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Non vuoi fare niente per ridurre le emissioni di CO2? Allora esplodi (VIDEO)

10:10 NO PRESSURE

mrtest0007 | YOUTUBE

Paola Belletti - pubblicato il 02/10/19

Prima della campanella un'ultima cosa: nessuna pressione, solo qualche semplice proposta. Un cortomeraggio della 10:10, ente britannico che si occupa di promuovere maggiore consapevolezza rispetto al cambiamento climatico, pubblicato nel 2010 ma ritirato a causa delle accese proteste.

La cosa rassicurante è che il filmato, quattro minuti di corto che a suo tempo (uscì il 1 ottobre del 2010) The Guardian ritenne entusiasticamente “spigoloso” e “accattivante”-come a dire “severo ma giusto”, ottenne così tante e così accese proteste che fu presto ritirato.

La pagina ad esso dedicata nel sito 1010ClimateAction è stata rimossa.

Si tratta di un’opera breve dal titolo No pressure composta da diverse scene in cui le persone, nelle più diverse situazioni, sono invitate a mettere in atto una qualche iniziativa personale, anche piccola, per ridurre le emissioni di CO2. Chi non sposa la causa, come per esempio Philip and Tracy, è liberissimo di farlo, tanto si trattava solo di un’idea, una proposta per quanto geniale, fatta da una rispettosissima britannica maestrina – che deve aver percepito pochissima pressione , #nopressure, in quanto a miglioramento del look; #OutfitChange non è ancora trend topic.

Nella scena incriminata siamo per l’appunto in una classe elementare e la mattinata sta per finire: l’insegnante propone ai suoi studenti questo progetto, una cosa che sembra buttata lì, gradita ma non necessaria: ragazzi perché non pensate a qualcosa che voi e le vostre famiglie potete fare da subito per ridurre le emissioni di anidride carbonica? Le proposte iniziano a fioccare e le mani si alzano, sono le mani di quasi tutta la classe. Esclusi Philip e Tracy, che sembrano più annoiati che contrari, forse hanno solo fame?

“Ah, un’ultima cosa prima di andare”, conclude monotona la gentile esecutrice “devo soltanto premere un piccolo pulsante qui” aggiunge scostando qualche plico di fogli dall’angolo della cattedra (ancora fogli? E bianchissimi? E quanti alberi abbiamo abbattuto per questo test di metà semestre, sentiamo?).

In un istante le urla acute di terrore di tutta la classe si fanno colonna sonora dell’esplosione dei due compagni che non avevano espresso nessuna idea di piccola azione concreta per ridurre del 10% le emissioni di CO2. La mission di ClimateAction è accelerare la nostra azione umana sul clima, in senso positivo, opposto a quello in atto per intendersi; per questo la pressione va sentita. Qualcuno ha dichiarato che la morte violenta dei due che si rifiutano di collaborare sia l’esemplificazione plastica dei costi umani che il riscaldamento globale chiede e chiederà sempre più. Sarà…

“Ripassate vulcani e glaciazioni”, dice infine la teacher, fredda come il Pleistocene. “Esclusi Philipp e Tracy, naturalmente.”

La cosa terrificante è la gentilezza impassibile di questa donnetta. I bambini sono fatti a pezzi, si riducono in schizzi sanguinolenti che imbrattano tutta l’aula.

La scelta dell’argomento per i compiti a casa è ammiccante eppure potrebbe offrire la via d’uscita da questa follia collettiva.  L’emergenza della difesa del Creato c’è ma dobbiamo essere seri e onesti.

Quante volte e quanto intensamente è mutato il clima (non il livello di inquinamento) nel corso delle ere geologiche? Il nesso tra l’attuale cambiamento di temperature e l’aumento delle emissioni di CO2 è acclarato e certo? Abbassarle è la sola cosa da ricercare? Ci sono cose più urgenti e importanti da fare o smettere di fare, prima (tra di esse non c’è non fare più figli. Aumentano invece tristemente le adesioni a movimenti no child)?

Per riaprire almeno il problema e non lasciarci convincere a trasformarlo in dogma indiscutibile rimanderei alla lettera firmata da insigni scienziatiche in tutta onestà dati alla mano rimettono ordine tra le cose che sappiamo e quelle che non sappiamo (tantissime) sul cambiamento climatico e l’incidenza antropica su di esso. Così ne parla Tempi  (grassetti nostri)

Cosa “non” sappiamo La lettera, indirizzata ai politici, raccoglie le firme di studiosi, professori, esperti di alto livello sul tema del “riscaldamento globale antropico”. Oltre a Ricci, l’hanno sottoscritta personalità accademiche importanti come Uberto Crescenti, Franco Prodi, Antonino Zichichi. La missiva è ricca di dati, spiegazioni, «fatti», come scrivono i firmatari, per richiamare tutti a un sano realismo di fronte ai sempre più frequenti allarmismi climatici. «La nostra petizione – spiega Ricci a tempi.it – vuole rimettere le cose un po’ in ordine e riportare il problema sui sentieri di un serio dibattito scientifico. Spiegare cosa sappiamo a proposito di cambiamenti climatici e, soprattutto, cosa “non” sappiamo. Perché, vede, la prima questione da puntualizzare è proprio questa: è più quel che non si sa, di quel che si sa. Uno scienziato che si voglia serio, che non si faccia guidare dalla propaganda e che non si lasci trascinare in polemiche e allarmismi inutili, deve basarsi sui fatti, essere disposto a proporre ipotesi che possano essere discusse, non accontentarsi di modelli, considerati infallibili, che prefigurano opinabili scenari. Insomma, deve seguire il metodo galileiano. Altrimenti il suo non è un atteggiamento scientifico, ma fideistico».
E noi possiamo chiederci, dopo avere recuperato l’assetto corretto nell’esercizio della ragione e dell’indagine scientifica, come affronta il problema un cristiano. Ogni credente in qualche modo per vocazione è chiamato a farsi carico, a compatire per lo meno, il destino di tutti gli uomini e del creato nel suo stesso cuore, se esso è diventato di Cristo. E allora che cosa possiamo fare? (Questa è la preoccupazione centrale del Magistero: l’ecologia è ecologia per l’uomo, integralmente inteso, nella sua relazione salutare con il Creato. Non è ecologismo).

