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Radio Maria e la “carta d’identità” di Gesù. I social si scatenano

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Lucandrea Massaro - pubblicato il 11/10/19
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Una semplice immagine che però ha destato un po’ di critiche e in noi una piccola riflessione.Ieri sulla pagina di Radio Maria è stata pubblicata l’immagine della “carta d’identità di Gesù”, peculiarità balzate subito agli occhi sono come i campi sono stati riempiti: Capelli “divini”, statura “alta”, occhi “pieni di luce” e cittadinanza “in Cielo, in terra e in ogni luogo”. E’ evidente che l’intento è soprattutto devozionale, e poiché nessuno ha una foto del Signore da cui desumerne una fisionomia precisa (anzi è perfino divenuto oggetto di dibattito e ricostruzioni tra scienziati) la scelta da parte del Social Media Manager (dubitiamo sia stato Padre Livio direttamente) si sposta sulle qualità “teologiche” del Salvatore. Giustissimo! Però – perché c’è un però – questa scelta ha diviso un po’ i follower della pagina tra gli entusiasti e i critici, e non tutti hanno apprezzato, non è mancata l’ironia ma di sicuro è una scelta un po’ naif. Non manca neppure l’ironia in chi ha riportato la notizia come Giornalettismo:

La via di residenza nel Regno dei Cieli è ovviamente via del Paradiso. Una carta di identità in piena regola con tanto di segni particolari. «È salvezza per tutti – si legge – è pane per la nostra fame» e «vino per la nostra festa». E non manca nemmeno l’impronta che, per ovvietà di cose, è la Sacra Sindone. Il post senza didascalia sembra un po’ fuori contesto rispetto alla routine della pagina di Radio Maria, ma ha sicuramente attratto sulla pagina anche molte pecorelle smarrite.

Le critiche dicevamo sono state di diversi tenori, Repubblica ha riportati alcuni tra i commenti più critici:

che vanno da “Idiozia senza confini” a “Cittadinanza: Cielo e Terra e ogni luogo… Cosa non ci si inventa per non pagare le tasse”. C’è poi chi attacca il social media manager della pagina: “Ma RadioMaria, non sarebbe il caso di assumere un altro SMM???”.

Non manca chi ha, garbatamente, voglia di scherzare: “Anche io posso vantare ‘capelli divini'”. E sempre rimanendo sul tricologico, un altro utente aggiunge: “Che shampoo devo usare per avere anche io i capelli divini?”. Qualcun’altro, invece, è corso a creare un profilo Facebook riportante il nome del Messia solo per commentare: “Avete violato la mia privacy”. “Se qualcuno conosce il codice catastale di Betlemme, è fatta” scrive un altro utente “abbiamo il codice fiscale di Gesù Cristo”. E ancora: “Sono interessata alla professione fratello del mondo. Vorrei sapere se è ben retribuita e se è aperta la posizione anche per sorella del mondo. A chi devo inviare CV?”. E “avrà la patente nautica obbligatoria visto che cammina sulle acque!?”. C’è poi chi, ferrato in storia, precisa: “Gesù non nacque in Palestina bensì nel regno ebraico di Giudea d’Erode”.

C’è anche chi non l’ha presa bene ritenendola blasfema o comunque di dubbio gusto. Era una reazione prevedibile? C’è un limite anche “estetico” che non andrebbe superato? Forse sì, i goliardici e cattolicissimi ragazzi di CattoNerd ne avevano parlato di recente, in un articolo che noi stessi abbiamo ripreso, e si interrogavano sul perché in tante pagine di chiara e genuina devozione cristiana, in una contesto che dovrebbe spingere alla Bellezza, si ritrovino spesso delle soluzioni grafiche non proprio all’altezza di Michelangelo oppure dei maestri iconografi della tradizione orientale. Domande lecite che ci ispirano a chiederci, per noi stessi e per il nostro lavoro: siamo in grado di trasmettere la bellezza di Gesù? Cristo ci attrae anche perché la tradizione cristiana si è sempre ritrovata nell’ideale platonico che dice che il Bello, il Vero e il Giusto sono una triade inscindibile, da qui la nascita dell’arte cristiana, della musica, dell’architettura, della poesia, dell’artigianato più fine. Riusciamo noi cristiani contemporanei ad essere degni eredi dei nostri padri? Non sempre, ma sempre vale la pena provarci…