IRAN. È una Repubblica islamica dal 1979, dopo il rovesciamento della monarchia e il passaggio del potere alla guida suprema Ayatollah Khomeini. La stragrande maggioranza degli 80 milioni di iraniani è sciita, e il Paese è la più grande forza sciita nella regione. L’attuale leader supremo, Ali Khamenei, ha l’ultima parola sulle importanti questioni estere e nazionali. Negli ultimi dieci anni, l’influenza dell’Iran + cresciuta notevolmente, specialmente dopo la cacciata di Saddam Hussein (l’ex dittatore iracheno finito sul patibolo il 30 dicembre 2006). L’Iran ha sostenuto il presidente siriano Bashar Al Assad (di famiglia Aliwita, ramo sciita) nella sua guerra contro i ribelli sunniti, sostenuti da Arabia Saudita, e i miliziani dello Stato islamico. L’Iran, a sua volta, accusa l’Arabia Saudita di tentare di destabilizzare il Libano, dove il gruppo filo-Teheran di Hezbollah ha ruolo di primo piano.

SIRIA. Damasco è fedele alleato di Russia e Iran, grazie anche all’importante appoggio ottenuto per combattere la lunga guerra innescata dalla Primavera araba del 2011. Il territorio siriano è ritenuto altamente strategico sia per la vicinanza al Libano (per l’Iran) che per lo sbocco sul Mediterraneo (per la Russia).

LIBANO. I dissidi tra Iran e Arabia Saudita hanno una diretta influenza sulla politica interna di Beirut: il premier Saad Hariri è fedele sostenitore di Riad, il movimento armato di Hezbollah rappresenta invece l’Iran. Questa condizione, quasi paradossale, aveva portato alla crisi innescata nel novembre scorso con le dimissioni di Hariri, ritirato poi un mese dopo.

I PAESI DEL GOLFO. In passato, Qatar, Bahrein e Kuwait avevano legami più stretti con l’Arabia Saudita che con l’Iran. I rapporti tra Qatar e Arabia Saudita sono però franati il 5 giugno 2017 quando Riad ha interrotto ogni rapporto perché Doha aveva ripreso le relazioni con l’Iran, dopo un blocco durato oltre un anno. Seguendo l’Arabia Saudita, gli Emirati Arabi Uniti, l’Egitto e il Bahrain hanno imposto un boicottaggio contro il Qatar nel luglio 2018. Per risposta, l’Iran ha aperto un ponte aereo con Doha per fornire gli aiuti necessari. Nel mese di ottobre il ministro della Difesa russo ha visitato Doha per siglare nuovi accordi militari.

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