In ogni caso per noi cristiani il tema della cura della Creazione  – che va aiutata a partorire (vedi Romani 8, 19-22), per questo geme, e non a “tenersi il bambino in pancia”- non si può esaurire in protocolli internazionali e piccole azioni quotidiane, non senza prima di tutto partire dall’opera di bonifica del sito più inquinato e inquinante del mondo, realtà ben più vasta e terribile del semplice pianeta azzurro, ovvero il cuore dell’uomo.

L’atto provocatorio contenuto nel corto a cui sono seguite proteste accese e vibranti parole di scuse suscita sdegno perché sembrano prove tecniche di dittatura, sanguinaria come e più dei totalitarismi collezionati lungo il corso della storia umana; un corso imbrattato di sangue come e più dei banchi della classe di Philipp e Tracy, da Philip e Tracy.

Lo sdegno per contro è consolante poiché sembra che in tanti ci ricordiamo che l’uomo vale di più sempre, irriducibilmente di più. Che non possiamo sparire noi per salvare il pianeta. A chi serve il pianeta se non a noi? Per chi lo salveremmo se non per le persone?

Nessuna persona vale l’altra e per questo ucciderne una per salvarne mille resta radicalmente ingiusto. Cieco e uniformante come solo le dittature sanno essere.

Di certo non ho sofferto semplicemente per concimare con il mio essere – con le mie colpe e le mie sofferenze – la futura armonia di non so chi. Io voglio vedere con i miei occhi il daino ruzzare accanto al leone e l’ucciso alzarsi ad abbracciare il suo uccisore. Io voglio essere presente quando tutti apprenderanno di colpo perché tutto sia stato così. (Fratelli Karamazov, Fëdor Dostoevskij)

E’ un corto, è provocatorio ok, questo è chiaro. Più o meno; ma sapete come succede anche tra amici o conoscenti, che si dice in forma di scherzo o battuta una cosa che, in fondo, si pensa davvero…


boy smiling

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Nessuno muore per lasciare posto ad un altro se non in un altro ordine di faccende, ben più vitali e radicali di quelle climatiche. E il clima che prima di tutto dobbiamo temperare è quello interiore e quello della relazione tra fratelli; magari proprio facendoci aiutare dalla bellezza minacciata e anche offesa del Creato.

In un mondo a realtà aumentata, a 3 o 4D, realistico, vivido, pieno di possibilità, l’uomo è invece ingannato, diminuito, ridotto alla sola dimensione del piano orizzontale, senza nessuna trascendenza a perpendicolo. Come se poi lo spirito non incidesse anche sul materiale. Lo fa, lo fa in tutta evidenza al punto che se cambio io sta meglio il mio vicino e forse facciamo pure con più zelo la raccolta differenziata e consumiamo meno perché abbiamo meno buchi di solitudine da riempire con lo shopping.

Servono piccole rivoluzionarie azioni quotidiane per le quali i cuori umani inizino a cambiare, più che i propositi laicisti della riduzione di CO2; servirebbero piogge di benedizioni reciproche; atti d’amore, piccoli fioretti nascosti.

Questo i bambini lo sanno fare, e amano farlo. Altrimenti capita come a mia figlia, all’epoca della terza elementare, quando nel libro di scienze si fermò basita alla lettura di un testo più o meno di questo tenore: “gli orsi polari muoiono. E tu perché non vai in giro in bicicletta?”

Il nesso esiste, almeno teoricamente, ma messa così è di una sproporzione inaccettabile, quasi grottesca. E’ un peso enorme messo sulle spalle di bambini che invece nella preghiera sanno di poter raggiungere le profondità dell’universo, toccare cuori lontani, aiutare sconosciuti. Che i bambini siano usati come mezzo e pensati come target privilegiato di questa catechesi mondiale mi pare sempre più evidente, Greta ne è un emblema.

All’altra figlia, più grande e appassionata di animali è finito per le mani un magazine dedicato ai cani (sic!). Uno dei servizi era proprio sull’abbattimento dello stereotipo dannosissimo dell’antropocentrismo. Per fortuna è abituata a sorvolare sui testi e a godersi le immagini.

Perché se esiste sul “pianeta” una risorsa delicata, preziosa e insostituibile siamo proprio noi. Per quanto male sappiamo fare e abbiamo fatto, noi uomini siamo e restiamo la rosa aulentissima tra i rovi del mondo. Solo dagli uomini può venire la soluzione ai problemi, anche quando questi siano enormi e noi moscerini. E non per la nostra ormai sbugiardata presunta onnipotenza ma perché non siamo noi i padroni e il Padrone, che è Padre, possiamo sempre pregarlo.

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