Era il 1980: un giorno Tony si è svegliato e vedeva doppio. Ha cominciato a perdere sensibilità a una mano, al braccio, poi alla gamba. Dopo sette anni la diagnosi: sclerosi multipla. Davanti a lui si è aperto un baratro. È entrato in depressione, ha tentato due volte il suicidio. Oggi racconta cosa lo ha aiutato.
Ripete: “Il miracolo non sono io, sono le persone intorno a me”, quelle che gli hanno detto una parola di speranza, di amicizia, di incoraggiamento, quelle che gli hanno raccontato come sono “sopravvissute” in una situazione drammatica. Un ex veterano del Vietnam gli ha detto: “Chi ti giudica come persona per il fatto che cammini con il girello, non è un buon giudice. Tu sei ancora una persona, sei ancora un essere umano”.
In quel momento, Tony ha riscoperto il suo valore, che la sua dignità non dipende dal fatto di camminare: “Mi sono detto: sono ancora un marito, un padre, ho ancora degli amici”. La sua vita è rinata, ha “fatto pace” con le persone e con Dio, ha scoperto di essere nel posto in cui Dio lo vuole e che proprio nella sua condizione può aiutare tante persone a ritrovare la speranza, restituendo ad altri il bene ricevuto.