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Volete che i vostri figli siano emotivamente intelligenti? Date loro carta e penna!

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Calah Alexander - pubblicato il 04/10/19

Scrivere a mano è ben più di una capacità – sviluppa percorsi neurali che si intersecano con le nostre emozioni

Confesso: la mia grafia è pessima, e no, non intendo dire che sia come quella dei medici, illegibile ma splendida. Intendo dire che le mie sono le zampe di gallina di una bambina che ha appena iniziato le elementari e non riesce a capire bene su quale riga debba scrivere le lettere.

A nove anni avevo una grafia splendida, così bella che la mia insegnante mi ha fatto scrivere il versetto biblico della nostra classe da appendere al muro. Era perfetto. Tutto è durato fino alle superiori, quando è improvvisamente diventato di moda scrivere in stampatello, e allora ho abbandonato lentamente la scrittura. All’università ho sviluppato un corsivo strano, non bello ma neanche rudimentale. Con l’avvento del computer, le mie note scritte a mano sono state sostituite da cose scritte alla tastiera.

Questo ha portato a una trasformazione del mio pensiero di cui non mi sono resa conto fino a quando non era ormai troppo tardi. Concentrata sul carattere Times New Roman, la mia mente ha perso la libertà di vagare, creare, esplorare. Aveva linee rigide in cui pensare, e ci si è adattata.

Non scrivo più poesie. Non scrivo molto in generale, e provo un senso di umiliazione quando devo riempire dei formulari o scrivere biglietti di ringraziamento. So che una volta sapevo scrivere in un modo molto bello, ma a quanto pare scrivere a mano non è come andare in bicicletta. Non si ricorda per sempre. Una volta che si è persa questa capacità non la si riacquista più. Forse si può riprendere in qualche modo, ma non senza ore di pratica che una mamma che lavora non ha certo a disposizione.

Ho sentito profondamente la mancanza della scrittura per decenni, e come risultato ho incoraggiato i miei figli a usarla e a svilupparla con una veemenza che a volte sembra sproporzionata, anche se potrebbe non esserlo quanto pensavo. Secondo Medium, scrivere le cose a mano fa accedere a percorsi emotivi nel cervello che altrimenti rimangono dormienti.

“Quando scriviamo una lettera dell’alfabeto la formiamo pezzo per pezzo, e questo processo di produzione implica percorsi cerebrali che arrivano vicino o passano attraverso parti che gestiscono le emozioni”, dice Virginia Berninger, professore emerito di Educazione all’Università di Washington. “È possibile che non ci sia lo stesso collegamento con la parte emotiva del cervello” quando la gente scrive su una tastiera, osserva la docente.

Onestamente, questa notizia da un lato mi solleva e dall’altro mi intristisce. Spiega perché non scrivo più poesie, e anche perché mi sento tanto triste quando penso alla capacità di scrivere a mano che avevo, ma mi fa anche interrogare sui percorsi emotivi lasciati a prendere polvere e ad affievolirsi negli anni trascorsi da quando scarabocchiavo poesie al margine dei quaderni.

C’è comunque una lezione in tutto questo. Esercitarsi a scrivere a mano non è una sorta di tortura ottocentesca, come i corsetti o i piegamenti sulle ginocchia. È un’abilità autentica che vale la pena di imparare per i suoi benefici a livello cognitivo. Incoraggiare i nostri figli a sviluppare la scrittura a mano è un modo per aiutarli a collegare la mente con le emozioni. È un modo per aiutarli a vivere in modo più consapevole ed emotivamente intelligente.

Detto questo, la prossima volta che vostro/a figlio/a che va alle elementari si lamenterà per il fatto di dover riscrivere un compito perché la grafia è disordinata, non usate termini altisonanti parlando dei benefici cognitivi ed emotivi. Queste argomentazioni gli/le faranno solo strabuzzare gli occhi.

Rivolgetevi invece ai suoi insegnanti e dite loro che è importante. Lasciate i dettagli per il futuro – quando sarà alle superiori e insisterà per scrivere su una tastiera qualsiasi cosa. Sarà quello il momento di spiegare i percorsi neurali e l’intelligenza emotiva. Ora che sta imparando dovete solo sottolineare il fatto che dovrebbe farlo, perché la cosa bella del cervello è che quei percorsi, una volta formati, non scompariranno. Possono essere sempre ritrovati e rafforzati. E allora fate ai vostri figli il dono di stabilirli ora che sono piccoli. Non sapete quanto ne beneficeranno in futuro.

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