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La preghiera ben fatta ha bisogno soprattutto di un dettaglio: l’insistenza!

young man praying

By Pixel-Shot|Shutterstock

don Luigi Maria Epicoco - pubblicato il 10/10/19

Ma dobbiamo stare attenti a non pensare che l’insistenza consista in una forma pagana di petulanza. Anche Gesù in un altro passo ci ha messi in guardia dal credere che verremo ascoltati a forza di parole. L’insistenza della preghiera coincide con la fedeltà alla preghiera.

In quel tempo, Gesù disse ai discepoli:

«Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.

Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!». (Luca 11,5-13)

La caratteristica principale di una preghiera ben fatta non consiste nell’avere tutti i pensieri a posto, tutte le emozioni positive in processione e adorazione, né tutta la vita che gira dal verso giusto. La preghiera ben fatta per essere tale ha bisogno soprattutto di un dettaglio: l’insistenza. Gesù la spiega così: “«Se uno di voi ha un amico e va da lui a mezzanotte a dirgli: Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da mettergli davanti; e se quegli dall’interno gli risponde: Non m’importunare, la porta è già chiusa e i miei bambini sono a letto con me, non posso alzarmi per darteli; vi dico che, se anche non si alzerà a darglieli per amicizia, si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono almeno per la sua insistenza”. Ma dobbiamo stare attenti a non pensare che l’insistenza consista in una forma pagana di petulanza. Anche Gesù in un altro passo ci ha messi in guardia dal credere che verremo ascoltati a forza di parole. L’insistenza della preghiera coincide con la fedeltà alla preghiera. In fatti non di rado appena ci scoraggiamo smettiamo di pregare, diventiamo incostanti, intermittenti, umorali. La preghiera vera si nutre di fedeltà. Chi prega bene cerca di rimanere fedele alla preghiera e non si preoccupa se gli suscita o no l’emozione giusta o il pensiero giusto. E ciò nasce dalla considerazione che davanti all’Amore di Dio non possiamo mai andarcene a mani vuote, perché Egli ci ama sul serio: “Ebbene io vi dico: Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chi chiede ottiene, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto”. L’insistenza evangelica è frutto di questa certezza. Essa nasce dalla logica considerazione che se noi con tutti i nostri peccati e limiti ci sforziamo di dare cose buone a chi amiamo, quanto più farà una cosa simile e migliore Dio stesso: “Se dunque voi, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono!”
Luca 11,5-13
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QUI IL LINK ALL’ARTICOLO ORIGINALE PUBBLICATO DA DON LUIGI MARIA EPICOCO

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